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Categoria: Turismo
Pubblicato Venerdì, 02 Agosto 2013 19:05

Un viaggio nel Friuli tra monti, pascoli, foreste e memoria storica

Nicoletta Curradi

Firenze, 1 agosto 2013.
Se l'Europa allargata punta a diventare unita nella diversità, il Friuli Venezia-Giulia può già definirsi così. In una regione incastonata tra le Alpi, il mar Adriatico, le Dolomiti e le colline del Collio si incontrano la cultura italiana, slava e germanica in un caleidoscopio di tradizioni, lingue e confessioni. È un territorio che premia i suoi visitatori con una ricchezza che sorprende da ogni angolazione.

Il delizioso paese di Paluzza, in Val But, nella regione montana della Carnia in provincia di Udine, a circa seicento metri sul livello del mare, è adagiato in una conca circondata dai monti Paularo, Cimon di Crasulina e Creta di Timau a nord, Tersadia e Arvenis a sud.
 La torre Moscarda si trova nella località di "Enfretors": in origine una seconda torre si trovava sul lato opposto del fiume, ma fu demolita nel 1836. Le due torri facevano parte di un'estesa rete di fortificazioni costruita alla metà del XIII secolo dal patriarca di Aquileia Gregorio di Montelongo, anche con funzioni doganali. Sul colle si trovano anche la chiesa di San Daniele e vestigia di fortificazioni romane, oltre a fortini risalenti alla Grande guerra. Presso la torre, restaurata ed ora sede espositiva, si trova un giardino botanico alpino con le piante tipiche della zona.
 A Paluzza, in una zona molto ricca di foreste, si trova il CESFAM, Centro servizi per le foreste e le attività della montagna, che è riferimento regionale e interregionale per la formazione di base, avanzata e l’aggiornamento professionale, manageriale e tecnico nei settori forestale, naturalistico, ambientale, faunistico-venatorio e dello sviluppo della montagna. Il Centro porta avanti un’attività di qualificazione e di aggiornamento dei sistemi di lavoro per gli addetti alle utilizzazioni forestali. L’obiettivo dell’attività di formazione è la qualificazione degli operatori del settore con particolare riguardo agli aspetti di prevenzione dei rischi specifici che interessano i lavoratori del comparto. I corsi sono basati sulle conoscenze organizzative ed operative, in linea con i moderni criteri di gestione selvicolturale.
 Sempre a Paluzza è situata l'unica caserma italiana intitolata ad una donna, la caserma degli alpini Maria Plozner Mentil, dedicata all'eroica "portatrice carnica" caduta il 15 febbraio 1916. 


