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Evasione fiscale: possiamo combatterla

Procedere anche ai pagamenti più piccoli e irrisori senza contanti, potrebbe essere un contributo non insignificante per alleviare il carico dell'evasione fiscale e con questa della crisi economica

Franco Casadidio

Terni, 26 luglio 2012
La proposta è semplice quanto sconvolgente: abolire il denaro contante. A proporla per la prima volta in Italia non è stato un pericoloso sovversivo, né un movimento anarchico o il demagogo di turno, bensì la seria e professionale conduttrice di uno dei migliori programmi giornalistici della tv italiana: lei è Milena Gabanelli e il programma è Report.

Il ragionamento, come detto, è semplice: visto che il nostro Paese è ai primissimi posti nel mondo per evasione fiscale, e visto che il governo Monti tra le prime misure anticrisi ha imposto il divieto di pagamenti in contanti per importi superiori ai mille euro per assicurare tracciabilità ai flussi finanziari, abolire il contante permetterebbe di tracciare automaticamente tutte le transazioni finanziarie, il ché renderebbe difficilissimo, se non impossibile, nascondere i soldi all’erario.

Assegni, bonifici e carte elettroniche al posto dei contanti. Già, ma come si può abolire il denaro contante? Anche qui l’idea è semplice: utilizzando assegni, bonifici e carte elettroniche per tutti i pagamenti, da quelli più consistenti a quelli di importi minimi come il semplice caffè al bar, ma anche istituendo una tassa sul contante che potrebbe configurarsi in un'imposta percentuale sui prelievi fatti in banca o presso gli sportelli ATM (Automated Teller Machine: "sportello automatico" ndr).

In sostanza, se si preferisce utilizzare il contante invece che pagamenti tracciabili, ad ogni prelievo effettuato verrebbe applicata una commissione del 30% (ipotesi Report) così da “invogliare” diciamo così, all’uso di strumenti di pagamento alternativi.

Come era facilmente prevedibile, la proposta ha suscitato un dibattito molto acceso e articolato, sconfinato -come purtroppo avviene spesso in questo Paese- nella demagogia più bieca subito cavalcata da molti politici, ma anche da rappresentanti del mondo sindacale, economico e commerciale, ognuno con i propri interessi di bottega da difendere.

Cominciamo subito col dire che la proposta, o provocazione a seconda dei punti di vista, non è assolutamente sconvolgente e potrebbe essere adottata da subito a costo zero e con innegabili benefici per le casse dell’erario e, di riflesso, di tutti i cittadini onesti che già adesso pagano tutte le tasse fino all’ultimo centesimo.

Partiamo dalla constatazione che al giorno d’oggi ognuno di noi ha un conto corrente con tanto di libretto assegni e che bancomat, carte di credito e prepagate riposano nei portafogli della quasi totalità degli italiani. Sostenere quindi, come fanno alcuni, che abolire il contante vorrebbe dire stravolgere la vita delle persone non è vero in quanto già adesso ognuno di noi avrebbe a propria disposizione i mezzi di pagamento alternativi necessari ad attuare la proposta di Report.

Il problema è che, a differenza di quanto accade in molti altri paesi, a noi italiani il contante piace e pure parecchio. Avere in tasca bei bigliettoni da cinquanta euro dà, evidentemente, un senso di potere tale che una semplice tesserina di plastica non può eguagliare.  --- Superfluo? È un po’ quello che accade ai detentori dei potenti SUV (Sport Utility Vehicle ndr)che sempre più affollano le nostre strade e che, nel poter guardare gli altri automobilisti dall’alto in basso godono di un atavico senso di onnipotenza che li fa sentire padroni del mondo intero.

Nel servizio presentato da Report sono stati mostrati diversi esempi di come si possa vivere quasi senza contante e, con grande sorpresa, abbiamo scoperto che uno dei paesi al mondo in cui si fa più ricorso alle carte di credito non sono gli Stati Uniti bensì la Polonia, paese ingiustamente considerato “arretrato” economicamente anche rispetto al nostro, ma dove i pagamenti elettronici vengono utilizzati anche per acquistare un gelato da pochi centesimi senza che nessuno si stracci le vesti invocando la privacy e prefigurando scenari da grande fratello orwelliano. Già, perché una delle obiezioni più forti alla proposta di Report è proprio quella secondo cui abolendo il contante e tracciando tutti i pagamenti effettuati, si verrebbe a configurare una sorta di stato di polizia con un controllo quasi totale sulla vita e sulle abitudini dei cittadini.

