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Categoria: Cultura italiana a Monaco
Pubblicato Sabato, 11 Dicembre 2010 14:33

“La musica nel sangue”

Intervista al duo musicale “note di quarta” Silvana e Danilo Quarta si esibiscono da anni in Germania allietando serate musicali private e feste di piazza.

“note di quarta” ist der Name der italienischen Musikgruppe von Silvana e Danilo Quarta. Seit vielen Jahren treten sie in Deutschland in italienischen Restaurants, bei Straßenfesten, Privatpartys und Hochzeiten auf und laden Gäste mit schöner italienischer Musik zum Tanzen ein. Die Sizilianerin singt und Danilo Quarta aus Apulien spielt Keyboard und Gitarre.

Gianni Minelli

INTERVenti (IV): Silvana e Danilo, dalla Sicilia e dalla Puglia è un

lungo salto fino in Germania. Da quando vivete qui?

Silvana (S): Nel 1968, dopo il terremoto nella Valle del Belice, quel “famoso treno” che va verso il Nord mi portò da Ribera (Agrigento) a Stoccarda, assieme a mia madre e a mio fratello, dove raggiungemmo mio padre e mio fratello. Danilo (D): Anch’io, nel giugno 1968, da Cellino S. Marco (Brindisi), raggiunsi i miei genitori che erano già immigrati a Waiblingen, vicino a Stoccarda.

(IV): Come è stato che avete cominciato a cantare insieme?
(S): A casa mia si respirava aria di musica: mio padre suonava il sax contralto nella banda del paese. Mia madre cantava in casa e con le finestre aperte io la sentivo mentre giocavo per strada; mio fratello Enzo suonava la chitarra. Mio padre acquistò uno dei primi radio-giradischi a 78 giri, con cui allietava tante feste familiari e private. Ricordo la prima volta che mi esibii in pubblico: fu in colonia ad Agrigento insieme ad una mia zia, Suor Ausilia. Questa organizzò allora una recita, nella quale io cantai. Io mi sentivo assai emozionata davanti a tanta gente e cantai “Margherite pallide...” e “Tintarella di luna” di Mina: fu un tripudio, un vero successo. In particolare fui incantata dall’eco dell’amplificazione e, ritornata a casa, per rivivere quell’effetto, mi mettevo a cantare per le scale di casa mia: che eco!! Ancor oggi rivivo quei momenti, e spesso sono alla ricerca di quegli effetti sonori: infatti, prima di qualsiasi esibizione, ci prendiamo sempre molto tempo per mettere a punto l’amplificazione.
(D): Da bambino, già all’età di tre anni, salivo sui muretti delle case in costruzione, e facendo finta di suonare la chitarra, cantavo “mi chiaman’O Giuanni co’ a chitarra, pecché sapia cantà tutt’e canzoni”, una famosa canzone di Renato Carosone. Poi, a dieci anni, ho frequentato un corso serale triennale di solfeggio musicale presso il Prof. Basile, maestro di violino. Quando sono venuto in Germania, all’età di 14 anni, mio cognato Antonio mi regalò una sua vecchia chitarra, senza corde e chiavette, che ripristinai e, forte delle basi musicali che avevo appreso, incominciai a suonare. Con grande passione studiavo questo meraviglioso strumento fino a tarda notte e spesso mi addormentavo con la chitarra vicino. Posso ben dire che è stata la mia prima “fidanzata”. Dopo appena sei mesi ero già sul palco a suonare col complesso di mio cognato: sostituii il loro chitarrista che all’improvviso era andato via. Fu l’inizio! Conobbi Silvana per san Silvestro 1970, mentre suonavo a Bad Cannstatt-Stoccarda, in un locale spagnolo molto in voga in quegli anni che era il punto d’incontro per noi giovani italiani, ma anche spagnoli, tedeschi, e altri di altre nazionalità. Silvana era con due sue cugine e, ricordo, brindammo al nuovo anno.
Le chiesi da dove venisse dall’Italia e, chissà per quale scherzo del destino, mi rispose istintivamente: “Brindisi!!!” (ma non era vero!). E allora altrettanto spontaneamente le parlai in brindisino (vero!), ma lei, furbamente, disse che era venuta in Germania da bambina e che non parlava quel dialetto! Dopo qualche giorno mi disse che era siciliana, e che, scherzando, a quella domanda, casualmente aveva tirato fuori dal “cilindro“ il nome Brindisi. Ridemmo e nacque cosí una reciproca simpatia!
Silvana mostrò subito interesse per la musica e per la voglia di cantare. La invitai a fare un provino con noi: fu subito un successo e nel carnevale 1971 cantava già con il nostro gruppo. Eravamo un quintetto d’italiani, tutti meridionali, tutti maschi e avere “la cantante” allora era molto raro! Ci esibivamo nel Baden-Württemberg in serate danzanti, matrimoni, ecc., e Silvana s’era integrata fra noi con un suo repertorio.
(S): Sì, è vero, però solo qualche canzone, perché dovetti superare la mia timidezza e mettermi alla prova, sempre spinta dalla voglia di esibirmi, di cantare e condividere le mie emozioni. Partecipai, da solista, a numerosi festival canori del Baden-Württemberg provando il brivido della competizione. E mi portai a casa varie coppe e premi, ma soprattutto il consenso del pubblico che mi ha dato la certezza e la carica per continuare a cantare per me, per loro. Furono anni meravigliosi; tutto era molto bello: successo, salute e ...amore! Sono grata a Danilo, il mio maestro, per avermi sostenuta e accompagnata nel lungo viaggio musicale, su quel "treno" che ci porta da una città all'altra, per nuove emozioni ed esperienze. Eh sì: il 7.7.77 ci sposammo e dalla nostra felice unione abbiamo avuto tre splendidi figli: Raffaele e Claudio nacquero a Stoccarda, poi nell’’83 rientrammo in Italia, in Sicilia, dove nell’86 venne alla luce Eros.

