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Dove sono finiti i nastri di Sant'Anna di Stazzema?

Alessandro Eugeni

Roma, 10 maggio 2013.
“Sto per concludere il mio mandato di Presidente e questo è, probabilmente, l’ultimo atto pubblico che compio e sono felice che sia qui”:
lo ha dichiarato Giorgio Napolitano il 24 marzo scorso a Sant’Anna di Stazzema (Lucca) – a poco meno di un mese dalla sua seconda rielezione - durante lo storico incontro con il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Joachim Gauck. Storico perché si tratta del primo in assoluto tra i Capi dello Stato italiano e della Germania in un luogo che, negli anni dell’occupazione tedesca in Italia, fu teatro di una della più efferate stragi nazifasciste: 560 civili - quindi estranei alla guerra (tra essi non c’erano partigiani) - tra cui vecchi, donne e 130 bambini compresa una neonata, furono barbaramente trucidati il 12 agosto 1944.

Ma, alla luce degli accadimenti successivi, questo appuntamento dimostra di aver avuto un’importanza forse ben superiore alle attese: quello di dare la forza propulsiva al riesame di una recente sentenza che è all’epoca risuonata come beffa ed insulto alla Memoria.

Ricordo che non molti mesi fa, il 1° ottobre del 2012, la Procura di Stoccarda archivia, per insufficienza di prove documentali, le indagini sulle otto ex SS ancora in vita che parteciparono alla strage. Un giudizio che vanifica la sentenza italiana di condanna pronunciata dal Tribunale militare di La Spezia nel 2005 e con esso anni di indagini. Già dopo quest’ultima sentenza la Germania aveva rifiutato l’estradizione degli imputati, che hanno potuto continuare a vivere la vita di sempre nel loro paese. Lo storico Carlo Gentile - ricercatore presso l’Università di Colonia, specialista della Storia dell’occupazione tedesca, dei crimini nazisti e della guerra partigiana, nonché consulente per le autorità giudiziarie italiane e tedesche in procedimenti penali per crimini di guerra - viene allora incaricato dall’Associazione dei parenti delle vittime di Sant’Anna di Stazzema di verificare tutto quanto, testimonianze e documenti, potesse essere utile all’incriminazione. Le indagini di Gentile avrebbero individuato errori e trascuratezze relativi a dati storici, topografici ed agli accadimenti temporali di quel 12 agosto. La perizia dello storico viene quindi trasmessa alla Procura di Stoccarda. Il 31 gennaio 2013 l’avvocatessa Gabriele Heinecke di Amburgo consegna presso la stessa Procura il ricorso contro la sentenza di assoluzione, firmato da Enrico Pieri, presidente dell’Associazione “Martiri di S. Anna di Stazzema”, giunto per l’occasione dall’Italia.

L’incontro del 24 marzo è stato possibile grazie alla lettera consegnata nel mese di febbraio dallo stesso Pieri a Napolitano e da destinare a Gauck in occasione della visita di Stato in Germania.

A Sant’Anna di Stazzema i due Presidenti firmano insieme la targa bilingue che accompagna il loro omaggio alle vittime: “Davanti a questo simbolo/ memoria perenne/ delle atrocità della guerra/ e della barbarie nazista e fascista/ nel rendere omaggio/ alle vittime inermi/ ci incontriamo fratelli tra fatelli/ cittadini dell’Europa unita/ alfieri dei princìpi/ di pace democrazia libertà giustizia.”

“Vor diesem Symbol/ des ewigen Gedenkens an die Schrecken/ des Krieges und der Barbarei des Nationalsozialismus und/ Faschismus/ in Ehrerbietung/ für die wehrlosen Opfer/ begegnen wir uns/ Brüder unter Brüdem/ Bürger des geeinten Europas/ Verfechter der Grundsätze/ von Frieden, Demokratie, Freiheit und Gerechtigkeit.”

A riscontro delle parole di Napolitano citate in apertura, il Presidente Joachim Gauck ha affermato in nome del popolo tedesco che “il nostro senso di giustizia è profondamente ferito se non si arriva a provare la colpevolezza dei responsabili per il fatto che gli strumenti dello stato di diritto non lo consentono. La conciliazione non può essere oblio, i crimini compiuti qui non possono essere dimenticati”.

