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L'arte libera il talento nascosto
Incontro con Carmelo Marino, musicista di strada

Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la felicità. (Aristotele)

M. Cristina Picciolinialt

Stoccarda, 18 maggio 2012. Un ragazzo non più troppo giovane spinto dalla curiosità, dal coraggio e dalla determinazione mette a nudo il suo talento incontrando il pubblico della strada. Nato da una famiglia di emigrati siciliani, Carmelo Marino cresce e vive a Stoccarda da più di quarant’anni. In una breve pausa giovanile, decide di lavorare in Italia, un po’ per approfondire una lingua a lui quasi estranea e un po’ per sentire il profumo delle sue origini.

Si arrangia in diversi lavori e dopo qualche anno torna, deluso, in Germania, con una consapevolezza e una carica in più che gli fa prendere una scelta definitiva.

I messaggi che ci manda con parole e pensieri semplici ci avvicinano per un attimo a tutti quelli che dell’emigrazione portano il peso e la libertà del sentirsi a casa propria dappertutto, in questo caso anche su una strada.

INTERVenti (IV): Dove sei nato e da quanto tempo vivi a Stoccarda ?
Carmelo Marino (CM): Sarei dovuto nascere a Stoccarda, ma due settimane prima della mia nascita mia madre decise che sarei nato a casa, cioè in Italia nella provincia di Enna. Due settimane dopo la mia nascita tornammo di nuovo a Stoccarda. Sono cresciuto e ho frequentato qui la scuola, ma a 23 anni decisi di fare un'esperienza di vita in Italia, così partii per Firenze e ci rimasi un anno, poi a Roma sei mesi, altri sei mesi a Napoli per scendere definitivamente in Sicilia dove sono rimasto cinque anni. In quegli anni, nei quali ho lavorato e frequentato parenti e coetanei, ho capito che, nonostante il mio sangue sia siciliano, in Sicilia mi sentivo uno straniero. Fu allora che decisi di ritornare a Stoccarda e di stabilirmi definitivamente in questa città.

IV: Perché ti sentivi uno straniero a casa tua?
CM: In Sicilia mi chiamavano “il tedesco” e quando giocavamo a pallone era sempre la solita squadra, Italia contro Germania, cioè tutti contro me. Ma non fu quello a farmi sentire un estraneo a tutti gli effetti. Decisi di stabilirmi sul serio e di aprire un negozio di alimentari che mi fecero pagare il doppio di quello che valeva. Sperai nell'aiuto di amici e parenti magari per un consiglio, una parola d’affetto e una pacca sulla spalla quando le cose non andavano troppo bene, ma nessuno mi aiutò. Il negozio fallì e decisi di mettere in pratica quello che avevo imparato con la formazione professionale in Germania: fare l’elettricista. Fui aggredito e anche minacciato. Mi dissero: mica penserai di venire dalla Germania per rubarci il lavoro?

IV: Quando e come nasce la passione per la chitarra?
CM: La passione per la chitarra è nata all’età di circa dieci anni. Un amico che suonava la tastiera in un gruppo mi propose di suonare con lui, ed io risposi subito di sì. Così convinsi i miei genitori a comprarmi una chitarra e ad iscrivermi ad una scuola di musica che all’epoca costava un occhio della testa. Dopo un paio di lezioni fui preso da una grande noia e così decisi di studiare da solo. Qualche anno più tardi mi ritrovai con il mio amico a suonare nei locali, fino al giorno in cui lui partì definitivamente per la Sicilia ed io rimasi solo con la musica e la mia passione.

IV: Quando hai capito che volevi suonare per strada e da quanto tempo ci suoni?
CM: Due anni fa, dopo aver perso il mio lavoro di elettricista non rispettato e pagato male, ho deciso di andare per strada a suonare. Un amico che suonava i bonghi mi aveva convinto a provare con lui e mi era piaciuto. Purtroppo però gli accordi tra noi hanno funzionato solo per un tempo brevissimo, per cui mi sono ritrovato di nuovo a suonare da solo.

IV: Che tipo di musica fai?
CM: Faccio un po’ di tutto, Rock, Blues, Flamenco, pop, musica leggera, suono e canto pezzi di Lucio Dalla, Battisti, Zucchero, Celentano e approfondisco sempre di più il genere rap con pezzi miei.

IV: Quante ore al giorno riesci a suonare?
CM: Ci sono stati periodi dove ho suonato fino a otto ore al giorno. In questo periodo suono dalle due alle cinque ore al giorno e non solo per strada.

IV: Come è stata la prima volta, hai un ricordo particolare?
CM: Ricordo che le prime volte che suonavo per strada usavo gli occhiali da sole, così la gente non poteva guardarmi negli occhi ed io mi sentivo molto più sicuro. Ero arrivato a portare gli occhiali anche nelle serate che facevo nei ristoranti, ma la gente mi vedeva a volte così strano da volermi mandare via. Ma io me ne andavo via solo dopo aver finito di suonare.

IV: Che cosa succede nel momento in cui riesci a coinvolgere il pubblico?
CM: È un momento magico. Sento come degli angeli cantare, è come se andassi in un'altra dimensione.

IV: Come vivono i tuoi figli la tua scelta di vita?
CM: Le mie bambine sono fiere del loro papà che canta anche per strada. Una volta dopo una situazione tesa perché un poliziotto mi aveva voluto mandare via dalla strada, mia figlia di sei anni mi disse "se non vogliono che canti là, tu te ne devi andare, non ti puoi mettere a cantare urlando dove ti pare!". Mi sono sentito io il bambino e lei l’adulta. Poi ci sono stati anche i periodi dove arrivare a fine mese era difficile e così mia figlia interveniva di nuovo dicendo, “vai a cantare per strada, là ci sono i soldi”.

IV: Ci vuoi svelare la tua vera età e quanti anni ti senti addosso quando suoni ?
CM: Ho 44 anni, ma quando suono sento di averne non più di diciassette.

IV: Si può vivere di questo lavoro? Quanto si può guadagnare giornalmente?
CM: Il guadagno dipende naturalmente da come canti ma anche da come ti senti. In giornate in cui sto bene, splendo, sorrido… e altrettanto fa il pubblico. Nei giorni peggiori ho suonato e cantato guadagnando in un'ora solo due euro e mezzo. In quelli migliori sono arrivato a guadagnare in quindici minuti anche cinquanta euro. Per cui, se uno vuole, questo può diventare un lavoro a tutti gli effetti bisogna solo avere le energie giuste.

IV: Cos'hai fatto prima di cantare e suonare?
CM: Ho fatto di tutto, dal cameriere al lava-piatti, muratore, rappresentante, venditore, e il mestiere che ho imparato con la formazione professionale, l’elettricista.

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