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Categoria: Recensioni
Pubblicato Venerdì, 03 Dicembre 2010 20:52

Largo alla parole scritta!

Piccola e grande letteratura agli “Incontri” di Giulio Bailetti

Regelmäßig finden im italienischen Kulturinstitut München die “Incontri di letteratura spontanea” statt. Die Initiative wurde vor über fünf Jahren von Giulio Bailetti ins Leben gerufen.

Marco Armeni

 

 

Di tutto questo microcosmo, il dominus indiscusso è Giulio, che con il suo modo di fare accattivante, con la sua lentezza di cui egli stesso è il primo elogiatore, fa sentire immediatamente a suo agio i suoi ospiti, anche chi, per timidezza, interviene solo per ascoltare; è già tanto, in questi tempi, trovare persone disposte ad ascoltarci, e ad ascoltarsi...

Sono sicuro che gran parte di voi ne ha già sentito parlare: il nome è di quelli che, chissà poi per qual motivo, rimane immediatamente stampato in memoria. “Incontri di letteratura spontanea” è un’iniziativa sorta più di cinque anni fa, grazie all’inventiva di Giulio Bailetti, uno di quei personaggi che, nel bene o nel male, si è ritagliato un ruolo ben definito all’interno della variopinta e turbolenta comunità italiana di Monaco.
E, lungi dal voler fare un panegirico del dott. Bailetti (che ironizzerebbe assai sulla anteposizione del titolo al cognome, spesso sintomo inequivocabile di vanagloria), bisogna riconoscere che Giulio ha sicuramente i saputo creare intorno a sé, prima di tutto, una solida rete di amicizie (ed anche qualche radicata antipatia), in gran parte nate proprio nelle sale dell’Istituto Italiano di Cultura, il secondo venerdì di ogni mese, a partire dalle 18.
Getto la maschera e proclamo subito la mia partigianeria a favore dell’iniziativa, e quindi del suo creatore; che si presenta con le fattezze di un distinto signore romano dalla bianca criniera (un po’ lunga, invero, probabile retaggio di una gioventù vissuta tra la fine dei Sessanta e l’inizio dei Settanta), avvolto in abiti dai colori vivaci e da nuvole di fumo generate dall’immancabile sigaretta, che il Bailetti costruisce con infinita pazienza, e l’ausilio di un infernale accrocco, probabilmente prodotto in unica copia appositamente per lui.


La sua idea, bella e semplice, è stata quella di riunire, una volta al mese, italiani e tedeschi che sappiano esprimersi in italiano, per parlare, raccontare e raccontarsi. Nulla di originale, direte voi; forse, ma fatto sta che gran parte delle persone che intervengono agli Incontri, me compreso, in passato non aveva mai avuto occasione/coraggio di leggere davanti ad un pubblico le proprie cose, fossero poesie, articoli, lettere, qualsiasi scritto che possa definirsi letteratura.
Non credo sia poco, e, bisogna darne atto a Giulio, che svolge il delicato ruolo di coordinatore, tutti riescono a superare l’inevitabile imbarazzo, e a lasciarsi andare al suono delle proprie parole e racconti; e questo a prescindere dal valore letterario intrinseco e, ancora di più, dal grado di istruzione di chi le scrive e le legge.
E, infatti, agli Incontri di Giulio sono passati e passano, chi regolarmente, chi con frequenza saltuaria, chi una volta sola, i più vari personaggi, da chi è scrittore di romanzi e saggi pubblicati da case editrici di respiro internazionale (e vorrei citare Silvia Di Natale e Carmine Chiellino, intervenuti durante gli ultimi incontri), a chi pubblica con piccole case o è ancora in cerca del suo editore (e, tra i tanti, mi permetto di tifare per l’amico Giuseppe Maruozzo, e la sua opera prima “Desencanto”). Senza dimenticare, ed anzi sono loro la vera anima della iniziativa, le decine di dilettanti (sia detto senza spregio o supponenza), chi di talento, chi meno, che pure contribuiscono al corpus dell’opera che, come lascia intendere il Bailetti, prima o poi si vorrebbe materializzare in un libro, testimonianza duratura di tante parole, e di tante storie raccontate.

Non vorrei, però, essere frainteso: al di la del piacere di stare insieme, con un gruppo di persone che poi sono diventati amici, e che si augura di far crescere costantemente, questa iniziativa non è semplicemente da catalogare sotto la categoria “dilettanti allo sbaraglio”: sarebbe profondamente ingiusto e riduttivo.
Ed infatti la cornice dell’Istituto Italiano di Cultura (pur con qualche sobbalzo nei rapporti tra la dirigenza e il Bailetti) testimonia, o, meglio, rafforza le due direttrici, entrambe meritorie, lungo le quali si muovono gli Incontri: da un lato favorire l’incontro e lo scambio tra italiani e tedeschi innamorati della nostra lingua (ed è una cosa che, comunque è motivo di orgoglio), dall’altra offrire un’occasione di integrazione a chi arriva dall’Italia, spesso in cerca di lavoro, ma che non di solo lavoro vuole vivere.
Sono tante le storie che abbiamo sentito, di chi è emigrato cinquanta anni fa, di chi è salito in Germania trenta anni fa, di chi qui è nato e comunque ha lottato a suo modo per preservare anche la sua italianità; e, infine, di chi arriva adesso, dal Nord e dal Sud, e ci racconta cosa vuol dire “emigrare” nel 2000, e nell’Europa della Comunità di 25 Nazioni.

2007-4 pg 16

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