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Categoria: Ecologia
Pubblicato Martedì, 07 Dicembre 2010 09:16

Curare l’ambiente per curare noi stessi

Intervista al Dott. Roberto Romizi, Presidente dell’Associazione Italiana Medici per l’ambiente

Im Interview mit Dr. Roberto Romizi, Präsident der ISDE (Italienische Gesellschaft der Umweltärzte), erfahren wir über die Philosophie und die Aktivitäten seines Vereins. Er stellt uns ein Kurzporträt von Prof. Lorenzo Tomatis vor. Der kürzlich verstorbene Wissenschaftler war der Begründer der so genannten „primären Prävention“.Das Zusammenspiel von Medizin und Umwelt wird zu oft vernachlässigt.

Franco Casadidio

“Tutti gli uomini sono responsabili dell’Ambiente. I medici lo sono due volte. Fino a quando possiamo restare indifferenti?” Queste le parole che campeggiano sulla home page dell’ISDE, l’associazione medici per l’ambiente.

In questa breve intervista, il Presidente dell’ISDE Italia, Dr. Romizi, ci illustra la filosofia e le attività dell’associazione e ci parla di Lorenzo Tomatis, uno dei più grandi scienziati italiani, recentemente scomparso dopo una lunga vita dedicata alla ricerca sul cancro e alla sua prevenzione.


INTERVenti (IV): Dr. Romizi può illustrarci brevemente cos’è l’ISDE?

Romizi (Rom): L’ISDE, fondata il 25 novembre 1990, unica al mondo nel suo genere, riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’OMS, ha come scopo principale quello di curare l’ambiente nella sua globalità, per poter garantire un futuro all’umanità. L’Associazione Medici per l’Ambiente è nata per stimolare l’impegno dei medici per la salvaguardia dell’ambiente sia in quanto medici

che abitanti della terra.

Dal momento che i rischi per la salute sono inequivocabilmente legati al degrado ambientale e agli stili di vita, i medici devono orientare il loro ruolo professionale e civile per promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale; oggi infatti, l’inquinamento dell’ambiente di vita e di lavoro è sempre più spesso causa o motivo di aggravamento di numerose patologie.

La dimostrazione che molti processi patologici trovano una loro eziopatogenesi in cause ambientali, quali l’accumulo di inquinanti nell’aria, nell’acqua, nel suolo e nel cibo, e l’esistenza su scala mondiale di gravi e irreversibili dissesti ambientali, hanno sollecitato una crescente attenzione del mondo medico verso questi temi. Da decenni nei convegni medici si parla di salute, di ambiente, di inquinamento e i ricercatori si impegnano per evidenziarne le correlazioni.

Queste iniziative, che non vanno certamente sottovalutate, non ci sono comunque sembrate espressione dell’intera potenzialità dei medici e degli altri professionisti della salute nei confronti della popolazione e dei politici. Con la nascita dell’ISDE si è voluto valorizzare il ruolo di interfaccia che il medico può svolgere tra il mondo della ricerca scientifica e quello dei tecnici che si occupano di salute, per una corretta diffusione delle conoscenze relative ai problemi della salute legati all'ambiente. Ai medici di famiglia, pediatri e specialisti in tutte le branche che l’hanno fondata, si sono presto affiancati altri operatori della salute e professionisti sensibili alle tematiche ambientali. L’Associazione si è rapidamente affermata ed oggi ne fanno parte migliaia di medici che operano in svariati Paesi dei cinque Continenti, ne promuovono finalità ed obiettivi, nella consapevolezza che la ricerca di nuovi orientamenti compatibili con la vita passa inevitabilmente attraverso la tutela dell’equilibrio ambientale.

IV: Qual è la filosofia dell’ISDE?

Rom: I medici sono una categoria di opinion-leader che si sta sempre più rendendo conto, in  base alla loro esperienza quotidiana, della necessità di impegnarsi, non solo in campo diagnostico terapeutico, ma anche in quello della prevenzione e della identificazione dei fattori di rischio.

Il ruolo del medico si fa dunque sempre più complesso e non può non tener conto del fatto che il degrado ambientale genera nuove patologie ed è indubbiamente determinante per la salute delle generazioni future.

È necessario quindi:

- che i medici di qualsiasi categoria si attivino sulle problematiche di prevenzione ambientale, si riconoscano in un nuovo modello culturale della medicina e recuperino certi fondamentali valori dell'uomo;

- che i medici abbiano la cognizione che prevenzione vuol dire attenzione prioritaria alle problematiche ambientali poiché molte patologie di tipo degenerativo-neoplastico dipendono in larga parte dai fattori ambientali e da stili di vita scorretti; in questa realtà è sempre più limitativo cercare di curare le persone quando l’ambiente che le circonda continua ad essere nocivo;

- che i medici prediligano le strategie di prevenzione per riaffermare che la salute è una priorità nell’ambito delle scelte politiche e che il criterio di scelta è la qualità della vita e non l’interesse economico.

