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La legge della donna

La compagnia teatrale “I-Talìa” diretta da Luigi Tortora mette in scena l’opera “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo con una nuova formazione tutta esordiente

Debora Francione

Monaco di Baviera, 9 maggio 2015.
Il giorno 8, 9 e 10 maggio (presso l’Anton-Fingerle Zentrum per le prime due date e al Pepper Theater di Monaco di Baviera il 10) torna in scena il teatro partenopeo di De Filippo con la passione della compagnia teatrale dello stimato regista Luigi Tortora. “Filumena Marturano” conferma l’attualità del teatro napoletano di De Filippo e il talento attoriale della compagnia di emergenti - soprattutto di Enrico Apicella - diretta dal maestro Tortora.

Filumena, interpretata da una delicata Caterina Panunzio, una volta prostituta, vive da anni mantenuta da un cliente di vecchia data, il noto proprietario di una pasticceria napoletana Don Domenico Soriano, interpretato da Enrico Apicella. Dopo aver atteso invano la proposta di matrimonio, Filumena decide di agire per poter finalmente divenire de facto la signora Soriano. Dopo essersi finta moribonda, la donna sposa Mimì e poco dopo “rinsavisce” causando la brusca reazione del marito defraudato e le ansie dell’amante di lui, Diana (Ylenia Di Corrado). Da questo momento Filumena ritorna al suo ruolo di donna attiva, al quale ha abdicato per lungo tempo sopportando tutte le angherie di Mimì, che culminano nei convincenti e toccanti monologhi di Caterina Panunzio. La Filumena catturata dalla Panunzio è lontana dai contorni duri della Filumena à la Loren, mentre ad emergere è una figura femminile dai tratti più eterei e controllati. Filumena svela di avere avuto tre figli (interpretati da Matteo Chincarini, Gerry Cesarini e Michele Cappetta) e uno tra questi è figlio di Mimì. Non più padrone della vita di Filumena, Mimì si trova per la prima volta a dipendere dalla donna, “a chiedere l’elemosina” a Filumena, che fino all’ultimo non svelerà il nome del figlio naturale di Mimì. Filumena passa dal ruolo di donna subordinata a quello di mater ristabilendo il principio dell’onore della famiglia sulla falsa morale del sistema familiare borghese. Non esistono figli prediletti, né figli naturali: a Mimì la “donna” insegnerà il valore supremo della famiglia über Alles.

Come in un gioco delle parti i servitori Alfredo Amoroso (Nicolino Santangelo) e Rosalia Solimene (Nadia Marchetti), saranno uno dalla parte dell’uomo, l’altra a spalleggiare Filumena. Sia Santangelo che Marchetti, così come Vittoria Polastri nella parte di Lucia e Laura Menghi nelle vesti dell’avvocato, hanno conquistato il pubblico con la loro simpatia e capacità interpretativa.

Senza ma e senza se, a convincere è il protagonista Enrico Apicella, punta di diamante e vera scoperta della rigenerata compagnia del maestro Tortora. Il giovane Apicella ha convinto tutti e non pochi sono quelli che hanno riconosciuto in lui, oltre ad un naturale talento recitativo, la somiglianza con il grande Mastroianni. Il pathos che ha fatto trasudare dal personaggio è stato palpabile e all’unisono è stato subito acclamato dal pubblico.

Ricordiamo la presenza del maestro sul palco nel ruolo del primo cameriere, accompagnato da Guido Trotter nei panni del secondo cameriere e del personaggio di Teresina, interpretata da Elisabetta Officio.

La donna, vero centro tematico e rappresentativo di questa opera teatrale, è richiamata anche dallo stesso nome della compagnia di Luigi Tortora. “I-Talìa”, nome della compagnia teatrale in attivo dal 2010 sulla scena culturale di Monaco di Baviera, riprende la dea Thalìa protettrice e musa della commedia.

 

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