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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 13 Giugno 2014 20:19
Un monumento al Silenzio
Alessandro Melazzini ha presentato il 12 maggio scorso nella tradizionale sala dell’ARRI Kino di Monaco di Baviera l’atteso documentario “Stelvio. Crocevia della pace”. L’opera è tra quelle selezionate per il Festival del documentario di Monaco di Baviera
Monaco, 24 giugno 2014
L’Attesa. Ce n’era davvero tanta per il quarto documentario di Alessandro dopo l’ormai conosciutissimo e ormai ovunque apprezzato “Monaco, Italia, storie di arrivi in Germania”. Fotografie e riprese aeree con droni di scenari superlativi e di un’espertissima telecamera apparivano di tanto in tanto su facebook durante la preparazione del film: immagini di quei panorami e di quella vita su quelle non così remote montagne.
Alessandro Melazzini ci propone con “Stelvio, Crocevia della Pace” un documentario valorizzato dalle riprese di prim’ordine di Alessandro Soetje, una descrizione storico-culturale accurata e approfondita del Passo che mostra l’immenso rispetto di Melazzini verso quelle montagne alle quali è orgogliosamente legato.
E sulla stessa linea del precedente documentario compaiono anche qui personaggi autentici che si muovono in un mondo spettacolare, le montagne dello Stelvio. Il regista ci presenta “testimoni” di prim’ordine che vivono, alcuni dei quali da sempre, su quelle montagne, un tempo impervie ma poi conquistate da una strada ambiziosa che permette, dal diciannovesimo secolo, di raggiungere e superare il più alto passo d’Europa.
Le prime scene. Il documentario, della durata di circa un’ora, inizia con una ripresa invernale dall’elicottero su questa strada che con i suoi tornanti si snoda come una lingua di drago su quelle salite ma che rimane sbarrata e resa inagibile dalla coltre di neve fino a primavera.
La musica. Quella iniziale è il Silenzio originale di quei posti; un silenzio che domina da sempre quelle rocce mentre la telecamera si libra e fa lo slalom tra valloni e vette, uno spettacolo da capogiro. Ma presto il silenzio evolve attraverso le note musicali di Sebastiano Forte in una sinfonia drammatica e monumentale che non solo esalta l’ardire di quelle vette e di coloro che le hanno vissute, ma che anche accompagnerà piacevolmente - incessante e generosa di emozioni - tutto il film. Un coro maschile intona su di una cima un sublime canto montanaro, mentre una telecamera montata su di un drone allarga il campo su quelle valli che ne fanno eco.
Lo sport. Melazzini non tralascia alcun aspetto umano, sportivo e storico che riguarda il Passo dello Stelvio: dalle scalate in bicicletta sulla salita più impegnativa del continente che ci porta a mitici campioni del passato come Fausto Coppi, allo sfruttamento turistico estivo del ghiacciaio: la famosa scuola di sci e l’hotel Pirovano, di cui presidente ne illustra orgoglioso la tradizione. Raccontano lo Stelvio campioni sportivi come Deborah Compagnoni o Gustav Thöni.
La guerra. Ma c’è anche l’aspetto umano legato alle storie drammatiche di quei luoghi, come le trincee con i numerosi residuati bellici della Prima Guerra Mondiale, presentati proprio cento anni dopo l’inizio di quella triste epopea e raccontati da chi quei luoghi li conosce bene o li frequenta da una vita. O da chi dopo aver vissuto tragici incidenti, raccontati con grande commozione, ha inventato congegni di salvataggio per chi s’infortuna sul ghiacciaio.
La magia. E sicuramente c’è anche un lato misterioso e magico di quelle montagne, testimoniato dallo sciamano artista, che trasforma ciottoli di pietra in opere d’arte, mostrando il loro vero volto di feticci.
Lo stile. Questo è lo stile personale che riconosciamo in un Melazzini, ambizioso di cogliere tutti gli aspetti, approfondendoli e regalandoceli con curatissime inquadrature e una colonna sonora ricercata.
Per chi è già stato una volta in quei luoghi il documentario svela segreti e storie che permettono di conoscere più profondamente ed apprezzare meglio le valli che attraversano quel Crocevia di pace. E per chi non c’è ancora mai stato lasciarsi affascinare da quella strada che permette di arrivare così in alto.