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Categoria: Cultura
Pubblicato Lunedì, 09 Maggio 2022 05:47

La collezione d'arte Menarini si arricchisce con Raffaello

In Florenz wurde die Monografie der Menarini-Kunstsammlung während eines Videokunst-Events präsentiert

Nicoletta Curradi

Firenze, 8 maggio 2022.
Ha saputo rappresentare l’armonia pur vivendo in un periodo di tensioni e lacerazioni. È stato emblema del Tardo Rinascimento e il primo ad ergersi come paladino della tutela dell’antichità. Raffaello Sanzio è il protagonista del volume della collana d’arte del Gruppo Menarini presentato, con un evento di video-arte, nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte a Firenze, primo centro italiano per le Esperienze di Arte Immersiva.

Curata da Cristina Acidini, già soprintendente dei musei d’arte di Firenze ed oggi presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, la monografia collega vita e opere mettendo in rilievo l’evoluzione dell’aspetto umano e artistico di Raffaello. E punta l’attenzione su un aspetto biografico meno noto, che ne fa capire l’attualità, ovvero sul suo impegno per la tutela dei monumenti antichi, un concetto che, nei secoli successivi, farà tanta strada e sarà all’origine della moderna tutela delle belle arti.

“All’epoca - spiega Acidini - si stava spogliando quanto restava dell’Antica Roma: si fondevano bronzi, si smontavano templi per riutilizzare in modo spregiudicato i pezzi. Raffaello è la prima voce autorevole a ergersi contro il dissennato sfregio delle rovine romane. Si rende conto del danno che si sta facendo e, nel 1518, scrive a papa Leone X chiedendo di fermare quello scempio. Il papa lo capisce e lo nomina “Prefetto dell’antichità”, una sorta di soprintendente, il primo nella storia a ricevere questo incarico”.

Un ruolo, quello di Raffaello, che sottolinea la necessità di tutelare, proteggere e conservare le tracce del passato. Rispettare l’arte e favorire il più possibile la sua divulgazione è anche una delle missioni di Menarini. Quella tra il Gruppo e l’arte, infatti, è una lunga tradizione che continua nel tempo e si rinnova.

“Con la pubblicazione annuale delle monografie d'arte, per quasi settant'anni Menarini ha avuto la capacità, ma soprattutto la costanza e l’intelligenza, di portare avanti molteplici messaggi: far conoscere i maestri italiani, salvaguardare il patrimonio artistico nazionale e farne apprezzare la singolare eccezionalità - spiega Giovanni Carlo Federico Villa, docente di Storia dell'arte moderna all'Università degli Studi di Bergamo e direttore di Palazzo Madama a Torino. Questi volumi raccontano a un pubblico di non addetti ai lavori la grande arte toscana, romana e veneta, del Rinascimento e non solo, facendone scoprire, anno dopo anno, protagonisti noti e meno conosciuti. Le monografie hanno così spaziato da Beato Angelico, Antonello da Messina, Michelangelo e Caravaggio ai Lorenzetti, Benozzo Gozzoli e Pollaiolo. E questo - prosegue Villa - ha permesso anche agli storici dell'arte di raccontarli, non attraverso saggi specialistici o con un linguaggio rivolto ai colleghi, ma con una narrazione attraente e comprensibile da tutti”.

Avvicinare all'arte italiana è una sfida che Menarini porta avanti anche attraverso le Menarini Pills of Art, pillole video pensate per far conoscere in tutto il mondo le curiosità legate alle opere di artisti rinascimentali: ne sono state pubblicate quasi 600, divise in 8 lingue, con 28 milioni di visualizzazioni. L’ultima, appena pubblicata, racconta gli aneddoti dell’opera di Raffaello “Guido Baldo da Montefeltro”.

“Firenze, culla del Rinascimento e sede della nostra casa madre, ha accolto negli anni i più grandi artisti di sempre, tra cui Raffaello - hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini -. A poco più di cinquecento anni dalla sua morte, Menarini ha voluto celebrare questo grande artista e tutti i pittori rinascimentali protagonisti della storica collana d’arte del Gruppo inaugurata più di mezzo secolo fa”.

Raffaello era lontano dallo stereotipo dell’artista introspettivo e ribelle come oggi lo intendiamo, ed era pienamente inserito nella società del suo tempo. La sua amabilità e capacità di dialogare con tutti, dalle persone semplici ai potenti, è uno dei fattori che ne hanno determinato il successo: dovunque è stato ben accolto e dovunque si è fatto ben volere. Non era un solitario, non temeva di avere intorno persone di valore, ma era un imprenditore in senso moderno, con spiccato senso per le pubbliche relazioni.

“Vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, nato a Urbino da padre pittore, Raffaello Sanzio si sposta per lavoro a Città di Castello, Perugia e Siena, dove collabora alla Libreria Piccolomini nella cattedrale. Poi si trasferisce a Firenze per continuare a perfezionarsi. “Ha circa vent’anni - spiega Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno - e vi trova Michelangelo e Leonardo da Vinci. Qui impara moltissimo e crea moltissimo, come la Madonna del Cardellino e i ritratti di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi, ma inizia anche il percorso della pittura monumentale, con la pala Dei, destinata alla Basilica di Santo Spirito. Ma questa era solo una tappa. Nei primi del Cinquecento viene chiamato a Roma per un’offerta irrinunciabile: lavorare alle stanze private del papa Giulio II. E di lì in poi sarà un susseguirsi di successi che lo porteranno a diventare architetto perché il papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, ne finanzierà gli studi per dargli infine l’incarico di progettare la Basilica di San Pietro, il punto di riferimento della Cristianità”.

Nel 2020 si è celebrato il cinquecentenario della morte di Raffaello e la ricorrenza ha riacceso le luci su questo straordinario artista, che apparentemente non sembra appartenere al prototipo di quelli che la nostra epoca sente vicini, come potrebbe essere un Caravaggio o una Artemisia Gentileschi. “Il suo stile - prosegue Acidini - è diverso dalla nostra sensibilità, non ci parla di tormenti spirituali, è invece il testimone dell’armonia e della grazia, offre con naturalezza un mondo ideale, nella cui contemplazione forse proprio oggi, dopo due anni di pandemia Covid-19, verrebbe il desiderio di immergersi. Questo sembra in effetti in apparente contraddizione con la sua biografia, perché Raffaello ha vissuto in un mondo attraversato da guerre, scismi e lacerazioni all’interno della chiesa, violenze psicologiche e tormenti sociali. Nonostante ciò, dipinge e scolpisce creando immagini di armonia, che sembrano appartenere a una sfera ideale, eppure profondamente presente e realistica nei dettagli naturali”. Sintesi di questo e vero e proprio simbolo del Rinascimento maturo, è la Scuola di Atene, che in un teatro immaginario del sapere universale, rappresenta un dialogo affascinante e impossibile tra 58 filosofi e matematici vissuti in epoche diverse, è l’opera mirabile e visionaria che parla di speranza, di una umanità in grado di raggiungere vertici sublimi.

La presentazione si è svolta nella suggestiva chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte: colore, luci, immagini che si rincorrono sulle pareti, un vero e proprio evento di video-arte ospitato in uno dei capolavori sconosciuti del patrimonio architettonico fiorentino. Dal 2015, grazie a Crossmedia Group, la chiesa vicinissima al Ponte Vecchio è rinata con il nome di Cattedrale dell’Immagine, trasformandosi nel primo centro permanente italiano per le Esperienze di Arte Immersiva: il modo migliore per entrare a contatto a 360° con i grandi capolavori dell’arte (www.cattedraledell'immagine.it/). 

 

 

 

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