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Quando il dolore cristallizza la vita…

Dal libro „Il silenzio“ di Ada Zapperi-Zucker

Am Totenbett der Schwester lässt Enza ihr Leben Revue passieren - die einsame Kindheit, die Arbeit in einer Restaurantküche, der Aufstieg zur Hoteldirektorin, die glückliche Heirat mit Carlo, Arzt und Sohn der Hotelbesitzerin. Über ihrem Leben hängt immer der Schatten der mangelnden Liebe der Mutter, die in den 30er Jahren aus Kalabrien nach Südtirol kam, die problematische Beziehung zur behinderten Schwester Rita und ein schreckliches Geheimnis, das ihre Identität ins Wanken bringt. Ada Zapperi-Zucker zeichnet das facettenreiche Porträt einer Frau, deren Selbstanalyse am Ende doch zur Versöhnung führt. (presentazione da Itallibri)

Miranda Alberti

Riconosco il talento dello scrittore nella sua metamorfica capacità di calarsi nella vita del suo personaggio fino a sentirne le più lontane risonanze dell’anima e del pensiero. Ancor più dell’attore, il cui processo d’identificazione segue una traccia già delineata, lo scrittore crea e vive quest’identità, la nutre della propria vita e ne è nutrita.
Nel suo panoramico appartamento di Bressanone, dove sono sua ospite, Ada Zapperi-Zucker mi dice “…ad un certo punto mi accorgo di sognare i sogni dei miei personaggi…”. È una frase che mi colpisce. Sarei io, mi domando, capace di sobbarcarmi di una tale fatica? Sarei io in grado di lasciare me stessa per vivere un’altra vita? A che scopo? Non è già abbastanza “esagerata” questa vita che mi tocca vivere? E allora penso che Ada, come tutti gli scrittori forse anche i più nichilisti, debba amare immensamente la vita per divertirsi a moltiplicarla in personaggi creati dalla fantasia. Deve amarla talmente da non temerne gli abissi più dolorosi. Nella sua novella “Il silenzio” Ada Zapperi-Zucker ci introduce nelle profondità dell’anima di Enza, una donna gravemente offesa ed umiliata dalla vita e infine graziata in nome di un’improbabile catarsi d’amore.
Enza bambina cresce nella ragnatela che il male le ha teso, lei inconsapevole vittima fra le vittime di un dramma devastante e, al tempo stesso, personificazione di quel male assoluto che si abbatte brutalmente sull’innocenza.
Prigioniera di un destino perverso Enza diventa la spirituale concretizzazione di un male che continua a irradiare la sua malvagia influenza al di là di ogni possibile responsabilità che potrebbe contenerlo e mitigarlo.
L’anima di Enza pietrificata nel perverso ossimoro del male estremo congiunto al dolore più ottundente, è incapace di provare quella compassione che potrebbe salvarla concedendole una scintilla di vita e di amore. Una catarsi appare impossibile e la storia potrebbe cristallizzarsi nel mito, il cui senso rimane eternamente celato nella misteriosa logica del fato.

 

Ma di questo cosmico dolore ha compassione la scrittrice che riesce ad escogitare per il personaggio una via di salvezza vivificandolo del suo amore per quella che riconosce essere una sua creatura. Enza, tardi nella vita, troverà nella verità e nel perdono il senso positivo della sua esistenza. Un dono della letteratura alla vita?

Ada Zapperi-Zucker con “Il silenzio” ci introduce ai segreti più reconditi del destino per mezzo di una prosa semplice e chiara che, per contrasto, ne acuisce ancor di più la drammaticità.

(2009-3 pg 30)

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