(IV): E in Italia avete continuato a fare musica?
(D): Nonostante la nostra attività commerciale ci avesse coinvolti del tutto, trovavamo il tempo e lo spazio per prendere la chitarra e cantare, contagiando i nostri clienti e amici con la nostra allegria, la voglia di vivere e la passione per la musica. Anche in Sicilia portavamo la nostra “solarità” agli sposi, durante il matrimonio in sala, cantando canzoni d’amore: furono momenti indimenticabili! Così come indimenticabili erano le “serenate” che cantavamo sotto il balcone della futura sposa, due sere prima del giorno del matrimonio.
(S): Lo sposo ci ingaggiava per queste serenate, a volte con la complicità del vicinato, il tutto in gran silenzio e segreto per avere l’effetto della sorpresa, andavamo sotto la finestra della futura sposa che, all’udir musica e canti s’affacciava con gioia e, qualche volta, lacrime sue e dei parenti.
(D): Poi tutta la notte a cantare e ballare. Improvvisavano anche tavolate con tanto ben di dio da mangiare e da bere che al sol pensiero mi viene l’acquolina in bocca. Che bello!!
(S): Un’esperienza meravigliosa vivemmo poi il 17.06.1995: l’AVIS (Associazione volontari italiani sangue) di Ribera organizzò una manifestazione musicale, in piazza, dal nome “La musica nel sangue” Danilo mise su un trio: lui al basso, nostro figlio Raffaele, che allora aveva 16 anni, con la chitarra di papà, un amico alla batteria, ed io al canto. “Io che non vivo”, la famosa canzone di Pino Donaggio, la trovai adatta al tema della serata, pensando a coloro che non posso vivere senza le generose donazioni di sangue; interpretai quel brano con tutto il sentimento e il cuore. Fu un emozionante successo. “Silva’ mi facisti véniri la pelle d’oca!” Mi disse un ragazzo rocchettaro di un altro gruppo. “Sapessi a me!!!” Avevo appena ricevuto una “trasfusione” di emozioni.

