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Categoria: Mito
Pubblicato Sabato, 16 Gennaio 2016 15:54

Heine, un poeta romantico tedesco che amò la Toscana  

Laura Benatti 

Como, 15 gennaio 2016.
Heinrich Heine (1797/1856), il poeta che la bellissima Sissi, principessa d'Austria, ammirò fino al punto da comporre, cercando di imitare lo stile dell'artista, una raccolta di versi, poco benevoli, ispirati alla Corte di Vienna.

Heinrich Heine, il genio che, già dalle prime opere, uscite tra il 1822 e il 1831, manifesta l'enorme carisma esercitato sulla sua personalità dai poeti inglesi George Byron (1788/1824) e Laurence Sterne (1713/1768). Entrambi amarono appassionatamente il nostro Paese.
Lord Byron si stabilì in Italia dopo aver viaggiato a lungo, e qui incontrò, come lui stesso ebbe ad affermare, quell'atmosfera di tranquillità e, insieme, di libertà, adatte alla sua natura e favorevoli alla sua ispirazione poetica. Egli si sentì fino a tal punto legato al Paese che divenne un importante sostenitore del nostro Risorgimento e appoggiò i Carbonari. Di Roma ci sono giunti alcuni splendidi versi di una sua celebre lirica "O Roma! Mia patria! Città della mia anima!" e di Venezia, ricordando tristi avvenimenti passati, "Quei tempi difficili sono andati, ma la Bellezza è sempre qui!" Il celebre "Viaggio sentimentale attraverso la Francia e l'Italia" di Laurence Sterne, attraverso una fortunata combinazione di umorismo e profondo sentimento, influì fortemente sugli scrittori romantici italiani, lasciando un solco profondo nella nostra storia letteraria.

Heinrich Heine, commosso dalle bellezze naturali e paesaggistiche della nostra terra, incantato dalla nostra storia, arte e letteratura, prese ad innamorarsi soprattutto della Toscana: in una lettera ad un amico straniero scrisse "... mi recherò a Firenze tra quattordici giorni, finalmente metterò i piedi dove li hanno posati Dante, Machiavelli, Michelangelo, Leonardo, Boccaccio... ma la mancanza di conoscenze della lingua mi turba parecchio... non riesco ad intendere ciò che la gente mi dice e così non posso fermarmi a parlare con loro... ma non sono così solo... qui le pietre del passato parlano e io capisco il loro muto linguaggio".

In un altra celebre epistola, sempre dell'anno 1828, indirizzata ad un altro amico, Heine descrisse la bellezza della località, chiamata Bagni di Lucca, definiti dal poeta “un vero paradiso selvatico! ", nella valle del fiume Lima, con parole di assoluta commozione, soffermandosi sulla ricchissima vegetazione costituita da un insieme eterogeneo di colori e profumi, una sinfonia di sensazioni! Il lauro, l'oleandro, il mirto, la vite... piante legate, se vogliamo osservare, ai più famosi miti della classicità greco-romana: ad Afrodite, infatti, era sacro il mirto e conosciamo la lunga tradizione che ha avuto l'alloro, dalla vicenda di Dafne (che in greco antico significa appunto "alloro ") a Francesco Petrarca " laureato poeta"! Ma anche le persone gli risultarono simpatiche per la loro spontaneità e originalità... e le fanciulle, osservava, “sono amabili“!

Ad Heine fu anche molto cara una festa che ancora  si svolge a Lucca ogni 13 settembre: il Volto Santo. Si racconta che un crocifisso di legno, trasportato su una nave senza equipaggio dalla Terra Santa fosse approdata miracolosamente a Luni, in Toscana, e da qui fosse giunta, non si sa come, nel Duomo di Lucca.

Lui, che aveva tanto adorato viaggiare, conoscere terre, usanze, genti nuove, purtroppo venne costretto a letto, immobile, per otto anni fino alla morte a causa di una grave malattia neurologica.

Le sue parole sull'Italia ancora oggi riecheggiano a testimonianza dell'amore immenso che anime sublimi come la sua hanno provato per il nostro Paese, per la sua storia, per la sua gente, per le sue bellezze naturali e citando Byron: "Italia! oh Italia! Thou who hast the fatal gift of beauty!"

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