Per far ciò è necessario raccordarsi con quei settori che più possono influenzare gli amministratori e la popolazione, in particolare i media, la scuola, le associazioni, il mondo giuridico e quello economico, sostenere e consigliare le altre categorie professionali e le amministrazioni che promuovano politiche di prevenzione e quindi di salvaguardia ambientale, creando consenso intorno a scelte talvolta scomode e impopolari, così come è necessario intervenire, vuoi anche per via legale, contro i soggetti che perseguono iniziative non rispettose della salute e dell’ambiente.

IV: Quali obiettivi si pone l’associazione?

Rom: Ad un obiettivo tradizionale individuale rivolto verso il paziente il medico deve aggiungere un obiettivo collettivo rivolto alla popolazione nel suo insieme.

I due livelli di intervento individuale e collettivo sono tra loro sinergici; i medici, essendo gli unici a poterli gestire entrambi, hanno una grande potenzialità e responsabilità nella battaglia per la qualità della vita.

Più specificatamente obiettivi dell’ISDE sono: confermare il ruolo etico della professione medica; potenziare le politiche di prevenzione; promuovere la difesa dell’ambiente sia localmente che globalmente al fine di prevenire patologie e rischi ambientali; assicurare le condizioni ambientali necessarie per la salvaguardia della salute ed il miglioramento della qualità della vita della generazione attuale e di quelle future; educare e aggiornare i medici e la popolazione; informare e coinvolgere pazienti, colleghi, studenti, insegnanti e cittadini accrescendone la consapevolezza sulle problematiche ambiente e salute correlate, stimolando iniziative sia pubbliche che private; integrare le politiche di promozione della salute con quelle di sostenibilità ambientale; favorire una base culturale e scientifica sui problemi ambientali promuovendo corsi di formazione, ricerche, convegni; svolgere sulle tematiche relative ad “Ambiente, Salute e Sviluppo Sostenibile” un ruolo di unione tra società scientifiche, associazioni, settori professionali, istituzioni e popolazioni, sia a livello internazionale che locale.

IV: Com’è strutturata sul territorio?

Rom: L’ISDE Internazionale è strutturata attraverso un sistema federativo, organizzato in gruppi nazionali e locali. L’ISDE ha costituito anche un Centro Scientifico, che raccoglie dati e informazioni di interesse sanitario ed ambientale. Pubblica un proprio bollettino elettronico ISDE Italia News. Organizza inoltre attività formative attraverso la “Scuola Internazionale Ambiente Salute e Sviluppo sostenibile” (SIASS).

IV: Chi era Lorenzo Tomatis e qual’è stato il suo legame con l’ISDE?

Rom: Lorenzo Tomatis è stato un grande scienziato, scrittore, insigne maestro, uomo giusto, amico dei cittadini, la cui salute è quotidianamente messa a repentaglio dalla società dei consumi e dalla libertà di inquinamento. Ricercatore di livello internazionale, ha contribuito a diffondere un messaggio scientifico chiaro e una concezione “alta” di politica della scienza. È rimasto sempre libero, anche quando il ruolo e le responsabilità rendevano difficili le scelte e ha saputo denunciare, sempre con grande misura, serenità e stile, l’opportunismo di alcuni uomini di scienza, disposti a venire a patti col potere. Un altro aspetto del suo impegno fu la veemente e accorata denuncia delle disuguaglianze sociali nella esposizione ai cancerogeni ambientali, e quindi dell’intreccio inesorabile tra la povertà e la gran parte dei tumori.

Tomatis è stato pioniere:

- della necessità di una valutazione preventiva, a carico dell’industria, del rischio biologico connesso alle sostanze immesse nell’ambiente;

- del principio di precauzione: di fronte al rischio di un danno irreversibile devono essere prese misure per proteggere la popolazione dagli inquinanti ambientali, anche se non si hanno ancora prove incontrovertibili di nocività; si deve impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi per la salute; si deve evitare che si continui a considerare di fatto l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali saggiare tutto quanto è capace di inventare il progresso tecnologico; Lorenzo Tomatis era ovviamente convinto della necessità di conciliare il rigore scientifico con il principio di precauzione;

- infine, è stato pioniere della necessità della dichiarazione di eventuali conflitti di interessi da parte di ricercatori e consulenti.

IV: Qual’è stato il rapporto tra Tomatis e il mondo scientifico e accademico italiano?

Rom: Nei suoi ultimi anni di vita e di attività professionale, causa di grande amarezza fu il ruolo sempre più marginale a cui era stata relegata, anche in Italia, la prevenzione primaria, nell’ambito di un Sistema e di una “Ideologia” sanitaria sempre più condizionati dagli interessi economici e di una prassi medica sempre più commerciale e ipertecnologica, sempre più incentrata su diagnosi, terapia e prevenzione secondaria e sempre meno interessata agli aspetti preventivi e partecipativi della tutela della salute.

IV: Dr. Romizi ci può spiegare cos’è la “prevenzione primaria” per la quale tanto si è battuto il prof. Tomatis?