(IV): Avete tre figli. Hanno ereditato anche loro la vostra stessa passione?
(D): Sì, Raffaele e Claudio. Raffaele, fin da piccolo, fu attratto da quello “strano giocattolo”: la chitarra di papà, la Fender Mustang gialla. Sforzandosi di impostare in modo corretto le piccole dita sulla tastiera, con la volontà di riuscirci, affascinato dalle note che emanava, ben presto imparò a suonare la chitarra. Da ragazzo continuò, con sempre più passione, interesse e dedizione per lo strumento, approfondendo la conoscenza della tecnica e la padronanza di vari generi e stili: Santana, Jimi Hendrix, Metallica, Rock, Pop, Pino Daniele, bossanova, samba. In poche ore apprese la tastiera e la tecnica del mandolino che diventò il suo secondo strumento. Ogni sua nuova canzone, suonata a casa, a scuola, tra amici o in pubblico, ci riportava a rivivere emozioni e brividi che allora noi stessi avevamo provato; con in più un forte orgoglio, tipico dei genitori. Lo iscrissi all’Istituto musicale “A. Toscanini” di Ribera, purtroppo il corso di chitarra a numero chiuso era al completo e, per non rimandare il tutto di un anno, prese, in alternativa, violoncello e pianoforte. Ma il primo amore non si scorda mai e infatti anche lui ritornò al suo: la chitarra, distinguendosi sempre piú per il suo talento ed estro, formando vari gruppi con tendenze e brani musicali propri. Dopo aver conseguito il Master di chitarra in Germania, oggi insegna chitarra in una scuola di musica a Monaco e suona con diversi musicisti.
(S): Claudio, il secondo, all’inizio sembrava  che non fosse attratto da nessuno strumento. A cinque anni incominciò a frequentare una delle prime scuole di ballo di Ribera e partecipava anche a gare regionali di ballo collezionando coppe, targhe e premi.
Ma tutto ciò non era la sua vera ambizione: un giorno, nel nostro negozio al mare, sentii dei suoni di chitarra. Con sorpresa mi accorsi che era Claudio a cui Raffaele stava insegnando i primi accordi. Durante la notte risentii gli stessi incerti suoni, una melodia... diventava sempre piú chiara: “Nothing else matters” dei Metallica. “Claudio, bravo, auguri, mamma, continua che la musica è come un sole per l’anima”: questa frase l’appuntai su una pagina del nostro libro di testi di canzoni “Mille note”. Claudio, forse già allora, aveva deciso: “diventerò un chitarrista rock!”. Oggi il suo sogno si va realizzando: è il chitarrista di un noto gruppo tedesco: gli Haggard e attualmente sono in tournée in tutta Europa, presentando il loro ennesimo CD „Tales of Ithiria“.
(S): Eros, il terzo, invece non suona alcuno strumento e predilige lo sport: dagli un pallone, le scarpe con i tacchetti, un campo con o senza erbetta e lo fai felice! A Eros lo sport ha insegnato impegno e disciplina e non tifoseria da “ultimo stadio”. Adesso ha messo il calcio un po’ da parte e continua ad attuare queste regole anche nello studio: si è diplomato a Monaco e ora studia Medicina all’Università di Firenze. Recentemente ha incominciato a scrivere la tesi di laurea con il tema: “Tu chiamale se vuoi emozioni...”.

(IV): Quando siete ritornati in Germania?
(D): Nel ’95. Allora per via della crisi molta gente andò a lavorare verso nord o all’estero, e a noi commercianti venne a mancare la materia prima: i clienti. Dovemmo chiudere e fu un dramma. Però avevamo l’obbligo di insegnare ai nostri figli che non ci si deve arrendere e che bisogna avere forza e coraggio di lottare. Riunii la famiglia intorno al tavolo, dissi loro che avevamo ancora qualche carta da giocare: la nostra famiglia era nata in Germania: “Vogliamo ricominciare da lì?” “Sì papà!”, risposero loro. Non fu facile, ma ci riuscimmo.
Da ca. 10 anni vivo con la mia famiglia nella bella ed accogliente Baviera, precisamente a Dachau, alle porte di Monaco.

