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Categoria: Cultura
Pubblicato Mercoledì, 17 Aprile 2024 12:31

Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto. Una duplice mostra a Firenze e Venezia 

Venedig und Florenz widmen der Kunst der ersten Hälfte des 20. Jahrhunderts in diesem zentralasiatischen Land eine Ausstellung und Artribune widmet ihr eine eingehende Studie auf Papier. Hier finden Sie eine Vorschau auf die Florentiner Ausstellung

Nicoletta Curradi

Firenze 17 aprile 2024.
Doppia prestigiosa sede per Uzbekistan: L’Avanguardia nel deserto, mostra che racconta una pagina ancora poco nota dell’arte non europea della prima metà del ‘900, quella dell’Avanguardia fiorita in Uzbekistan. Il progetto espositivo è promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura ed è curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sull’Arte Russa di Ca’ Foscari, affiancati da un comitato scientifico internazionale. 150 le opere proposte, soprattutto dipinti su tela, affiancati da una raccolta di testimonianze della tradizione tessile uzbeka. I lavori provengono tutti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savickij di Nukus.

Articolata su due sedi, una fiorentina e una veneziana, l’esposizione si tiene in Palazzo Pitti dal 17 aprile al 28 luglio 2024, e a Venezia, a Ca’ Foscari, dal 17 aprile al 29 settembre 2024.

La mostra presenta per la prima volta al pubblico italiano e del mondo occidentale una pagina straordinaria e ancora poco nota dell’arte della prima metà del XX secolo. Il progetto espositivo, che si dispone nella sede prestigiosa di Ca’ Foscari mette insieme, in un arco cronologico dalla fine dell’Ottocento al 1945, circa cento opere, soprattutto dipinti su tela e su carta oltre a manufatti tessili, provenienti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus, museo che la stampa internazionale indica come “il Louvre del deserto”.

È la prima esposizione nella storia a stabilire delle precise relazioni tra le due più importanti raccolte d’arte del Novecento presenti in Uzbekistan: si tratta di un elemento fondamentale per comprendere la profondità di una vicenda artistica come questa, ma non è l’unica novità della mostra. Finora si era pensato infatti alle opere e agli artisti anche più innovativi che lavorano in Centro Asia nel terzo e quarto decennio del Novecento come a una declinazione periferica e marginale della grande svolta operata nelle capitali russe dal 1898 al 1922 da una straordinaria generazione di artisti (Fal’k, Kandinskij, Ekster, Lentulov, Rodčenko ecc.). Ora si può osservare la genesi e il successivo sviluppo di una autentica scuola nazionale, di una “Avanguardia Orientalis” affascinante e unica. Questo risultato straordinario è stato possibile solo affiancando la raccolta del Museo Nazionale di Tashkentcon quella di Nukus: da una parte l’acquisizione anticipata ricezione di una grande modernità, che riprende e diffonde tutte le esperienze dell’Europa occidentale, dall’altra la sua trasformazione in un linguaggio totalmente originale e multietnico.

Le opere di Kandinskij: Lentulov, Maškov, Popova, Rodčenko, Rozanova sono solo alcune  protagoniste di uno scenario, quello della nascita dell’astrattismo,  riconosciuto come uno dei fondamenti dell’arte mondiale del Novecento.
Sono l’esito di un dialogo culturale e artistico profondissimo: da una parte le secolari tradizioni delle sete sfavillanti e la raffinata palette delle decorazioni architettoniche che riprendono i colori del cielo e della natura l’incedere degli animali e i suoni di una lunga vicenda musicale; dall’altra l’esigenza non più rinviabile di un codice pittorico nuovo, mai in precedenza sperimentato nell’Oriente islamico. Questo rapporto a conferisce un valore simbolico alle opere su tela e su carta che sono esposte.

Si tratta inoltre di un dialogo interculturale, che mette insieme artisti uzbeki, kazaki, armeni, russi d’Oriente, siberiani, quasi tutti formatisi a Mosca e a Pietrogrado, ma tutti radicati in una terra che scoprono e in cui scelgono di vivere e lavorare. L’Avanguardia Orientalis è pertanto un’Avanguardia inclusiva, di confronto e collaborazioni, di incontri e di comuni ascendenze.

Le mostre sono anche l’occasione per richiamare l’attenzione internazionale sulla figura e l’opera di Igor Savickij, una personalità essenziale per preservare e tramandare molti aspetti non solo dell’arte del XX secolo dell’Uzbekistan. A lui si deve, nel bel mezzo del deserto nel Karakalpakstan, nella parte nord-occidentale dell’Uzbekistan, la costituzione di una delle più grandi collezioni di arte d’Avanguardia russa nel mondo, seconda in termini di quantità solo a quella del Museo Russo di San Pietroburgo, e pressoché unica testimonianza di uno dei più importanti movimenti artistici della storia russa del XX secolo.

Dalla fine degli anni ’50 e fino agli anni ’70 del ‘900 Savickij ha raccolto a Nukus migliaia di reperti archeologici e manufatti di artigianato e arte popolare della regione, affiancandoli col tempo a migliaia di dipinti e di fogli di grafica provenienti dall’Uzbekistan e dall’Unione Sovietica, in una concezione attualissima di “museo sintetico”, che la mostra riprende nell’ampio catalogo Electa.

 

Firenze, Palazzo Pitti, 17 aprile – 28 luglio 2024

Venezia, Ca’ Foscari Esposizioni, 17 aprile – 29 settembre 2024

www.uffizi.it

 

 

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