Mezzo miliardo di euro sottratti al fisco solo con il caffè. Del resto per capire come e quanto l’uso del contante generi evasione fiscale, può essere utile riflettere su una banale esperienza personale, riflessione scaturita in una calda e afosa serata estiva che impedendo il sonno favoriva l’elucubrazione mentale.

Trovandomi in vacanza in un albergo della Riviera romagnola, da buon italiano dopo il pranzo non ho mai rinunciato ad un buon caffè così come facevano, del resto, molti altri clienti. Per comodità o abitudine quasi tutti pagavano il costo del caffè in contanti e, nonostante fosse presente e ben in vista il registratore di cassa, nessuno scontrino è stato mai emesso. Così causa insonnia ho provato a fare due conti, tutti approssimati per difetto naturalmente. Considerando che ogni giorno circa cinquanta clienti prendevano il caffè pagando in contanti per un importo complessivo di cinquanta euro e che dopo cena la scena si ripeteva portando così l’incasso giornaliero a cento euro, calcolando tre mesi di attività estiva l’importo incassato complessivamente si aggira sui novemila euro: tutto rigorosamente in nero. Moltiplicando questo dato per il numero totale degli alberghi e degli agriturismi italiani che sono 50.638 (fonte www.istat.it, dati 2010) arriviamo alla stratosferica cifra di quasi mezzo miliardo di euro di guadagni sottratti al fisco: e tutto questo partendo da un semplice caffè.

Si potrebbe andare avanti prendendo in esame molte altre situazioni simili accorgendosi, in questo modo, di quanto contante circoli in Italia quasi senza lasciar traccia con danni incalcolabili per il sistema Paese, soprattutto per i lavoratori dipendenti i cui redditi, spremuti fino all’osso, sono quelli che maggiormente contribuiscono al gettito fiscale, come sottolineato anche recentemente dalla Banca d’Italia.

Forti critiche e obiezioni più o meno fondate. Come dicevamo la proposta è stata oggetto di forti critiche e aspre contestazioni, capitanate, tra gli altri, da “il Giornale”, forse giustamente preoccupato dalla possibilità che anche le molte transazioni del proprio editore potessero essere monitorate, lasciando traccia così dei vari regalucci fatti alla Ruby di turno. Ma una delle obiezioni più forti e che lascia più perplessi è quella che tende a minimizzare gli effetti positivi del provvedimento giustificandosi dietro all’affermazione che la mancata emissione di scontrini e fatture da parte di esercizi commerciali e liberi professionisti costituirebbe la minima parte dell’evasione fiscale totale che andrebbe invece ricercata tra le grandi multinazionali, le quali, appoggiandosi a conti situati nei vari paradisi fiscali (Vaticano compreso, non dimentichiamolo) e sfruttando tutte le possibilità concesse dalle varie legislazioni nazionali, occultano ricavi per miliardi di euro.

Naturalmente nessuno nega il problema delle aziende e delle grandi corporation che, scegliendo come propria sede paesi con sistemi fiscali molto permissivi, riescono a far sparire gli enormi guadagni sui quali altrimenti sarebbero costrette a pagare milioni di euro di tasse. L’esempio fatto precedentemente mostra come, partendo da un semplice caffè, si possa giungere a cifre enormi e che queste cifre, una volta sommate fra loro, raggiungano importi che nulla hanno da invidiare a quelli parcheggiati nei tanti paradisi fiscali sparsi in giro per il mondo. Insomma, per usare una metafora degna del miglior Di Pietro, il Po quando sfocia in Adriatico è un signor fiume ma quando nasce dal Monviso è pur sempre un rigagnolo d’acqua che strada facendo s’ingrossa grazie al contributo di tanti fiumi e ruscelli, i quali, tutti insieme, riescono a dar vita al più grande fiume italiano.

Probabilmente la proposta di Report non vedrà mai la luce per tutta una serie di motivi non ultimo il fatto che, una scelta così radicale, dovrebbe essere condivisa a livello globale per non generare pericolose zone d’ombra nella gestione del denaro in cui le mafie e le organizzazioni criminali andrebbero a nozze. A me piace però pensare che nel nostro piccolo tutti noi possiamo contribuire ad attuarlo almeno in parte, rinunciando al senso di potere che danno i biglietti da cinquanta euro e cominciando ad usare un po’ di più quel rettangolino di plastica che troppo spesso lasciamo inutilizzato nei nostri portafogli. Chissà che tutti insieme non si riesca a combattere questo cancro che sta uccidendo la nostra bella Italia e che riduce ogni giorno di più i servizi essenziali che il welfare di uno stato moderno dovrebbe garantire ai propri cittadini, soprattutto a quelli più onesti.

 

 

 

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