(IV): Che tipo di musica suonate? come si svolgono le vostre serate?
(S): Già a casa analizziamo ogni concerto, tenendo conto se si tratta di una „notte italiana“ nei ristoranti italiani, una festa in piazza, un matrimonio etc. Per ogni tipo di serata dobbiamo scegliere il vestiario adatto.
Arrivando sul posto, finisce per me lo stress della preparazione ma incomincia quello di Danilo: deve preparare e provare l’impianto! Poi pian piano s’incomincia, sento che la musica mi abbraccia, mi avvolge, mi conquista diventando un tutt’uno e allora mi spoglio dal vestito di casalinga, di madre, di moglie e di figlia e mi vesto da artista per propormi ad un pubblico ogni volta diverso, che dovrò conquistare con allegria: perché se si fa questo mestiere senza gioia allora è meglio smettere. Cerco di simpatizzare, comunicando con lo sguardo, il sorriso, il saluto in diverse lingue, anche il bavarese. Poi Danilo intona le prime note di una canzone, famosa ed accattivante; l’ invito a “Volare” con noi, verso un cielo dipinto di blu, “Volare, oh,oh, cantare oh,oh,oh” (grazie Mimmo!).
Eseguo tante belle canzoni di vari artisti italiani che prendo in prestito a seconda del mio stato d’animo, per esprimere quello che a volte con le parole non si riesce a dire: “Cu’mmè ”, della grande Mia Martini e Roberto Murolo, traduce perfettamente il mio pensiero.
(D): Quindi genere melodico, ma anche musica tradizionale. Con tanti anni di esperienza e il nostro vasto repertorio, riusciamo a soddisfare i vari gusti del pubblico. Durante le serate, normalmente suono il keyboard, ma la mia chitarra è sempre con me e di tanto in tanto vado a suonare fra la gente coinvolgendola a cantare.(S): A un certo punto della serata, il pubblico non è più estraneo: ora possiamo divertirci. È così, se anch’io mi diverto allora riesco a trasmettere la mia allegria al meglio. E funziona! Già incominciano ad arrivare i primi sorrisi, i primi consensi, qualche pollice all’insù, i piedi sotto i tavoli che battono il tempo: c’è voglia di ballare!
L’atmosfera è quella giusta per trascinarli in pista, coinvolgerli a lasciarsi andare al ritmo della musica latino-americana: una coppia, un’altra e un’altra ancora.

(IV): Vi considerate dei professionisti?
(D): Fare il proprio lavoro con passione, impegno e serietà è già professionalità! Di un manager non abbiamo bisogno. Qui a Monaco, abbiamo ricominciato 10 anni fa, distribuendo personalmente i nostri biglietti da visita a molti ristoranti italiani e a molti connazionali. La migliore pubblicità è il passaparola. Per questo vorremmo ringraziare tutti i nostri simpatizzanti, i fan, e tutti coloro che ci vogliono bene e ci consigliano ai loro conoscenti e amici.

(IV): Quali sono i vostri rapporti con la comunità italiana? Vi esibite anche per un pubblico italiano?
(D): Grazie alla musica, abbiamo la possibilità di conoscere tanta gente, fra questa anche italiani, e ne abbiamo incontrato veramente tanti. È molto bello, quando suoniamo a tanti chilometri da casa, sentirsi dire “ciao, Danilo, ti ricordi di me? Ti ho visto suonare a...”
Quando possiamo, partecipiamo a riunioni di associazioni culturali italiane, per scambiare idee ed esperienze, conoscere nuove persone, culture di altre regioni. Adesso, grazie a Dio, siamo tanto impegnati musicalmente, che non ci resta molto tempo libero.

