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Categoria: Turismo
Pubblicato Lunedì, 06 Dicembre 2010 17:42

Bacino Termale Euganeo: tra mito e benessere

Un invito a visitare una zona apprezzata sin dell'antichità per le sue benefiche acque termali

Für Gesundheit und Entspannung stehen seit der alten Römer die Kurorte Abano und Montegrotto. Das Geheimniss liegt in dem bis zu 87 Grad heißen Wasser, welches aus den Becken der Monti Lessini in den Voralpen bis zu den Euganeischen Thermen gelangt

Sasha Deiana

….Patavinorum aquis calidis herbae virentes innascantur….così scriveva Plinio il Vecchio nel trattato enciclopedico Naturalis Historia facendo riferimento alle rigogliose piante erbacee che crescevano e crescono tuttora tra le sulfuree acque termali aponensi.

Furono proprio quelle alghe medicamentose cui fa riferimento il celebre scrittore e storico latino, che permisero al Bacino Euganeo di raggiungere presto fama internazionale.

 

Abano e Montegrotto sono due cittadine termali che sorgono ai piedi dei Colli Euganei e distano pochi chilometri dalla città di Padova: la ragione che le rende popolari in tutta Europa, però, non è tanto la strategica vicinanza a Venezia o alla città di Sant’Antonio, quanto l’insieme delle proprietà curative che ne caratterizzano il sottosuolo.

 

Ebbene, forse non tutti sanno che la regione Veneto, oltre ad offrire rosate cime dolomitiche, armoniosi altopiani, e vivaci borghi medioevali tra cui Verona, Treviso, Cittadella e Vicenza, presenta, proprio nel cuore della regione, una delle mete turistiche più influenti del Nord-Est.

Già storicamente l’area geografica era conosciuta: nel territorio euganeo le più antiche testimonianze di presenza umana risalgono alla fase finale del Paleolitico medio (Musteriano), ne danno prova i numerosi reperti ritrovati in diverse località della costa occidentale dei Colli Euganei. Pochissimi furono i rinvenimenti riferibili al Paleolitico superiore che, seppur inferiori ai precedenti, dimostrano comunque una continuità di vita sui colli.

L’ultimo millennio prima di Cristo vide invece lo sviluppo della civiltà dei Paleoveneti i quali fondarono proprio a Montegrotto una delle più importanti e suggestive sedi magico-religiose di quel periodo. Se ne andiamo ad analizzare la toponomastica, scopriremo che Montegrotto deriva dal latino Mons Aegrotorum cioè “monte dei malati”, riferendosi alle tante sorgenti cui da tempo si recavano coloro che volevano ritrovare l’uso degli arti infermi. Come ex voto venivano donate piccole figure bronzee o in terracotta rappresentanti l’arto guarito da appendere alle pareti dei piccoli tèmpli edificati presso le fonti di acqua miracolosa. La zona doveva essere molto importante come centro di culto: aliti di bollente vapore, acqua calda versata spontaneamente che scaturiva dal suolo striato di fango nero-grigio apparivano, agli occhi dei pellegrini, come prodigi animati da una forza misteriosa capace di sanare piaghe e dolori.

In epoca romana anche ai cavalli da guerra fu data la possibilità di beneficiare delle terme. Il culto del cavallo è tipico dei paleoveneti, furono essi, infatti, ad introdurre la pratica del cavalcare. Secondo gli scrittori alessandrini, inoltre, proprio tra Abano e Montegrotto sarebbe precipitato Fetonte, figura della mitologia greca che, volendo condurre il carro del Sole trainato da cavalli attraverso la volta celeste, perse il controllo e si schiantò al suolo: da qui l’origine delle acque sulfuree.

Secondo il mito, in questo vasto territorio ai piedi dei Colli Euganei si stabilirono alcune divinità. Esse si installarono nelle polle d’acqua bollente che caratterizzano l’area, facendo diventare ben presto il bacino meta di numerosi pellegrinaggi.

In base alle testimonianze di antichi scrittori tra cui Svetonio, Marziale e Claudiano presso le fonti acquifere sorgevano “nobilissimi edifici” paragonati alle terme di Pozzuoli e Baia.

Ad accrescere la raffinatezza del Bacino Euganeo contribuirono i Romani, i quali privilegiarono l’aspetto terapeutico dell’area e assimilarono il culto misterioso dell’acqua guaritrice conferendo anche alla zona una logica urbanistica fresca ed invitante, trasformandola così in un vero e proprio centro mondano valorizzato anche dagli splendori dell’età di Augusto. Oltre a notevoli opere idrauliche di canalizzazione delle acque, i Romani crearono un importante bagno termale che dall’età cesariana funzionò ininterrottamente fino alla peste del 1630.

