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Lo scemo del villaggio

L’emarginazione e il bullismo come condizioni sociali della strage di Monaco

Alessandro Gambaro

Santa Giulia (Savona), 23 luglio 2016.
Tanti anni fa in ogni paesello c'era "lo scemo del villaggio", che era scemo per le più diverse cause, e spesso, non era scemo ma semplicemente uno che non si adattava alle regole normali. Anche qui a Santa Giulia c'era lo scemo del villaggio: amico di tutti, gran cercatore di funghi e di lumache. Tutti dovevano stare attenti a non dargli da bere, altrimenti "si incattiviva".

Ma anche a scuola c'era il ragazzino "ritardato" cui tutti facevano gli scherzi, ma che poi tutti aiutavano. Oggi la società è diventata più dura: appena uno è "fuori delle righe" ha diritto all'insegnante di sostegno, ma non alla pietà e al conforto dei compagni. Lo scemo del villaggio viene subito curato e i casi sono due: o rientra nei ranghi o viene espulso.

Può essere banale e fuorviante detto in questa occasione, ma credo che proprio una società rigorosa e monocorde come quella tedesca, favorisca queste "uscite laterali" da parte di chi sia troppo fragile.
E c'è una motivazione seria in questo tipo di evoluzione: la complessità della struttura sociale richiede comportamenti strettamente rigorosi e stereotipati. Non può essere accettato il comportamento "alternativo": basta pensare alla quantità di funzioni che sono affidate ai computer che, ovviamente, non ammettono varianti "occasionali" o caratteriali.

Poi c'è il fattore "imitazione" che, evidentemente, agisce in modo differente su chi ha una normale "tenuta psicologica" e chi invece è fragile. E l'adozione di "pseudo motivazioni" religiose o etiche, o altro... Certo: la cronaca riporta solo i casi più terribili, in pratica le stragi, mentre le piccole anomalie vengono taciute, mascherate, soppresse.  

Oggi purtroppo stiamo parlando di, mi pare, dieci morti, per un tale che era dal punto di vista clinico forse solo uno "squilibrato", ma quel pilota che ha portato l'aereo contro la montagna lo era pure, così come lo era il ragazzo afgano che ha sparato su un treno in corsa.

La domanda è: ci sono relazioni possibili con il fanatismo religioso alimentato dai registi politico militari, e questi casi di evidente follia? Quali condizioni devono crearsi perché il contatto diventi esplosivo e pericoloso per la società tanto da diventare minaccia reale al modo di vita occidentale? Nei casi tedeschi sembrano prevalere essenzialmente i fattori legati alla "fragilità mentale" di chi li ha compiuti, negli altri casi sembra prevalere la "motivazione esterna" che tuttavia ha potuto diventare "operativa" a causa di una "predisposizione" mentale e psicologica alterata.

Non ho risposte.

 

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