Info: www.notediquarta.de; E-Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

(2008-4 pag 4)

La musica nel sangue”

Intervista al duo musicale “note di quarta” Silvana e Danilo Quarta si esibiscono da anni in Germania allietando serate musicali private e feste di piazza.

“note di quarta” ist der Name der italienischen Musikgruppe von Silvana e Danilo Quarta. Seit vielen Jahren treten sie in Deutschland in italienischen Restaurants, bei Straßenfesten, Privatpartys und Hochzeiten auf und laden Gäste mit schöner italienischer Musik zum Tanzen ein. Die Sizilianerin singt und Danilo Quarta aus Apulien spielt Keyboard und Gitarre


Gianni Minelli

INTERVenti (IV): Silvana e Danilo, dalla Sicilia e dalla Puglia è un lungo salto fino in Germania. Da quando vivete qui?
Silvana (S): Nel 1968, dopo il terremoto nella Valle del Belice, quel “famoso treno” che va verso il Nord mi portò da Ribera (Agrigento) a Stoccarda, assieme a mia madre e a mio fratello, dove raggiungemmo mio padre e mio fratello.
Danilo (D): Anch’io, nel giugno 1968, da Cellino S. Marco (Brindisi), raggiunsi i miei genitori che erano già immigrati a Waiblingen, vicino a Stoccarda.


(IV): Come è stato che avete cominciato a cantare insieme?
(S): A casa mia si respirava aria di musica: mio padre suonava il sax contralto nella banda del paese. Mia madre cantava in casa e con le finestre aperte io la sentivo mentre giocavo per strada; mio fratello Enzo suonava la chitarra. Mio padre acquistò uno dei primi radio-giradischi a 78 giri, con cui allietava tante feste familiari e private. Ricordo la prima volta che mi esibii in pubblico: fu in colonia ad Agrigento insieme ad una mia zia, Suor Ausilia. Questa organizzò allora una recita, nella quale io cantai. Io mi sentivo assai emozionata davanti a tanta gente e cantai “Margherite pallide...” e “Tintarella di luna” di Mina: fu un tripudio, un vero successo. In particolare fui incantata dall’eco dell’amplificazione e, ritornata a casa, per rivivere quell’effetto, mi mettevo a cantare per le scale di casa mia: che eco!! Ancor oggi rivivo quei momenti, e spesso sono alla ricerca di quegli effetti sonori: infatti, prima di qualsiasi esibizione, ci prendiamo sempre molto tempo per mettere a punto l’amplificazione.
(D): Da bambino, già all’età di tre anni, salivo sui muretti delle case in costruzione, e facendo finta di suonare la chitarra, cantavo “mi chiaman’O Giuanni co’ a chitarra, pecché sapia cantà tutt’e canzoni”, una famosa canzone di Renato Carosone. Poi, a dieci anni, ho frequentato un corso serale triennale di solfeggio musicale presso il Prof. Basile, maestro di violino. Quando sono venuto in Germania, all’età di 14 anni, mio cognato Antonio mi regalò una sua vecchia chitarra, senza corde e chiavette, che ripristinai e, forte delle basi musicali che avevo appreso, incominciai a suonare. Con grande passione studiavo questo meraviglioso strumento fino a tarda notte e spesso mi addormentavo con la chitarra vicino. Posso ben dire che è stata la mia prima “fidanzata”. Dopo appena sei mesi ero già sul palco a suonare col complesso di mio cognato: sostituii il loro chitarrista che all’improvviso era andato via. Fu l’inizio! Conobbi Silvana per san Silvestro 1970, mentre suonavo a Bad Cannstatt-Stoccarda, in un locale spagnolo molto in voga in quegli anni che era il punto d’incontro per noi giovani italiani, ma anche spagnoli, tedeschi, e altri di altre nazionalità. Silvana era con due sue cugine e, ricordo, brindammo al nuovo anno.
Le chiesi da dove venisse dall’Italia e, chissà per quale scherzo del destino, mi rispose istintivamente: “Brindisi!!!” (ma non era vero!). E allora altrettanto spontaneamente le parlai in brindisino (vero!), ma lei, furbamente, disse che era venuta in Germania da bambina e che non parlava quel dialetto! Dopo qualche giorno mi disse che era siciliana, e che, scherzando, a quella domanda, casualmente aveva tirato fuori dal “cilindro“ il nome Brindisi. Ridemmo e nacque cosí una reciproca simpatia!
Silvana mostrò subito interesse per la musica e per la voglia di cantare. La invitai a fare un provino con noi: fu subito un successo e nel carnevale 1971 cantava già con il nostro gruppo. Eravamo un quintetto d’italiani, tutti meridionali, tutti maschi e avere “la cantante” allora era molto raro! Ci esibivamo nel Baden-Württemberg in serate danzanti, matrimoni, ecc., e Silvana s’era integrata fra noi con un suo repertorio.
(S): Sì, è vero, però solo qualche canzone, perché dovetti superare la mia timidezza e mettermi alla prova, sempre spinta dalla voglia di esibirmi, di cantare e condividere le mie emozioni. Partecipai, da solista, a numerosi festival canori del Baden-Württemberg provando il brivido della competizione. E mi portai a casa varie coppe e premi, ma soprattutto il consenso del pubblico che mi ha dato la certezza e la carica per continuare a cantare per me, per loro. Furono anni meravigliosi; tutto era molto bello: successo, salute e ...amore! Sono grata a Danilo, il mio maestro, per avermi sostenuta e accompagnata nel lungo viaggio musicale, su quel "treno" che ci porta da una città all'altra, per nuove emozioni ed esperienze. Eh sì: il 7.7.77 ci sposammo e dalla nostra felice unione abbiamo avuto tre splendidi figli: Raffaele e Claudio nacquero a Stoccarda, poi nell’’83 rientrammo in Italia, in Sicilia, dove nell’86 venne alla luce Eros.