E il 12 aprile, a distanza di pochi giorni dalla visita dei due Capi di Stato, lo Spiegel on-line, citando i risultati delle indagini di Gentile, pubblica un’inaspettata rivelazione: è possibile che la Germania riapra le indagini che, di fatto, sembravano definitivamente chiuse.

Ma ad una apertura tra Stati esteri, fa da contraltare un atto apparentemente innocuo, che qui di seguito racconto brevemente.

Il 5 aprile scorso sono ospite di Enrico Pieri, che il 12 agosto del 1944 aveva solo dieci anni e nella strage perse l’intera famiglia. Con la sua macchina mi accompagna all’Ossario delle vittime di Sant’Anna di Stazzema. Presenti altri due ospiti tedeschi, i coniugi Franziska e Cornelius Heyde, medici di Peissenberg, nell’alta Baviera. Tutti insieme a rendere anche noi il nostro omaggio alle vittime. Ma un profondo senso di fastidio e di disagio mi investe – e tale ritengo sia stato il sentimento degli altri presenti - nel constatare che i due nastri che accompagnavano la corona d’alloro, con le iscrizioni della Repubblica italiana e della Repubblica Federale di Germania, a pochi giorni dalla deposizione erano stati asportati.

Ne parlo qualche giorno dopo al telefono con il Sindaco di Stazzema, Michele Silicani, il quale sdrammatizza la cosa definendola “una ragazzata”.

Non è un episodio casuale, dato che mi risulta che casi analoghi si siano verificati in altri luoghi della Memoria, l’ultimo dei quali a Padule di Fucecchio (Pistoia), dove sono stato invitato per la cerimonia del 5 aprile scorso, organizzata dall’Associazione culturale italo-tedesca “Azzurro Bianco” e dal Comune di Peissenberg, con i sindaci di Larciano, Antonio Pappalardo, e del Comune tedesco, Manuela Vanni e celebrata in ricordo della strage che causò la morte di 184 civili. La delegazione di 40 tedeschi depone una corona di rose bianche e margherite lilla. Il nastro che la accompagnava, con l’iscrizione “Il Comune di Peissenberg – Per non dimenticare le vittime del 23 agosto 1944”, sparisce tre giorni dopo.

Ritengo che abusi apparentente innocui come questo (e l’Italia può compilarne un fitto elenco) non siano da sottovalutare, in quanto testimonianza di un vuoto culturale e di una radicata assenza di senso civico e, per piccoli che siano, debbano essere per dovere morale sempre denunciati. Anche in questo modo possiamo continuare a nutrire la Memoria. C’è chi ritiene scomodo, se non inutile o addirittura anacronistico, ritornare ancora oggi sui temi delle stragi nazifasciste e della giustizia. E su tutto, rimane ancora la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja del 3 febbraio 2012 che, riconoscendo il diritto all’immunità della Germania, stabilisce che questa non dovrà risarcire le vittime italiane degli eccidi nazisti. Così, in un alternarsi incessante, la porta ora si apre ora si chiude. E’ un percorso giudiziario tortuoso, incerto, la cui genesi è molto ben delineata da Filippo Focardi in La questione dei processi ai criminali di guerra tedeschi in Italia: fra punizione frenata, insabbiamento di Stato, giustizia tardiva. Sentenze opposte di tribunali, omaggi alle vittime e negazionismo, recupero della Memoria e tentativi di revisionismo, aperture fra Stati e piccoli saccheggi. Intanto, i morti di Sant’Anna di Stazzema non trovano ancora la meritata pace. Ad accompagnarli da vicino, nel loro stesso territorio, rimangono gesti di inciviltà, chiari segnali di una Memoria difficile.

 

Alessandro Eugeni, autore de: IL FALEGNAME DI OTTOBRUNN - Processo a un criminale di guerra.
Prefazione di Andrea Camilleri. Pacini Editore

Per gentile concessione dell'autore. L'articolo verrà pubblicato anche su L'Unità

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