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Vergogna d'Europa

Le colpevoli responsabilità delle direttive UE sulla migrazione

Pasquale Episcopo

Monaco, 30 agosto 2015.
Non solo in mare avvengono le tragedie dei migranti. Ora anche sulla terra ferma. La differenza non è da poco. Il mare ingoia e occulta, la terra no. Il camion trovato in Austria non poteva essere nascosto. È stato abbandonato, semplicemente. Ora diranno che è colpa dei trafficanti, che bisognerà inasprire i controlli. Quei morti, come quelli nei barconi, sono la vergogna d’Europa. Le vite perse, non solo nel Mediterraneo, sono un atto di accusa all’incapacità dell’Unione Europea di governare l’ondata migratoria che si è riversata sul vecchio continente. Ma non solo di incapacità si tratta. Una parte del problema è nelle regole che l’Europa si è data.

Il 26 agosto, con una decisione controcorrente, la Germania ha annunciato che il regolamento comunitario noto come Dublino II verrà sospeso per i profughi siriani. Il regolamento stabilisce che lo Stato competente a esaminare una domanda di asilo è quello sul cui territorio il richiedente giunge inizialmente. Chi l’ha concepito non deve aver primeggiato in geografia. Con l’aumentare dei flussi migratori, il regolamento è diventato il pomo della discordia tra i capi di stato europei, divisi tra chi ne invoca la rigida applicazione e chi ne vuole l’abolizione.

Dublino II è solo la punta dell’iceberg del complesso sistema di accordi UE riguardanti l’immigrazione. Di tale sistema fa parte anche il cosiddetto codice comunitario dei visti che, stranamente, non riguarda i visti per motivi umanitari. Solo “a titolo di deroga”, una domanda che non soddisfi i requisiti può essere considerata ricevibile per motivi umanitari. A titolo di deroga. Cosa voglia dire questa espressione è tutt'altro che scontato e l'interpretazione del paragrafo è lasciata, presumibilmente, al buon cuore dell’impiegato consolare di turno che può chiudere un occhio o no, che può fare o non fare un favore al malcapitato che gli sta di fronte, derogando dalla norma.

Accanto a direttive e regolamenti ambigui e contraddittori vi sono le dichiarazioni di principio dei trattati e delle convenzioni. Il Trattato di Lisbona, ad esempio, conosciuto anche come Trattato sull’Unione perché surroga la carta costituzionale che l’Europa non è stata capace di darsi. In esso è presente un capitolo dal titolo “Aiuto Umanitario” dove si afferma che le azioni dell'Unione “mirano a fornire, in modo puntuale, assistenza, soccorso e protezione alle popolazioni dei Paesi terzi vittime di calamità naturali o provocate dall'uomo”. Ci si aspetterebbe che queste parole trovassero riscontro nei regolamenti applicativi, cosa che però non sembra che accada.

Ma è proprio nelle contraddizioni di convenzioni, trattati, regolamenti e direttive che si consuma il dramma del diritto di asilo in Europa: i profughi hanno diritto di avere asilo e protezione, tuttavia affinché questo diritto gli venga riconosciuto hanno bisogno di un visto che è praticamente impossibile ottenere. È chiaro che senza visti, o documenti di viaggio assolutamente ineccepibili, i profughi per salvarsi la vita sono costretti a rischiarla, affrontando il viaggio con mezzi di fortuna, disposti a pagare a trafficanti, scafisti e camionisti il doppio o il triplo (o forse più) di quello che gli sarebbe costato un regolare biglietto su una nave regolare. Oppure su un aereo, su un treno, su un autobus regolari.

Il 21 agosto le migliaia di siriani, iracheni, afgani, che a piedi tentavano di passare il confine tra Grecia e Macedonia, un visto non ce l’avevano e il transito gli è stato negato. Poi, fortunatamente per loro, sono stati fatti passare. Poi in Ungheria di nuovo bloccati da un muro di filo spinato. Non c’è da meravigliarsi se chi può permetterselo paga e accetta di viaggiare in condizioni disumane.

Combattere i trafficanti di esseri umani non è la soluzione del problema. Il fenomeno migrazione non esiste perché ci sono i trafficanti. Piuttosto vale il viceversa. Le cause dei flussi migratori permangono anche in assenza dei trafficanti, dei loro barconi e dei loro camion.

Che molti dei regolamenti in vigore siano inadeguati per governare efficacemente l’emergenza migratoria e che, per di più, alla loro applicazione siano riconducibili, almeno in una certa misura, le tragedie e le drammatiche condizioni in cui versano i migranti durante le loro odissee è cosa ormai innegabile. Ha fatto quindi bene la cancelliera ad annunciare la sospensione di Dublino II almeno per i siriani.

Cosa si celi dietro questa mossa è presto per dirlo, tuttavia c’è da ritenere che la Germania voglia assumere un ruolo leader in ambito europeo dando il buon esempio e lanciando un messaggio agli altri partner, soprattutto quelli meno generosi. Soprattutto quelli che innalzano muri. Lode alla Germania dunque? Nessuno è meritevole di lodi in questa tragedia del XXI secolo. Tuttavia c’è da sperare che si apra una nuova fase virtuosa della politica europea sull’immigrazione e che questa fase parta dalla revisione delle normative in vigore.

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