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Il cinema è morto. Viva il cinema (d'autore)

Da Amburgo un’importante iniziativa: nasce il trimestrale “Cinema italiano”

Eine neue Zeitschrift beschäftigt sich mit dem Thema „Autorenkino“ und legt damit Zeugnis über den großen Aufschwung ab, den diese Sparte gerade durchläuft.

Rosanna Ricciardi

Il cinema italiano è morto negli anni Ottanta e risorto a fatica dalle proprie ceneri nel decennio successivo. È da circa dieci anni infatti che si grida alla sua rinascita ed effettivamente si può assistere alla realizzazione di opere importanti e innovative da parte di registi coraggiosi.
La sfida dei Garrone, dei Sorrentino, dei Giordana sta non tanto e non solo nei temi affrontati (terrorismo, mafia, degrado, alienazione, ma anche nei mutamenti positivi di un’Italia sempre più multietnica), quanto nelle modalità con cui vengono trattati: la ricercatezza formale e la voglia di sperimentazione percepibile in loro e in tanti altri lascia intuire una volontà di affrancamento dai meccanismi industriali di cui il cinema, e non solo quello italiano, è da troppo tempo vittima. Se la latitanza del pubblico in Italia è da ascrivere a diversi motivi, tra cui, ancora una volta, la dittatura di una cattiva televisione che crea schiere di spettatori cat
atonici, incapaci di cogliere le sfumature di opere più complesse dell’ennesima fiction o trame più elaborate di quelle dei reality, a chi vive in Germania sembra un peccato enorme che molti di questi film arrivino nelle sale solo in occasione di festival o rassegne, ossia che fruiscano di una visibilità limitata a pochi giorni, talvolta ad una sola proiezione in un orario impossibile. A molti sarà capitato di parlare con amici tedeschi italofili, la cui cultura cinematografica si limita purtroppo ai grandi maestri del neorealis mo, ad Antonioni o a qualche caso isolato di enorme successo di pubblico come Pane e tulipani, persone che se gli si nomina Rubini pensano al Marcello protagonista della Dolce Vita, ma non al Sergio regista del recente La terra.
Un aiuto per sopperire a quest’anomalia arriva da Amburgo, dall’iniziativa di Claudio Paroli, già direttore del giornale bilingue Contrasto e presidente dell’omonima associazione, che ha fondato il trimestrale Cinema Italiano dedicato al cinema d’autore. Più ancora che da titolo e sottotitolo, gli intenti e la linea adottata dal giornale appaiono chiari dalla scelta della foto di copertina: una bella e incisiva immagine del palermitano Luigi Lo Cascio, colto in un’espressione particolarmente dolorosa, perché il cinema d’autore italiano ha un’impostazione realistica e la realtà italiana è al momento assai complessa. I registi già citati – ma anche autori dalla carriera più lunga, come Moretti o Gianni Amelio, o un attore resosi protagonista di un esordio alla regia sorprendente come Kim Rossi Stuart – hanno dimostrato di saper penetrare questa realtà con sguardo critico, libero e creativo, come i grandi maestri del passato; il giornale di Amburgo, a giudicare dal numero “0” dello scorso settembre, di poterne testimoniare in modo lucido, competente e appassionato

(2006-4 pg 25)

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