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- Categoria: Ecologia
- Pubblicato Venerdì, 24 Giugno 2011 11:46
Se il sole mette le ali
L'aereo fotovoltaico vola e porta sulle sue ali un monito e una speranza
Solar Impulse ist ein europäisches Projekt, geboren aus der Idee eines Visionärs. Das mit Solarzellen betriebene Flugzeug zeigt, dass eine Zukunft, die sich auf die Nutzung erneuerbarer Energien stützt, nur dann zu verwirklichen ist, wenn man nicht auf seinen Glauben und seine Träume verzichtet.
Monaco, 24 giugno 2011.
Ha l’apertura alare di un Jumbo Jet, ma pesa come un’automobile. Raggiunge oltre ottomila metri di quota e vola per migliaia di chilometri senza consumare neanche un grammo di cherosene. Il suo nome è Solar Impulse ed è un aeroplano molto speciale.
Sulle sue ali ospita 12.000 celle fotovoltaiche: 200 metri quadrati di sottili quanto sensibili lamine di silicio in grado di captare e convertire energia solare in elettricità.
Il primo volo è avvenuto il tre dicembre 2009. Il velivolo si è comportato come previsto, sollevandosi da terra soltanto di un metro e compiendo sulla pista un salto lungo circa 350 metri. Da allora altri test sono stati effettuati con successo. Fondamentale è stato il test di volo continuato per 24 ore, anche notturno, in cui il velivolo ha sfruttato parte dell’energia generata durante le ore diurne per caricare le batterie al litio ubicate nelle ali e per alimentare, durante la notte, i suoi quattro motori elettrici. Il 13 maggio scorso ha effettuato il suo primo volo internazionale, dalla Svizzera a Bruxelles. Il 14 giugno è apparso nei cieli di Parigi ed è atterrato sulla pista dell’aeroporto di Le Bourget, dove è stato in esposizione durante il 49o Air-Show parigino.
Ma il vero scopo del progetto sarà effettuare la circumnavigazione del globo terraqueo, da realizzarsi durante l’estate del 2012.
Solar Impulse è molto più di un aeroplano: è un’idea nata da un sogno ardito, paragonabile a quello del mito di Dedalo ed Icaro. Solo che questa volta il sole non svolge un ruolo accidentale, né fa la parte del traditore. Al contrario, è proprio il sole l’elemento insostituibile e fondamentale per garantire il successo dell’idea.
Il visionario che ha dato le ali al suo sogno si chiama Bertrand Piccard, psichiatra e pilota svizzero, l’uomo che nel marzo 1999 ha compiuto in 21 giorni il giro del mondo non-stop a bordo di una mongolfiera. A lui si è poi unito André Borschberg, anche lui svizzero, pilota di elicotteri e ingegnere, con un diploma in management scienze conseguito al MIT.
Due uomini sconosciuti al grande pubblico, accomunati da una grande tenacia e dalla convinzione che il loro progetto darà un contributo significativo alla formazione di una nuova coscienza ecologica e di un nuovo modo di pensare il futuro dell’energia.
L’avvio del progetto risale al 2003, quando al politecnico dell’Università svizzera di Losanna è stato affidato il compito di eseguire lo studio di fattibilità. Da allora la squadra è cresciuta notevolmente diventando un gruppo di lavoro multidisciplinare e internazionale, formato da oltre cinquanta tecnici e specialisti assistiti da circa cento consulenti esterni. Attualmente il secondo prototipo è in fase di realizzazione. Sarà dotato di una apertura alare di 63 metri (superiore a quella dell’Airbus 380, il più grande aereo passeggeri del mondo), di cabina di pressurizzazione (che consentirà il volo a dodicimila metri di quota) e di una avionica avanzata che fornirà i parametri di volo e tutte le informazioni necessarie per la navigazione transoceanica e transcontinentale.
Solar Impulse è soltanto uno dei tanti progetti riguardanti le energie rinnovabili in fase di realizzazione. Quella solare è probabilmente la forma più promettente di energia rinnovabile. È stato infatti calcolato che il sole invia sulla Terra una quantità di energia equivalente a migliaia di volte il fabbisogno energetico globale del pianeta. Attualmente soltanto lo 0,3% di tale fabbisogno è coperto dallo sfruttamento di energia solare. Secondo uno studio del WWF entro il 2050 il mondo potrà essere alimentato quasi esclusivamente da energie rinnovabili. Di queste quelle riconducibili al sole copriranno circa un terzo del fabbisogno totale. Per quanto riguarda il fotovoltaico in particolare, questo fornirà circa il 30% di tutta l’energia elettrica che verrà prodotta. Niente male. Ma è credibile questo scenario? Alcuni scienziati pensano che questo obiettivo possa essere raggiungibile anche prima.