(IV): E in Italia avete continuato a fare musica?
(D): Nonostante la nostra attività commerciale ci avesse coinvolti del tutto, trovavamo il tempo e lo spazio per prendere la chitarra e cantare, contagiando i nostri clienti e amici con la nostra allegria, la voglia di vivere e la passione per la musica. Anche in Sicilia portavamo la nostra “solarità” agli sposi, durante il matrimonio in sala, cantando canzoni d’amore: furono momenti indimenticabili! Così come indimenticabili erano le “serenate” che cantavamo sotto il balcone della futura sposa, due sere prima del giorno del matrimonio.
(S): Lo sposo ci ingaggiava per queste serenate, a volte con la complicità del vicinato, il tutto in gran silenzio e segreto per avere l’effetto della sorpresa, andavamo sotto la finestra della futura sposa che, all’udir musica e canti s’affacciava con gioia e, qualche volta, lacrime sue e dei parenti.
(D): Poi tutta la notte a cantare e ballare. Improvvisavano anche tavolate con tanto ben di dio da mangiare e da bere che al sol pensiero mi viene l’acquolina in bocca. Che bello!!
(S): Un’esperienza meravigliosa vivemmo poi il 17.06.1995: l’AVIS (Associazione volontari italiani sangue) di Ribera organizzò una manifestazione musicale, in piazza, dal nome “La musica nel sangue” Danilo mise su un trio: lui al basso, nostro figlio Raffaele, che allora aveva 16 anni, con la chitarra di papà, un amico alla batteria, ed io al canto. “Io che non vivo”, la famosa canzone di Pino Donaggio, la trovai adatta al tema della serata, pensando a coloro che non posso vivere senza le generose donazioni di sangue; interpretai quel brano con tutto il sentimento e il cuore. Fu un emozionante successo. “Silva’ mi facisti véniri la pelle d’oca!” Mi disse un ragazzo rocchettaro di un altro gruppo. “Sapessi a me!!!” Avevo appena ricevuto una “trasfusione” di emozioni.

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