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Daunia

Territorio pugliese così ricco di storia e archeologia 

Nicoletta Curradi

Firenze, 21 gennaio 2018.
È sempre affascinante visitare l'antica Daunia, territorio che corrisponde più o meno all'odierna provincia di Foggia, ricchissimo di tracce e di reperti storico-archeologici.

Per esempio, l'antica città romana di Herdonia, detta la "Pompei della Puglia", fu scoperta nel lontano 1962 dall’archeologo Joseph Mertens su una collina presso Ordona. Due importanti battaglie sono state combattute qui durante la seconda Guerra Punica nel 212 e 210 a.C. e la città raggiunse il suo massimo splendore in età imperiale grazie alla vicinanza con l’importante Via Traiana.

Sopravvissuta al periodo delle invasioni barbariche, Herdonia ospitò uno dei castelli di Federico di Svevia nel Duecento. In età tardomedievale subì un progressivo spopolamento e fu abbandonata attorno al XIV-XV secolo. Il vero recupero si è avuto nel Seicento in una zona vicina all'antica città con un'azienda agricola di gesuiti, e in seguito sorse uno dei nuovi cinque reali siti colonici, voluti nel XVIII secolo da re Ferdinando IV di Borbone per ripopolare l'area agricola del tavoliere meridionale.

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce le mura perimetrali e i resti della porta principale con torri quadrate. Nella zona centrale si trovano i resti di due templi, di una basilica, del foro, di un mercato circolare e delle terme, mentre a nord est vi sono resti di un piccolo anfiteatro. All’esterno delle mura in una vasta necropoli sono stati rinvenuti vari pezzi di ceramica dauna oggi conservati nei musei di Foggia, Bari e Taranto. Nel 2000 un contenzioso tra il Ministero dei Beni Culturali e i proprietari dei terreni su cui sorge Herdonia ha fatto interrompere gli scavi.

Nel 2014 il Ministero è riuscito ad acquisire parte della proprietà e tuttora sta cercando di recuperare il resto del terreno per continuare gli scavi. Affinché il luogo non cada nell’oblio un’associazione locale organizza nel sito rievocazioni in costume ed eventi teatrali, con artisti del calibro di Michele Placido, che è nativo di queste zone. Oggi l’incuria e l’abbandono stanno gravemente danneggiando i ritrovamenti: la vegetazione ha invaso il luogo e gli affreschi hanno bisogno di nuovi restauri. Per questo motivo la cittadinanza si augura di poter creare presto un parco archeologico. 

Imperdibile a pochi km di distanza la visita allo straordinario complesso di marmi policromi detto "Grifoni di Ascoli Satriano", esposto nel Museo Civico-Diocesano del paese, costituito da un sostegno per mensa (trapezophoros) con due grifi che azzannano un cervo, da un bacino rituale, da una coppia di mensole, e da un grande cratere marmoreo. Questi manufatti sono eccezionali per la decorazione policroma, l’alta qualità del marmo, cristallino e trasparente, scavato nell’isola di Paro che i Greci riservavano ai capolavori della scultura, la decorazione pittorica, che si incontra così raramente e, soprattutto, la storia del ritrovamento di questi pezzi. Il trapezophoros ( 325 - 300 a.C.), che molti hanno potuto ammirare all'Expo 2015 a Milano, è parte integrante del corredo funerario di una tomba macedone, gruppo marmoreo, scoperto negli anni ‘70 grazie a scavi clandestini condotti da tombaroli locali nella zona di Ascoli Satriano. Il recupero di questi reperti ha conosciuto una storia lunga e travagliata, ma dal 2010 finalmente essi sono tornati "a casa" ad Ascoli Satriano. 

Sempre a poca distanza, a Lucera, non si può mancare una visita al Museo archeologico, situato nel palazzo Nicastri, che illustra la storia della città in età romana e medievale attraverso un pregevole materiale archeologico, come il sorprendente, integro, mosaico pavimentale del I secolo, la bellissima statua di Proserpina e le rare monete coniate durante l'impero. Il vasellame duecentesco proviene dall'Oriente, importato dai saraceni di Federico II. 

Un sito archeologico da non perdere a Lucera è costituito dall'anfiteatro romano risalente all'età augustea, fra i più antichi dell'Italia meridionale. Notevoli le sue dimensioni: infatti la sua capienza è calcolata tra i 16.000 e 18.000 spettatori. Nella parte orientale della città il magistrato lucerino Marco Vecilio Campo fece costruire a sue spese e in un terreno di sua proprietà, un grande anfiteatro in onore di Augusto e della colonia di Lucera, come attesta l'iscrizione posta sugli architravi dei portali di ingresso. L'accesso era costituito da due portali inquadrati da colonne di ordine ionico, collocati sull'asse maggiore in direzione della città e in direzione di Foggia. Al di sotto dell'arena una lunga galleria di servizio si apriva su tre ingressi e vicino dell'anfiteatro sorgevano la palestra degli atleti, alcuni edifici pubblici e un'infermeria.

C'è ancora molto da scoprire in Daunia e presto arriveranno anche dall'estero diverse spedizioni archeologiche per effettuare nuovi scavi...

Un ultimo consiglio: la città di Troia è a breve distanza e vanta una stupenda Concattedrale risalente ai secoli XI-XII. 

 

Foto di Fabrizio Del Bimbo 

 

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