Rom: Tomatis era fermamente convinto che ogni sostanza dovesse essere adeguatamente testata per il suo potenziale cancerogeno, prima di essere immessa nell’ambiente e che lo studio, sia pur fondamentale, delle evidenze epidemiologiche, non consentirebbe una tempestiva azione di prevenzione. E questo per la semplice ragione che la prima linea di difesa contro il cancro è, o dovrebbe essere, la prevenzione primaria: la riduzione, cioè, dell’esposizione collettiva ai sempre più ubiquitari cancerogeni ambientali.

IV: Tomatis ha lavorato per alcuni anni negli USA, per 26 anni all’Agenzia Internazionale di

ricerca sul cancro (di cui 12 da direttore), ha dato alle stampe oltre 200 pubblicazioni scientifiche e diversi libri ma resta una figura scarsamente conosciuta al grande pubblico; perché questo secondo Lei?

Rom: Uomo sempre politicamente impegnato, nel senso alto del termine, Tomatis si scontrò

precocemente con i potenti interessi commerciali in grado di impedire la ricerca, distorcere i risultati, impedire la pubblicazione dei risultati non graditi, promuovere studi che avessero risposte precostituite. Vorrei ricordare i suoi lavori di denuncia nei confronti di alcuni studi direttamente o indirettamente finanziati dall’industria, tesi a contrastare le evidenze - trovate dalla ricerca indipendente - di cancerogenicità di alcune sostanze.

IV: Le cito un breve estratto di un’intervista concessa da Tomatis a “La Stampa” nel settembre 2005: “Quando si parla di prevenzione del cancro, tutti pensano alla cosiddetta diagnosi precoce, ma c’è una prevenzione che si può fare a monte, cercando non di limitare i danni della malattia diagnosticandola al più presto, quanto piuttosto di evitare l'insorgere del cancro, impedendo l'esposizione alle sostanze che lo provocano. La prevenzione primaria si occupa proprio di questo: fare ricerca sulle sostanze naturali o sintetiche per capire quali sono cancerogene e, una volta individuate, suggerire alle autorità sanitarie delle misure di salute pubblica per toglierle dalla circolazione. Si tratta di una strategia che protegge tutti - il ricco come il povero - ma purtroppo è bistrattata da scienziati, politici e autorità sanitarie”

Lei cosa ne pensa?

Rom: La prevenzione primaria del cancro di origine occupazionale e ambientale si è spesso incagliata su un percorso irto di ostacoli. A differenza di quanto è accaduto per l’identificazione degli agenti causali delle malattie contagiose, invariabilmente salutata come un successo benefico, l’identificazione di un composto chimico o di un agente fisico come cancerogeno ha spesso dovuto farsi strada fra ingiustificati o malintenzionati scetticismi e aperte ostilità sollevate da chi sentiva profitti e interessi finanziari minacciati da una tale identificazione.

Alcuni composti chimici sono stati riconosciuti cancerogeni in alcuni paesi e non in altri, e anche dove erano riconosciuti come tali le concentrazioni ammesse variavano notevolmente, come se la loro cancerogenicità si arrestasse entro certi confini o le caratteristiche di cancerogenicità potessero variare da un paese all’altro. A far da sfondo a questo clima poco favorevole alla prevenzione primaria ha concorso anche una considerevole inerzia delle autorità sanitarie.

IV: Quale eredità ci ha lasciato il prof. Tomatis?

Rom: Lorenzo Tomatis credette fortemente nell’ISDE e con passione rivestì il ruolo di Presidente del suo Comitato Scientifico Internazionale fin dalla costituzione dell’ISDE stesso. Ed è anche nel nome di Lorenzo Tomatis che ISDE cerca di conciliare esperienze diverse, sensibilità diverse, appartenenze diverse, ma unite da un comune senso etico, che funge da collante delle nostre azioni e dei nostri comuni obiettivi; di favorire l’incontro tra scienza, politica ed etica; di riconoscere il valore dell’ambiente fisico, ma anche sociale e di tutti i determinanti di salute, riservando una particolare attenzione ai problemi dell’insostenibilità di una crescita economica senza regole che antepone i profitti alla salute. Il nostro impegno quindi non può arrestarsi su di un’opera di contenimento e riparazione dei danni diretti e immediati dei contaminanti ambientali, ma deve anche proiettarsi su un’azione a monte di più ampio respiro, affinché la società nella quale viviamo modifichi le sue priorità in favore prioritariamente della salvaguardia della salute dei bambini di oggi e delle generazioni future. Invece di accettare una società che sta diventando sempre meno democratica, dato che le scelte sfuggono ormai completamente agli individui, basata sul mito della crescita economica, è possibile pensare a uno sviluppo che dia priorità alla qualità della vita e all’equità sociale, ponendo il mantenimento della salute al di sopra dell’interesse economico.

Sono molti coloro (me compreso) che hanno avuto il privilegio di fruire dei consigli e della guida di Lorenzo Tomatis.

2009-1 pg 20

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