Mark Delucchi, dell’Università di California, e Mark Jacobson, della Stanford University, sostengono che questo traguardo può essere raggiunto già nel 2030 e che il problema si pone non tanto in termini di soluzioni tecnologiche, che praticamente sono già disponibili, quanto in termini di volontà politica e di investimenti.
Recentemente il governo tedesco ha deciso di chiudere sette delle 24 centrali nucleari in funzione nel Paese. Le rimanenti diciassette verranno progressivamente disattivate entro il 2022. Questa decisione ha un valore straordinario visto che soltanto pochi mesi fa, fino alla catastrofe di Fukushima, la Germania era intenzionata a prolungare la vita delle sue centrali fino al 2035. Ma è una decisione straordinaria soprattutto perché è stata presa da una delle nazioni tecnologicamente ed economicamente più avanzate d’Europa e del mondo. Una decisione che può e deve fare scuola. Una decisione che contiene un messaggio che è al tempo stesso una promessa ed un impegno: quello di dire addio al nucleare per sostituirlo con energie alternative più pulite. Ovvero: la tecnologia ci ha messo nei guai, la tecnologia ci toglierà dai guai.
Due settimane fa a Monaco di Baviera ha avuto luogo la InterSolar, la più grande fiera mondiale dedicata al tema dell’energia solare. La fiera è durata tre giorni ed ha avuto circa duemila espositori e 80.000 visitatori. Questi numeri indicano che quello dell’energia solare è un settore in pieno sviluppo e che ha davanti grandi potenzialità. Tuttavia tali potenzialità rischiano di restare deluse se non troveranno da parte dei governi un adeguato sostegno. Questo non deve limitarsi agli incentivi, temporanei e parziali, che di tanto in tanto vengono erogati a pioggia a favore degli utenti o dei singoli privati. Deve bensì realizzarsi attraverso un piano strutturato e coordinato, che ridisegni la politica energetica globale ponendosi
obiettivi strategici di lunga durata. L’Europa può fare molto in questa direzione e assumere un ruolo di esempio e di guida a livello mondiale.
Se osserviamo lo sviluppo dell’aviazione, notiamo che i maggiori progressi tecnologici hanno avuto luogo tra la fine degli anni Trenta e gli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso. Il motivo è da ricondurre alla guerra, che spinse molti governi ad investire ingenti somme di denaro per finanziare la ricerca e l’industria bellica aeronautica. In pochi anni furono compiuti passi enormi e vennero raggiunti i traguardi che avrebbero poi permesso l’esplorazione dello spazio. Si pensi all’allunaggio, che avvenne nel 1969. Fu un “grande passo” per l’umanità intera frutto di una visione avuta da John Kennedy.
Oggi la situazione è ben diversa da quegli anni. Fortunatamente non siamo più nel mezzo di una guerra mondiale. Tuttavia i rischi connessi con il perdurare dell’attuale politica energetica basata sullo sfruttamento dei combustibili fossili e sull’atomo, potrebbero essere anche peggiori di quelli di una guerra. Sono rischi difficili da prevedere, quantificare e misurare. La Terra è infatti un sistema complesso, che risponde sì al principio di causa ed effetto, ma lo fa a modo suo e attraverso l’inerzia delle proprie dimensioni. Ciò si traduce in un ritardo della sua reazione. E nei tempi, nei luoghi e nei modi in cui questa si manifesta.
Abbiamo già raccolto numerose evidenze di quanto tali effetti possano essere catastrofici. Se l’umanità non capirà velocemente la gravità della situazione, è destinata ad un futuro assai cupo. Anche se non si tratta di una guerra guerreggiata, le gravi condizioni in cui già versa il pianeta devono indurre a prendere drastiche decisioni. Le stesse che si prenderebbero se si fosse in una guerra vera. Decisioni radicali che favoriscano il cambiamento attraverso poderosi investimenti a sostegno delle energie rinnovabili.
È questo il monito e al tempo stesso il messaggio di speranza che Solar Impulse porta nelle sue ali.
Sito web ufficiale di Solar Impulse
Il report del WWF sull'energia
L'articolo di Mark Delucchi e Mark Jakobson