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Categoria: Recensioni
Pubblicato Martedì, 30 Novembre 2010 15:05

Perché ascoltare la musica classica oggi

Dal direttore dell’orchestra Landesbühnen Sachsen di Dresda un invito ad ascoltare la musica classica

Ein Appell für die klassische Musik! Michele Carulli, Direktor der Landesbühnen Sachsen, sieht in der klassischen Musik ewige sowie zeitlose Werte, die hoffentlich auch in Zukunft gewahrt werden.

Michele Carulli

Penso che il mondo contemporaneo sia sempre più caotico, sempre più veloce e sempre alla ricerca del “nuovo”, non importa cosa…
Un assunto del genere, se da un lato può apparire generico ed un po’ scontato, dall’altra può essere buon motivo per soffermarsi un poco a riflettere.
Credo, e non perché musicista io stesso , che la “Musica” sia uno dei fenomeni più affascinanti presenti nel mondo fisico intorno all’uomo.
L’udito è fra i nostri cinque sensi il più misterioso: cos’è il “suono”, quale vibrazione eterea può suscitare nel nostro animo le più incredibili emozioni…? A parte la percezione, ahinoi, dei rumori in una società sempre più chiassosa che non sa più cosa sia il silenzio.
Si dice che fu lo scoccare di un “suono” a provocare il “big bang” da cui ebbe origine l’universo: quindi prima ancora della luce c’è stato il suono. Ma torniamo alla nostra Musica.
Nella “storia” del cosiddetto mondo civile (occidentale) la Musica ha avuto un’origine ed uno sviluppo del tutto particolare, si può dire assenti nelle altre culture. Prendiamo, ad esempio, la Musica del lontano oriente, o quella indiana, o quella delle culture africane: si fa fatica a riscontrare in queste un’idea di “sviluppo”, di evoluzione nei secoli; viceversa, nella Musica che chiamiamo “europea”, quanta differenza tra la musica medioevale ed il novecento storico, passando attraverso il “rinascimento”, l’età di Bach e Händel, Mozart, Beethoven, “i Romantici”, Wagner, il ”decadentismo”, fino appunto ai “moderni”! Del resto basta ripercorrere la storia delle Arti figurative che, nei periodi già accennati procedono di pari passo, per rendersene conto: quale differenza tra un affresco di Giotto ed un quadro di Picasso (!), per fare solo un esempio. Ora possiamo qui menzionare un punto fondamentale di differenza tra la Musica e le altre Arti: mentre un quadro, un’opera d’arte, sono lì “eterni”, collocati in un museo ed apprezzabili in qualsiasi momento, la Musica …  non esiste >>; cioè, non esisterebbe se non riprodotta dagli interpreti moderni, ne deriva perciò che i concerti, o la loro riproduzione su CD e/o video sono l’equivalente dei musei (attinenti alle Arti figurative) o delle biblioteche (attinenti alla Scrittura) per ciò che attiene alla musica.
Bello godersi un Rembrandt o leggere un sonetto del Petrarca, come può essere bello pure ascoltarsi una sinfonia di Haydn od un opera di Strawinsky. Dunque c’è un motivo “estetico” di approccio alla cultura musicale: apprezzare “il bello della musica” così come espresso nelle varie epoche e nelle diverse forme.
C’è poi un motivo “storico-culturale”: cogliere ed apprezzare i diversi modi delle varie epoche attraverso cui si è espresso il linguaggio musicale.
In ultimo mi si permetta un’osservazione sulla Musica di consumo d’oggi, voglio dire concepita nei nostri giorni.
Non sono un conservatore “parruccone” chiuso nel proprio mondo, ma devo dire che la Musica d’oggi, certo in relazione di funzionalità al nostro modo di vivere, è relegata perlopiù a far da sottofondo, quando non, ridotta a sola “pulsazione ritmica assordante” è piuttosto assimilabile ad un “modo di essere”, allo stare insieme così caro ai giovani che non all’”ascoltare” vero e proprio.
E poi, chi dice che stare sempre nel nostro tempo aiuti a vivere meglio? Per fortuna abbiamo la “memoria” di ciò che si conserva!
Infine. Vorrei addurre una motivazione di ordine “etico”: trovare nella “Bellezza” (espressa attraverso il “mistero impalpabile” della Musica) una conferma della “Verità” presente nella nostra vita, che si esprime anche attraverso capolavori fuori dal tempo, “segni” dell’uomo nella Storia e del suo passaggio.
Cordialmente buon ascolto Michele Carulli.

(2006-4 pg 22)

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