La fortuna di questi luoghi perdurò anche dopo la caduta dell’impero romano, Teodorico, per esempio, apprezzandone la finezza architettonica, ordinò il restauro della piscina Neroniana rivestita di fastosi marmi egiziani. Non solo, dopo il declino dell’impero romano e conseguentemente di varie zone dell’Italia settentrionale tra cui il Bacino Euganeo stesso, Cassiodoro, segretario di re Teodorico, invitò Aloisio, architetto padovano, a prendersi cura delle terme per riportarle allo splendore originale, offrendo sovvenzioni illimitate per restituire lustro ad una zona considerata fondamentale per il regno.

L’abbandono dei sontuosi edifici, dei bagni pubblici e dei giardini è da porre all’epoca della dominazione longobarda, quando la zona fu devastata da guerre e lotte tra famiglie potenti; solo intorno all’anno Mille si assisterà ad un risveglio dell’area.

Sono trascorsi più di millecinquecento anni dal crollo dell’impero romano d’Occidente ma la magia che avvolge i comuni di Abano e Montegrotto è rimasta immutata.

Sicuramente è venuta meno quell’aura mistico-religiosa che caratterizzava il territorio patavino più di due millenni fa, ma, grazie all’impegno di chi si adopera quotidianamente per mantenere attiva la zona termale, è ancora possibile vivere momenti piacevoli e distensivi come un tempo.

I suggestivi edifici che sorgevano nei pressi delle sorgenti acquifere si sono trasformati in funzionali hotel, attualmente le sole cittadine di Abano e Montegrotto mettono a disposizione più di cento strutture alberghiere pronte ad offrire ristoro e quiete ai propri clienti.

I frequentatori abituali non sono più infermi speranzosi di recuperare l’utilizzo degli arti come avveniva anticamente, bensì turisti, provenienti in particolar modo dall’area centro europea (soprattutto Germania, Austria e Svizzera), spesso affetti da reumoartropatie che si sottopongono a trattamenti termali e riabilitativi.

Le cure terapeutiche utilizzate rimangono simili a quelle del periodo romano anche se identificate da nomenclature più complesse e scientifiche.

L’acqua termale presente nel Bacino Euganeo contiene minerali che la fanno classificare come salso-bromo-jodica è di origine meteorica e deriva dall’acqua piovana delle Prealpi dolomitiche, essa dopo essere penetrata in profondità risale in superficie attraverso le linee di frattura che caratterizzano il sottosuolo di questa zona. Il processo appena descritto ha una durata di circa 25 anni, ciò permette all’acqua di scaldarsi per effetto geotermico e contemporaneamente di arricchirsi di proprietà terapeutiche e curative. Ai tempi dei romani o dei paleoveneti gran parte dei pozzi acquiferi scaricava spontaneamente l’acqua termale a temperatura elevata, attualmente è necessario eseguire profonde perforazioni per raggiungere la falda.

Come è noto, per le cure termali non viene utilizzata soltanto l’acqua ma anche il fango che se ne ricava: si tratta di una melma derivante dalla commistione tra una componente solida (in parte organica, in parte inorganica) ed una liquida. È utilizzato a scopo terapeutico sotto forma di impacco.

Oltre alla fangoterapia è di uso comune la balneoterapia, la cura inalatoria e, soprattutto negli ultimi anni, la fisiochinesiterapia: una fisioterapia basata su particolari tipi di movimenti da svolgere in palestra o preferibilmente in acqua termale.

La caratteristica peculiare del Bacino Euganeo è che ogni stabilimento è dotato di una propria struttura interna nella quale vengono effettuate le cure, pertanto i pazienti possono comodamente sottoporsi alle varie terapie senza dover uscire dal proprio albergo.

Questo dimostra come i sampietrini, attuali abitanti di Montegrotto, siano riusciti a conciliare l’otium, di cui già sapevano beneficiare largamente i romani, al negotium, ossia la capacità di sfruttare appieno le proprie risorse naturali mettendole a disposizione di un certo tipo di clientela. Tutto ciò ha permesso di creare una salda economia attorno all’area euganea che dà lavoro a centinaia di persone, mantenendo così in pieno fermento un territorio che sarebbe potuto cadere in disuso e rispettando inconsapevolmente quello che fu il volere di re Teodorico nel lontano 507 d. C.

2008-3 pg 14

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