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Categoria: Editoriali
Pubblicato Sabato, 27 Novembre 2010 18:14

Editoriale 2010-1

 

 

“Italiani brava gente” è il titolo di un vecchio film. Ma anche una citazione usata di frequente: a molti italiani piace riconoscersi in quelle tre parole. A Roma all’EUR sul Palazzo della Civiltà Italiana si legge: “Un popolo di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, navigatori, trasmigratori”. Nei libri di storia questo siamo stati.

Oggi lo siamo certamente di meno. Poche settimane fa a Rosarno in Calabria centinaia di immigrati extracomunitari, neri africani, sono insorti contro la popolazione locale. È intervenuta la polizia. Gli scontri sono stati violenti. Qualche giorno dopo i rivoltosi sono stati trasferiti e i posti in cui vivevano smantellati. Nel dopoguerra i valori della tradizione contadina, della famiglia e del lavoro permisero agli italiani di ricostruire anche moralmente il Paese. Il loro buon carattere si rifletteva nella tolleranza, nella generosità, nella solidarietà. Al Sud la ripresa ritardò e la povertà costrinse molti ad emigrare al Nord e all’estero. Oggi dal Sud non si emigra quasi più. Al contrario, per coincidenza geografica il Sud è divenuto meta di immigrati clandestini che scappano dall’Africa. Non sono cattivi e meriterebbero l’appellativo di brava gente. Molti vengono regolarizzati e poi lavorano nelle campagne aiutando l’economia. Ma sono malpagati e sfruttati. Vivono in accampamenti in condizioni igieniche precarie. Lo Stato invece di gestire fa lo gnorri ed interviene solo se costretto dalle emergenze. Negli anni ’50 a Monaco arrivavano giornalmente treni pieni di meridionali.
Lavoratori che trovavano subito una sistemazione dignitosa e contribuirono alla ripresa tedesca. Italiener Gastarbeiter. Cinquant’anni dopo non siamo più Gastarbeiter, e dobbiamo chiederci, governanti in testa, se abbiamo smesso di essere brava gente e se non stiamo diventando razzisti.

Pasquale Episcopo

 

(2010-1 pg 3)

 

 

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