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Categoria: Cultura italiana a Monaco
Pubblicato Domenica, 05 Dicembre 2010 18:49

Dare una faccia all’anima

Intervista all’artista Enzo Arduini

Seit knapp 30 Jahren ist Enzo Arduini als freischaffender Künstler tätig. Er verwirklicht aufgrund seiner klassischen Ausbildung und der ständigen Suche nach neuen Möglichkeiten seine künstlerischen Ideen mit völlig unterschiedlichen Materialien und Techniken. Dabei verwendet er unter anderem Marmor, Bronze, Silber und Gold. Er schnitzt Holzskulpturen, malt mit Ölfarben und fertigt Keramikobjekte. Unabhängig von der Wahl des Werkstoffs beschäftigt sich Enzo Arduini bevorzugt mit dem Thema Mensch.
Bei seinen Gemälden tauchen Figuren auf, deren Umrisse mit schwungvollen Pinselstrichen konturiert sind,
Gesichter zeigen sich expressionistisch reduziert. Seine Skulpturen sind von klaren Körperlinien geprägt, sie erhalten durch die künstlerische Betonung der jeweiligen Materialeigenschaft eine Licht-Schatten-Modulierung. Farben dienen plötzlich nicht mehr nur der Kolorierung, sondern erhalten eine eigene Aussagekraft. Sie drücken eine Sehnsucht nach Wärme und Geborgenheit aus, oder aber sprechen von erfrischender Lebendigkeit. Enzo Arduinis Kunst wirkt nie bedrückend, eher noch geheimnisvoll und feierlich.
Unaufdringlich laden seine Werke zu einem Gedankenspaziergang über sich und seine eigene Welt ein. Gefühle werden
angesprochen, Stimmungen zum Klingen gebracht, ohne dass der Betrachter sich bedrängt oder überrollt fühlt. Arduini gestaltet nach außen hin sichtbare Kunstwerke, die man nach innen zu seinem eigenen Ich schauen lassen. Der Vollblutkünstler gestaltete als Siebzehnjähriger sein erstes 20 Quadratmeter großes Wandgemälde in einer Schule in Frosinone unter der Leitung von Professor Giuseppe Modica. Er absolvierte eine professionelle Ausbildung in Malerei und Bildhauerei in Rom. (Dr. Barbara Haubold)

 

M. Cristina Picciolini


C’è anche un numero dei sentimenti dell’anima e della virtù mediante il quale l’anima è tenuta lontana dalla deformità della stoltezza e ricondotta alla forma e alla bellezza della sapienza, e c’è anche un peso della volontà dell’amore.
(Sant’Agostino, De Genesis ad litteram)

La ricerca del pittore e scultore Enzo Arduini viaggia da trent’anni sull’espressione e sul colloquio con l’uomo come unione e reciproca relazione tra anima e corpo.In questo tempo che scorre velocemente Enzo osserva i particolari che lo circondano e li sintetizza in pennellate forti e decise. Coglie l’attimo e lo trasforma in riflessione.

L’esperienza scultorea, complessa, densa, non solo materica, ma compatta anche nella sua marmorea fibra poetica ed addirittura nella sua rocciosa forza mentale, diventa all’improvviso leggera e trasparente, forte e invincibile.

 

Le sue forme, apparentemente dolci e rotonde, sembrano rispecchiare un pensiero che si è sposato con la sua forma ideale.

Silenzioso artigiano, paziente levatrice della forma, chiude il sentimento nel pudore, sigillato nel silenzio d’un affetto, come nel ricordo della “musa addormentata” di Brancusi.


INTERVenti (IV): Ciao Enzo, raccontaci da quanti anni vivi e lavori a Monaco?
Enzo Arduini (EA): Da molti anni, direi 30, precisamente quando m’innamorai di mia moglie Ulrike. Avevamo poco più di vent’anni, io studiavo all’Accademia di Belle Arti di Roma e lei si trovava nella capitale per lavoro. Sedevo sugli scalini di Piazza di Spagna in una giornata di primavera quando all’improvviso rimasi colpito da una figura esile e solitaria, allora mi avvicinai e da tipico italiano, iniziai a corteggiarla. Grazie al cielo il suo italiano sciolto e spontaneo ci diede la possibilità di dialogare, al contrario del mio tedesco che mi limitava a poter pronunciare un timido “Ja” e “Nein”. Da quel momento nacque la mia scelta di trasferirmi in Baviera. Lasciai la mia terra arida e senza prospettive di lavoro con poco rammarico. Ero giovane e curioso e nonostante le difficoltà di adattamento legate al clima e alla lingua, riuscii a superare il “giro di prova bavarese”.

(IV): Come e quando iniziò la tua carriera artistica?

