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Categoria: Editoriali
Pubblicato Mercoledì, 18 Settembre 2013 05:35

E LIBERACI DAL MALE

Finalmente una buona notizia: la Costa Concordia è di nuovo “in piedi”. Le operazioni di rotazione e messa in asse della nave si sono concluse con successo. Non vedremo più le immagini della nave inclinata. Immagini che hanno fatto il giro del mondo e che per certi versi erano diventate emblematiche della situazione italiana: quella di un malato grave, coricato su un fianco, ferito dalla negligenza di chi era al comando. Negligenza, irresponsabilità, malgoverno, malaffare. Lo spazio tra questi comportamenti può essere molto sottile. In esso si annida il male. E al male basta poco per fare danni incalcolabili.

Nelle debite proporzioni la nave Concordia è rapportabile al nostro intero Paese. In primavera il relitto sarà portato via dall’isola del Giglio e l’Italia intera sarà liberata da una presenza dolorosa come una spina conficcata nelle sue membra. Ma quella della Concordia non è l’unica presenza della quale il nostro Paese ha bisogno di liberarsi.

Domani a Roma 23 senatori voteranno la decadenza dal titolo di senatore di Silvio Berlusconi, condannato in terzo (e definitivo) grado a quattro anni (di cui tre condonati con l’indulto) di reclusione per frode fiscale e all’interdizione dai pubblici uffici. Una volta decaduta la carica di senatore, la condanna dovrebbe (ancorché giuridicamente superfluo il condizionale è giornalisticamente obbligatorio) diventare esecutiva e a Berlusconi non resterà che decidere se scontarla agli arresti domiciliari o in affidamento ai servizi sociali. 

L’ancora senatore Silvio Berlusconi è il capo del Partito della Libertà. Come tale, ma soprattutto come ex presidente del Consiglio e uomo di Stato quale dice di essere, avrebbe dovuto avere la sensibilità e sentire l’obbligo morale di dimettersi subito dopo la sentenza. Invece in lacrime (di coccodrillo) ha tenuto un discorso pubblico dichiarandosi vittima della magistratura e non disposto a mollare la politica per non abbandonare l’Italia nelle mani della sinistra. La rissa politica che aveva caratterizzato i suoi governi è tornata alla ribalta con insulti e minacce, in particolare quella di far cadere il governo, pronunciata dai parlamentari del suo partito. Queste persone, che non meritano di essere nominate, non sarebbero mai state elette senza Berlusconi. Tale circostanza fa di loro dei politici senza scrupoli. Disposti a tutto pur di difendere il capo del loro partito. Difendono il capo per salvaguardare se stessi e mantenere il seggio che occupano in parlamento. Questa situazione è ben nota al loro capo che fa uso del suo esercito di fedeli mezze calzette per minacciare e ricattare. Il ricatto riguarda l’uscita dalla maggioranza di governo e quindi la crisi politica, con lo spauracchio di nuove elezioni. Col risultato che un intero Paese è in ostaggio. Un intero Paese ostaggio di persone che invece di occuparsi di risolvere i problemi della gente si affannano per salvare un individuo condannato al carcere. Tutto ciò mette a rischio la tenuta democratica della nazione e mina alla base le regole della convivenza civile. Tutto ciò mette il Paese in uno stato di ansia e di paura e lo priva del bene più grande, la libertà. Ci affrancheremo mai da tutto ciò?

Domenica scorsa ho visto un film che mi è piaciuto molto: Viva la libertà.

Al termine il pubblico in sala ha applaudito fragorosamente, cosa che succede assai di rado. Ho applaudito anch’io. Il film descrive in modo ironico e leggero il mondo della politica italiana e la crisi di valori che lo caratterizza. Protagonista è un uomo politico capo del partito di opposizione che, consapevole del declino del partito e suo personale, a tale declino reagisce in modo singolare: scompare improvvisamente e si riprende la libertà perduta. Per non danneggiare il partito, al suo posto viene messo il fratello gemello, di cui neanche si sapeva l’esistenza a causa dei forti squilibri mentali che lo avevano costretto a un lungo isolamento. Professore e filosofo di grande acutezza, il gemello coglie lucidamente i mali che attanagliano l’Italia: “se i politici sono mediocri è perché i loro elettori sono mediocri e se sono ladri è perché i loro elettori sono ladri oppure vorrebbero esserlo”.

Il vero male del nostro Paese si chiama consenso. In venti anni di berlusconismo Berlusconi ha messo in piedi non solo un partito di personaggi mediocri e di scarsa qualità morale oltre che politica, ma grazie anche alle sue televisioni ha creato un sistema di non-valori e poi intorno a questo sistema ha costruito la struttura di un apparato feudale i cui vassalli, valvassori e valvassini sono i suoi seguaci e i suoi elettori. Forse ci si potrà liberare rapidamente dell’uomo politico e dei suoi parlamentari, ma la trasformazione della società italiana richiederà molto più tempo. In questo tempo gli italiani dovranno riscrivere le regole per fare dell’Italia un vero Stato di diritto. Purtroppo al momento non si intravede chi possa, nella politica come nella società, farsi carico di questo compito. È in questo vuoto di passione politica, di attenzione responsabile, di dedizione consapevole, di buona volontà e di amore che si annida il male. Questo vuoto rischia di diventare più grande, data la disaffezione degli italiani per bene - e sono tanti - alla politica. E invece esso dovrebbe essere colmato da una maggiore partecipazione, come sottolineato da Papa Francesco che proprio ieri ha detto che i cattolici devono, eccome, immischiarsi di politica “offrendo il meglio di sé ... idee e suggerimenti ... perché il governante possa governare ... con umiltà, amore e spirito di servizio verso il popolo". 

Il relitto della Concordia è l’emblema di tutto ciò che in Italia non ha funzionato e non funziona. Ma col suo raddrizzamento è anche la dimostrazione concreta che nel Paese ci sono risorse e capacità per correggere gli errori del passato. Speriamo in un rigurgito di orgoglio degli italiani che sappiano riconoscere le proprie colpe e rischi che corrono. E vogliano voltare pagina, liberarsi dal male e costruire un’Italia migliore.

 

Pasquale Episcopo
Monaco, 17 settembre 2013

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