Procedendo verso il confine con l'Austria, incontriamo Timau, ad un'altitudine di 832 metri, ai piedi della maestosa parete rocciosa della Creta di Timau e del Ganzschpitz. Timau, i cui abitanti sono di origine austriaca, parlano un dialetto germanico, ma si sentono italianissimi, è un tipico “Strassendorf“ cioè un paese lineare, schierato lungo la strada. È attraversato per tutta la sua lunghezza dalla strada statale 52 bis che porta al vicino Passo di Monte Croce Carnico e che segna appunto il confine tra Italia e Austria. È via di gran passaggio, soprattutto d'estate, quando è percorsa dai turisti provenienti dal Nord Europa. In passato l'abitato di Timau si trovava un po' più a valle, su uno di quei ripiani dove oggi sorge isolato il Tempio Ossario, ma era una posizione molto più esposta alle alluvioni, come quella del 1729.
 A Timau non si può mancare una visita al Museo della Grande guerra: il tragico evento bellico ha tristemente segnato questi luoghi, zona di trincee e teatro di aspre battaglie nel periodo 1915-18. Proprio da questo paese partivano durante la prima Guerra mondiale le “portatrici carniche“, per le quali il Generale Lequio, Comandante del settore "Carnia", ebbe parole di altissima stima e plauso e che erano una vera e propria forza di supporto ai combattenti al fronte. Colui che ha fortemente voluto questo museo, che tuttora dirige, è Lindo Unfer, classe 1926, che ha avuto la madre “portatrice“ e che ha raccolto fin da giovanissimo reperti di guerra. Dotate di un apposito bracciale rosso con il numero del reparto da cui dipendevano, erano adibite ai rifornimenti fino alle prime linee con carichi di trenta - quaranta e più chili. La loro età variava dai quindici ai sessant'anni e, nelle emergenze, venivano affiancate anche da ragazzi e da anziani. Nei casi di particolare necessità, potevano essere chiamate ad ogni ora del giorno e della notte; per il loro servizio furono compensate con una lira e 50 centesimi a viaggio equivalenti a circa 6.000 lire del 2000. Tre di loro rimasero ferite, ma una fu colpita a morte: Maria Plozner Mentil, una donna eccezionale, molto benvoluta sia per la bontà d'animo che per il suo altruismo. Si può dire che delle portatrici fu l'anima e la guida trainante. Sempre in prima fila, in tutte le circostanze, durante i bombardamenti delle artiglierie austriache e quando fischiavano le pallottole, era lei che infondeva coraggio alle compagne spaventate. Questa donna, madre esemplare e coraggiosa, cadde nella notte del 15 febbraio 1916 per mano di un cecchino austriaco. Spirò all'età di 32 anni nell'ospedaletto da campo di Paluzza, assistita da uno zio, mentre il marito combatteva sul Carso. Ora riposa nel Tempio Ossario, accanto ai resti di 1763 caduti sul sovrastante fronte. Lasciò quattro figli in tenera età: la più grande aveva dieci anni, la più piccola appena sei mesi. Nel 1997 il Presidente della Repubblica le ha conferito la medaglia d'oro al valor militare alla memoria quale ideale rappresentante di tutte le “portatrici“. Nel 2014 sono in programma le celebrazioni per il centenario della Grande guerra.


Lasciamo la provincia di Udine per spostarci più a est, verso Gorizia. Il castello, forse il più noto monumento della città, sorge sul punto più alto di un ripido colle. Con il restauro del 1937, divenuto necessario a seguito dei gravi danni subiti durante la Grande guerra, non venne però ripristinato il palazzo rinascimentale precedente, intonacato di bianco, ma l'aspetto che il castello aveva probabilmente nel 1300, al tempo del massimo splendore dei Conti, con la pietra a vista. Nell'interno, sono ancora visibili, in una corte che prende nome dalle guardie del castello, la Corte dei Lanzi, le fonde della torre, abbattuta nel 1500. Ad occidente del castello sorge il centro storico della città con la Cappella del Santo Spirito e il borgo medievale, mentre a sud-est si estendono le zone residenziali, con lanumerose ville ed ampi giardini. Le pendici orientali, a ridosso del confine con la Slovenia, e settentrionali del colle del castello sono invece coperte da una fitta vegetazione a carattere boschivo. 
Dedicato a Sant'Ilaria di Aquileia e a San Taziano ed elevato al rango di cattedrale nel 1752, il Duomo è il principale edificio ecclesiastico di Gorizia. Deriva da una chiesetta, anch'essa intitolata ai due santi, eretta forse a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo ed in seguito incorporata alla vicina cappella di Sant'Acazio. Il Duomo subì radicali modifiche ed ampliamenti nei secoli scorsi e molti danni durante la prima guerra mondiale ed inoltre raccolse, in parte, l'eredità del Patriarcato di Aquileia quando questo fu ufficialmente soppresso nel 1751 conservando gran parte del tesoro che appartenne un tempo alla Basilica di Aquileia: una serie di opere ed oggetti sacri di alto valore storico ed artistico, fra cui un pastorale dell' XI secolo, quattro reliquiari, la cosiddetta croce dei principi trecentesca, oltre a paramenti, argenti e mobili di eccezionale bellezza. 
Il 12 luglio scorso nel parco Coronini Cronberg, proprio a Gorizia è stata celebrata la festa di S. Giovanni Gualberto, patrono dei forestali.


Info: www.turismofvg.it

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