(EA): All’inizio mi adattai a fare qualsiasi tipo di lavoro, poi con i primi risparmi mi comprai un piccolo tavolo per disegnare. Facevo molti schizzi a carboncino su carta semplice, cercavo di venderli per pochi marchi pur di farmi conoscere e avere un po’ di soldi da reinvestire. Erano bei tempi, la gente investiva volentieri ed io mi circondavo sempre più di clienti interessati alla mia pittura, finché un bel giorno aprii uno studio. Nel mio primo studio nella Balanstrasse iniziò il vero approccio con la scultura che avevo semplicemente abbozzato, ma non certo dimenticato, tra le mura dell’Accademia di Roma con artisti come De Chirico, Fazzini e Guttu

(IV): Parliamo di questa tua maestria d’interagire tra pittura e scultura. Come avviene?
(EA): Per me la pittura e la scultura vivono uno accanto all’altra. Non c’è una che vive per un attimo distante dall’altra. Preparo sempre degli schizzi che poi spesso diventano dei veri e propri disegni e molto spesso dei quadri pittorici, dopodiché inizio ad essere stimolato per riprodurli a livello tridimensionale.


(IV): Quali sono i materiali che hai usato maggiormente in passato e quali sono quelli che usi oggi?
(EA): I materiali sono quelli di sempre e credo nella scultura di averli usati praticamente quasi tutti. Ho sempre lavorato volentieri la creta in svariatissime dimensioni, e dei lavori più interessanti ne ho fatto sempre copie in gesso e in bronzo. Poi la curiosità di sperimentare più avanti le materie del legno e del marmo è arrivata automaticamente. Da circa un anno percorro parallelamente una nuova ricerca, la ceramica con la tecnica dell’ingobbio, e la porcellana un materiale particolarmente difficile da trattare, ma che mi ha sempre incuriosito. Volevo fare delle nuove prove coloristiche su forme già modellate in passato. Il risultato è stato fantastico, ho provato un emozione straordinaria è stato come nascere di nuovo.
(IV): La porcellana fino a che dimensioni riesci a lavorarla?
(EA): Per adesso sono riuscito a lavorarla fino ad 1 metro x 1 metro .(IV): La tua personalità si “ritrova “nelle tue opere, dove l’incontro della materia con il sentimento sembrano creare deidialoghi silenziosi.
(EA): Sì i miei volti, sono volti schizzati, linee nitide che convergono in un viso dall’aspetto quasi arcaico, senza una necessaria ricerca del volume. Sono sembianze libere alla ricerca dei loro spazi qualche volta mascherati da un velo di mistero che lasciano trasparire il passaggio tra la vita e la morte, tra la parola e il silenzio.(IV): Quali sono i temi preferiti?
(EA): I temi del bacio, il respiro, la stella, la cometa e l’aquilone, mi seguono e ci inseguiamo da anni. Nella scelta coloristica il blu, l’oro e l’argento dominano da tanti anni nei miei quadri, ma ultimamente sempre di più si affacciano diverse tonalità di rossi. Le porto nei miei quadri, e le traduco nella ceramica e nella porcellana sperimentandoli fino all’esaurimento. Qualche volta simboleggiano il desiderio di calore umano e di sicurezza, e qualche volta credo semplicemente che sia un espressione della mia frizzante vitalità che trasformo in un sogno salvificante e che mi aiuta a spingermi in avanti verso una metà in questo mondo “apperentemente” sterile.


(IV): La tua ultima scultura in marmo di Carrara che hai realizzato presenta una lacerazione in color oro, s’intitola la “ferita”. C’è qualcuno in particolare che ti ha lasciato una ferita?

(EA): In ognuno di noi c’è una ferita, e forse quella è una di quelle che si è cicatrizzata male e che è rimasta aperta, che abbiamo nascosto a noi stessi, rimuovendole a volte , ma che ogni tanto provocano dolore proprio perché “ferite”. E le ferite dell’anima spesso sono le più dolorose da guarire, mentre è sempre più facile risanare una piccola cosa che ci hanno fatto.
(IV): Ti dispiace non aver avuto la possibilità di vivere più esperienze artistiche in Italia?

(EA): Sì, da una parte mi dispiace molto, perché l’Italia rimane comunque la mia patria, con i suoi ricordi. Ma dall’altra parte è un paese che ho anche preferito osservare a distanza, per tornarci sì, ma solo per le vacanze e per lavorare qualche volta nel silenzio della campagna Toscana dove mi sono lasciato adottare volentieri da più di dieci anni.Quando sono in Italia dopo un po’ sento il bisogno di tornare a Monaco dove sono i miei amci i miei allievi, i miei figli e desso anche una splendida nipotina che non mi lascerà scappare più tanto spesso.


(IV): Enzo, che cos’è l’Arte per te ?

(EA): L’Arte è un enorme forma di espressione e di comunicazione che ha la grande capacità di rompere barriere, le differenze e le ignoranze pericolose e dannose che generano solo squilibri ed indifferenza, permettendo la riscoperta di se stessi attraverso l’altro.

(IV): Hai un messaggio chiaro e più forte?

(EA): Il mio messaggio è che l’uomo è creativo, l’uomo è forte, l’uomo è qualcosa di più dei modelli che ci vengono proposti. Fuori il coraggio, fuori la grinta per diventare quello che siamo e non quello che dobbiamo essere!

(IV): Quando esci dal tuo studio e ti avvii verso casa qual è uno dei pensieri che affastella la tua mente?
(EA): Che c’è troppo rumore, troppe ripetizioni, troppe parole. Il “tutto” sembra uguale al “nulla” … forse sarà il caso di fare un po’ di silenzio !

2008-2 pg 4

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