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I cento Passi

La vita e la morte di un siciliano che non si rassegnò

Die wahre Geschichte des jungen Sizilianers Peppino Impastato und seines Widerstandes gegen die Mafia wurde im Jahr 2000 verfilmt und im vergangenen Juli im Rahmen der Veranstaltung "Va bene – Europa verstehen: Italien" wieder gezeigt.

Maria Carla Piccinini

Il film, presentato a Monaco in occasione della manifestazione "Va bene – Europa verstehen: Italien" il 15 luglio, è stato accolto dal piccolo pubblico della sala di proiezione in Gasteig con un caloroso applauso, ad indicare il profondo coinvolgimento che Marco Tullio Giordana e i suoi attori, a circa quattro anni dalla prima uscita del film, hanno saputo creare in memoria di un uomo e della sua generazione. La storia è quella di Giuseppe Impastato, detto Peppino, raccontata sulla base di documenti e di ricordi; una ricostruzione di un periodo e di una generazione che aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero.

Peppino Impastato viveva in un paesino siciliano, Cinisi, in provincia di Palermo, dove era nato nel 1948 in una famiglia invischiata nella mafia. Fin da piccolo si era reso conto che qualcosa non era chiaro nella sua famiglia e nelle morti delle persone che conosceva. La manifestazione del suo punto di vista e il suo disprezzo per l'atteggiamento delpadre, troppo solidale con la "Famiglia”, coincidono con quel periodo travagliato e pieno di ideali che i giovani vissero negli anni ’60 – ’70. La sua voglia di cambiare e la sua partecipazione alle attività di Nuova Sinistra lo portarono ad avviare un'attività politico-culturale antimafiosa: guidò le lotte dei contadini espropriati delle terre per la costruzione dell'aeroporto di Palermo, costituì il gruppo "Musica e cultura” e fondò "Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denunciava quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi. Il suo programma si chiamava "Onda Pazza”.

Qui, con parole arrabbiate ed ironiche, sfidava quel potere così normale per suo padre. In una delle sue dirette, il boss Gaetano Badalamenti, che abitava a cento passi da casa sua, diventa "Tano Seduto”. Peppino muore tragicamente lo stesso giorno di Aldo Moro, il 9 maggio 1978, il giorno prima delle elezioni comunali alle quali si era candidato. Gli elettori di Cinisi votarono il suo nome, eleggendolo nel consiglio comunale. La notizia della sua morte passò ovviamente in second'ordine, dapprima liquidata come un suicidio e relegata in brevi trafiletti; solo in seguito dei pentiti accusarono Tano Badalamenti, per cui venne avviato un processo conclusosi con la sua condanna.

Marco Tullio Giordana, regista di questa pellicola, non ha però voluto girare un film politico o sulla mafia. Il suo intento è stato quello di fare una panoramica sugli ideali e sui sogni di un gruppo di giovani che ha voluto guardare avanti e cercare di cambiare un mondo che sembrava irreale per come era falso, ma così reale da lasciare il segno. Al di là della questione giudiziaria, di Peppino Impastato rimane sicuramente il suo voler cambiare pagina ed andare contro gli ideali di gruppo, il voler insistentemente credere e lottare per cambiare quello che c’era di marcio intorno a lui e il suo coraggio. Un anno dopo la sua morte, il centro siciliano di documentazione, intitolato nel 1980 a Giuseppe Impastato, organizzò la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, cui parteciparono duemila persone provenienti da tutto il Paese.

(2004-4 pg 14)

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