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La serata a Colono

Rappresentazione monacense della celebre opera di Elsa Morante

Paola Zuccarini

Monaco, 18 marzo 2013.
Il 5 e il 6 marzo scorsi è stata rappresentata al teatro “Cuvilliè” nella “Residenz” di Monaco di Baviera in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura “La serata a Colono”, unica opera drammaturgica di Elsa Morante, scrittrice annoverata tra le più grandi della scena letteraria italiana del Novecento, con la regia e le scene di Mario Martone. 

 L’opera, ispirata all’”Edipo a Colono” di Sofocle, viene portata in scena per la prima volta 45 anni dopo la pubblicazione, da Mario Martone e Carlo Cecchi. Quest’ultimo, protagonista e amico strettissimo della Morante, al quale gli eredi hanno conferito i diritti per la presentazione, è stato testimone dei trascorsi tentativi di messa in scena del testo da parte di nomi prestigiosi come Eduardo De Filippo, Carmelo Bene e Vittorio Gassman.

Lui stesso  aveva deciso di presentare l’opera nel doppio ruolo di regista e attore, ma le difficoltà del testo nonché la recitazione di una “parte lunghissima di un personaggio di difficilissima definizione e drammaturgicamente ambiguo” - scrive Carlo Cecchi - lo avevano indotto a rinunciarvi fino all’incontro con il celebre regista Mario Martone.

“La serata a Colono”, parte della raccolta di racconti “Il mondo salvato dai ragazzini” è una fitta narrazione che si avvale di sfumature diverse di linguaggio, accentuate dal confronto tra l’espressione forbita e poetica di Edipo (Carlo Cecchi) il quale dalla barella sulla quale è legato da cinghie strettissime dell’ospedale psichiatrico dove è ricoverato si esprime con citazioni letterarie e rimandi filosofici di varia provenienza e quella popolare di Antigone (Antonia Truppo) che invece riecheggia intercalare e dialetti del centro-sud Italia che si fondono per dar luogo a una “mistura di linguaggio per lo più inventato”, come dichiara la stessa attrice.

L’opera prende vita con il sottocitato antefatto:

«La religione del Sole (dio della luce, della bellezza, della profezia e della peste, chiamato già fra gli altri suoi nomi innumerevoli anche Apollo, o Febo) determina, coi suoi responsi inquietanti, dapprima Laio, re di Tebe, a sopprimere il proprio figlio Edipo appena nato; e, in seguito, lo stesso giovane Edipo a fuggire dalla famiglia putativa che per caso lo aveva sottratto (bambino ignoto e inconsapevole) al sacrificio paterno. Ma, com’è noto, la fuga non serve a salvare Edipo dal suo destino, che lo vuole parricida, incestuoso e re della città dalle sette porte. Finché un giorno, riconoscendo nella peste che devasta la città il segno della propria colpa e della maledizione solare, Edipo si acceca con uno spillone della madre/moglie suicida; e si condanna alla mendicità e all’esilio, trascinandosi dove càpita, accompagnato dalla figlia Antigone. L’ultima sua stazione predestinata, dove trova una fine e una sepoltura, è Colono, luogo consacrato alle Furie figlie della Notte (dette anche le Eumenidi, cioè le Benigne)».

Con “La serata a Colono” la scrittrice, da un lato prende a modello il mito classico dell’Edipo a Colono di Sofocle, (parte della trilogia che comprende anche l’Antigone e l’Edipo re), dell’infelice figlio di Giocasta e Laio che il Fato ha voluto involontario parricida ed incestuoso, mentre dall’altro presenta un Edipo attuale, un vecchio accattone, ex proprietario di origini contadine ricoverato d’urgenza nel reparto neurodeliri di un ospedale psichiatrico degli anni sessanta con occhi avvolti da bende insanguinate, pervaso da un dolore furioso ed affetto da deliri epico-classici. Assistito da una giovane figlia, indulgente e devota di nome Antigone, e sorvegliato da tre guardiani, un dottore-Teseo e una suora-Ismene (Angelica Ippolito) che si prende cura del malato e nelle allucinazioni diventa Giocasta, la madre/moglie, Edipo, tormentato e inconsolabile incarna, di fatto, l’uomo odierno posto di fronte alla propria coscienza. 

All’allestimento del regista Martone è dovuta l’ingegnosa iniziativa di far transitare, per buona parte dello spettacolo, tra i corridoi della platea del teatro gli altri ricoverati dell’ospedale psichiatrico che, in un alternato borbottare senza un filo logico, accentuato da tic di espressione, catturano l’attenzione dello spettatore tra il palcoscenico e la sala.

“La serata a Colono” è una produzione della Fondazione Teatro Stabile di Torino, dell’Associazione del Teatro di Roma e del Teatro Stabile delle Marche. Nel cast della compagnia del Teatro Stabile di Torino, di cui Mario Martone ne è il Direttore, figura tra gli altri, l’autore delle musiche, il Premio Oscar Nicola Piovani. 

Le due date di Monaco di Baviera sono state l’unica tappa estera dello spettacolo (in lingua italiana con sopratitoli in tedesco) che prosegue la sua programmazione nei maggiori teatri d’Italia, dopo il Teatro Carignano di Torino, il Teatro Argentina a Roma e il Piccolo di Milano.

 

 

 

 

 

 

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