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Categoria: lettres italiennes
Pubblicato Domenica, 01 Maggio 2016 12:06

I parchimetri di Trevignano 

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, primo maggio 2016.
Trevignano Romano è un ridente paesino (si sarebbe detto una volta) in provincia di Roma, disteso (parla ancora la vecchia retorica) sulle sponde del lago di Bracciano. È un luogo certamente idilliaco (vedi parentesi precedente) specialmente lontano dalla stagione turistica, quando la popolazione (circa cinquemila abitanti) se proprio non raddoppia, poco ci manca.

Trevignano vive di piccolo commercio, di turismo e anche delle pensioni dell'agiata enclave romana che lì si è trasferita e che potete incontrare tutto l'anno seduta sulla terrazza del centrale bar Ermete.

Trevignano si può raggiungere in macchina o con la corriera. Le partenze dalla vicina Anguillara o dal più o meno equidistante Bracciano (entrambi raggiungibili con il trenino) sono però rare, ragion per cui se volete fare una scampagnata, mangiando magari in uno dei tanti ristoranti del paese, vi conviene prendere la macchina. E se avete la preoccupazione di dove lasciarla, consolatevi perché Trevignano dispone di un ampio e capace parcheggio, ovviamente a pagamento. Fin qui nulla da dire: non c'è paese, sia pure piccolissimo in Italia, dove il posto macchina non si paghi, almeno nelle vicinanze immediate del centro storico. A Trevignano un'ora di sosta sette giorni a settimana, dalle otto del mattino e per le dodici ore seguenti, costa un euro; ragion per cui se volete fermarvi a mangiare, mettetene in conto almeno tre: il tempo di farvi una passeggiata sul lungolago, di scegliervi il ristorante, di consumare il pasto e di fare ancora due passi prima di ripartirvene. Cifra tutto sommato ragionevole. Questo se siete turisti. Se invece siete residenti (come il sottoscritto, avevo dimenticato di dirvelo) la tariffa è di due euro per l'intera giornata. Il che vi sembrerà una tariffa di favore, ma se la moltiplicate per i 365 giorni che formano un anno, porta a un esborso di 730 euro, che non è poca cosa. Ovviamente non tutti i parcheggi sono a pagamento e chi scrive lascia la sua macchina sempre in altra zona o, se parcheggia la sera in quella sottoposta a dazio, alle otto del mattino la rimuove per cercarsi un altro posto. E non solo per parsimonia o per avarizia, ma perché ricorda che quando pochi anni fa in quel ridente paesino comprò casa, la tariffa giornaliera per i residenti era di 20 centesimi. Aver decuplicato l'importo sembra al sottoscritto una misura degna più dello sceriffo di Nottingham che di un amministratore locale.

Ma lo sceriffo di Nottingham, vale a dire la giunta comunale, ne sa una più del diavolo. Così qualche settimana fa i vecchi parchimetri sono stati sostituiti da altri più moderni, la cui tastiera dispone non solo dei numeri, ma anche delle lettere dell'alfabeto. Vi chiederete perché. Semplice, perché oltre a digitare la durata della sosta, adesso chi decide di parcheggiare la propria vettura, deve digitare anche il numero della targa. Lo scopo? Me lo sono chiesto anch'io una mattina di qualche giorno fa, e, come richiede il buon Marzullo, mi stavo anche dando la probabile risposta, quando un vigile locale, intervenendo in soccorso di un automobilista in difficoltà, l'ha espressa nel modo seguente: “Per evitare che uno, andando via prima della scadenza segnata sul suo biglietto, ceda questo a un altro che voglia parcheggiare”. Pur non essendo una persona polemica, l'automobilista ha fatto notare che chi dovesse pure cedere il suo biglietto e quindi il suo posto a un altro, lo farebbe nel rispetto della legge, avendo comunque pagato l'affitto del parcheggio. “No” ha replicato il vigile che non aveva precise nozioni giuridiche “perché uno paga la tariffa per la sua macchina e non per quella di un altro”. Avrei voluto intromettermi, ma ho preferito allontanarmi.

Mi sono però chiesto quali sarebbero le conseguenze se una tale logica venisse applicata anche in altri contesti. Quella della casa per esempio. E così mi sono immaginato impossibilitato a fare uno scambio di abitazioni. Mi sono figurato consegnare le chiavi del mio appartamento a un conoscente e vedere costui spinto di lato da un nuovo inquilino il quale, vedendomi di partenza, ha deciso, con il consenso del padrone di casa, di venire ad abitare a casa mia. Ma soprattutto mi sono chiesto se avvenga spesso che qualcuno, lasciando anticipatamente il parcheggio, cerca qualcun altro che gli compri, magari a tariffa ridotta, il suo biglietto (“Me ne sto andando. Chi mi compra mezz'ora?”); oppure cerchi qualcuno a cui regalarlo. Di solito peraltro chi lascia il proprio parcheggio, lo fa quando gli restano pochi minuti. È possibile che chi subentra abbia bisogno di così poco tempo?

La verità ahimè è tristemente semplice. Teme gli imbrogli soprattutto chi è abituato a praticarli. E i nostri amministratori locali (basta leggere i giornali) sono tutt'altro che esenti da pratiche clientelari, corruttive e perfino apertamente criminali.

Omnia munda mundis (tutto è puro per i puri) scrive San Paolo nelle Lettere a Tito. Per l'Italia di oggi ahimè vale invece il detto contrario: Omnia immunda immundis.

 

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