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Categoria: Cultura italiana a Monaco
Pubblicato Venerdì, 27 Gennaio 2012 08:40

Il rito del "ricatto"

Pippo Delbono debutta al Residenztheater di Monaco di Baviera

Im Januar wurde im Residenztheater “Erpressung”, das neue Stück des italienischen Regisseurs Pippo Delbono, uraufgeführt. Zum ersten Mal hat Pippo Delbono mit einem deutschen Ensemble an einem Stadttheater gearbeitet. Aus dieser Erfahrung entstand ein Stück über deutsch-italienische Verhältnisse, historische Verantwortung und Erpressung.

Laura Martegani

Monaco, 21 gennaio 2012
C’era ovviamente da aspettarselo che con il nuovo direttore artistico il Residenztheater avrebbe proposto novità in cartellone. Certo è che molti (la sottoscritta in primis) sono rimasti sorpresi nel leggere in programma la realizzazione di una nuova pièce da parte di Pippo Delbono,
un registra teatrale e cinematografico pluripremiato in Italia ma praticamente sconosciuto in Germania.
Pippo Delbono inizia la sua carriera negli anni ottanta con il primo spettacolo “Il tempo degli assassini”, dopo il quale incontra Pina Bausch, che lo invita a lavorare al Wuppertaler Tanztheater.


La svolta drammaturgica del teatro di Pippo Delbono avviene con “Barboni” nel 1997, spettacolo messo in scena con persone provenienti dai margini della realtà, che vede come protagonista Bobo, un uomo sordomuto ed analfabeta, che il registra incontra nel manicomio di Anversa. Da quella esperienza Bobo diventa “elemento” fondamentale del teatro di Delbono - presente anche in una proiezione video dello spettacolo “Erpressung”.
“Erpressung” (ricatto) ha debuttato il 14 gennaio al Residenztheater.
Pippo Delbono per la prima volta crea uno spettacolo in Germania con attori della tradizione tedesca. E per la prima volta non recita in un suo spettacolo.
Il regista afferma a proposito di “Erpressung”: "Penso allo spettacolo come a una pièce: un rito. Dove si riproduce un gioco delle parti, intercambiabili, tra chi domina e chi è dominato, tra chi è perdente e chi è vincente tra chi ricatta e chi è ricattato."
Il lavoro del regista nasce quindi dalla parola “ricatto” che viene resa scenica attraverso la rappresentazione di piccoli gesti quotidiani nell’amore, nella politica e nella religione.
Lo spettacolo si apre con la bravissima Marie Seiser che illustra le buone maniere a cui le donne si debbono attenere. Attraverso i suoi semplici gesti traspare un ricatto alla donna e al suo ruolo convenzionale nella società: una donna frivola che non può far trasparire i propri sentimenti. Accanto a lei Pippo Delbono mette in scena un’altra figura molto forte: la figura del padre/insegnante che perde la sua funzione di mentore, in quanto si adira contro il figlio, perché quest’ultimo non riesce a suonare correttamente uno strumento, e riversa su di lui le sue frustrazioni.
Le forti scene di ricatto - come quella sull’affidamento dei figli di una coppia divorziata - vengono regolarmente interrotte da un presentatore, caricatura ben riuscita di entertainer televisivo, che elogia ed al tempo stesso si fa beffa dei cliché che i tedeschi hanno riguardo alla cultura italiana: “Azzurro” di Adriano Celentano è il sottofondo musicale che accompagna barzellette alla Pierino e giochi illustrati dalla provocante valletta di turno.
Ogni tanto viene proiettato in scena un video girato dal regista stesso, nel quale egli racconta della difficile esperienza di lavorare in una dimensione completamente nuova, con attori appartenenti ad una realtà diversa dalla sua. Da una parte Pippo Delbono, regista che oltre alle parole racconta con la musica, la danza, la poesia, e dall’altra parte gli attori tedeschi, che lavorano normalmente partendo da un testo ed interpretando psicologicamente i suoi personaggi. Il regista scrive riguardo all’esperienza al Residenztheater: “Vengo da un paese corrotto, ferito, che ha toccato il fondo di una volgarità senza volerla mai vedere. Un paese cullato dalla sua cultura, dalla sua arte del passato. (...) E mi ritrovo ora in un paese al centro delle ripresa economica, della efficienza, un paese che però porta ancora i segni laceranti di ferite mai chiuse.”
In “Erpressung” assume inoltre un forte valore lo spazio scenico che durante la rappresentazione continua a mutare se stesso, passando dalla monumentalità delle grandi stanze, all’intimità di piccoli vani. Le stanze sono la rappresentazione delle stanze della mente, che in un continuo aprirsi e chiudersi svelano i segreti della nostra vita.
I cambiamenti scenici sono accompagnati da una splendida colonna sonora, che a sua volta definisce il percorso narrativo: dal rock di Nina Hagen con “Unbeschreiblich weiblich” (incredibilmente femminile ndr), che accompagna una scena di forte impeto fisico, alle sonate classiche di Balenescu, che accompagnano scene di riflessione.
Pippo Delbono riesce con “Erpressung” a porre domande allo spettatore riguardo alla società, al vivere contemporaneo, alla politica, sporgendo lo sguardo verso il nostro passato storico e verso le ferite, che si pensava si fossero rimarginate, ma che sono vive più che mai - il video, girato al campo di concentramento di Dachau con Bobo, ne è un esempio.
Un ringraziamento speciale dunque al Residenztheater per aver dato ad un artista italiano così importante come Pippo Delbono la possibilità di presentarsi qui a Monaco. 


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