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“Il signor S. Pellica”

Dal racconto omonimo di Fabrizio Giannuzzi, autore italiano di Monaco

Turbe…

(digressione in orizzontale del Signor S. Pellica)

Piove ininterrottamente. È il ventuno di giugno, l’inizio dell’estate, almeno per coloro che come Vivaldi credono nell'alternarsi delle stagioni. Ci sono persone che senza il calendario non sanno orientarsi sul cosa mettersi, e quale tipo di ricostituenti prendere...

Mi basta accendere il televisore e vedere magnifici paradisi naturali - atolli verdeggianti che costellano gli oceani - per rendermi conto che la giornata è bella, e incantevole così come ce la presenta il piccolo schermo.

Questo è il più assurdo miraggio di un’intera esistenza.

 

Evidentemente la meteorologia ha fatto passi da gigante e con quella è più facile capire che tempo fa. Ai clienti amici chiediamo, indice del grado confidenziale raggiunto, con voce piuttosto ridente e annoiata,

«Che tempo fa?»

«Ieri sera hanno detto che ci sarebbero state delle precipitazioni…»

“non si usano più gli orifizi?, mi riferisco a quelli architettonici, le benedette finestre!”Prima di questo diluvio universale solevo risvegliarmi con il canto delle rondini, m’hanno sempre messo una gran gioia. Ho quasi completamente dimenticato quei momenti felici, appartenenti al dolce ricordo di ieri l’altro, prima dell'altro ieri, un ricordo che provo a rievocare e che mi procura solo un nostalgico mal di testa. Pellica è meteoropatico... ci mancava pure il “Il linguaggio perduto”. Sentivo il forte bisogno di chiarire alcuni sogni degli ultimi tempi. Distrazione affaticante, incontro donne sempre belle, seducenti, ricche di carne e piene di desideri. Il sogno si ripete spesso, rientra nella categoria di quelli erotici. Sono un single, e questo servirebbe a spigare tutto, ma la cultura non è mai troppa, perciò la considero con vanitoso rispetto. Leggo non per capire ma per arricchire la mia povertà sentore non lontano dalla verità, soprattutto quando commetto errori d’ortografia, copiosi, mai sporadici, perciò amo dichiararmi amante dell’erudizione.

 

Considero le mie distrazioni di natura diversa dalla maggior parte degli italiani medi. Il sesso non lo includo, cerco di praticare solo l’amore, o almeno ci provo, quelle rare volte che ne ho l’occasione. Provate a pensare a quali lunghi periodi d’astinenza forzata sono costretto contro voglia, contro natura, contro ogni genere di sorta morale, poiché non è di certo quella ad impedirmi siffatto svago.

Cos’è allora?

I single…sss…

piaga del ventesimo secolo.

Tutti crediamo nel sesso perciò la parola amore, fare l’amore molto di moda negli anni sessanta s’è trasformata in quella del fare sesso molto di moda oggi. La moda è padrona delle abitudini, e queste ultime s’esplicano nel suo significato soggettivo e oggettivo, ora io non so bene quali delle due. Pellica credeva nei film degli anni sessanta: western, guerra, avventura,… c’erano sempre un uomo e una donna che finivano con l’innamorarsi e parlare d’amore con un progetto futuro “le mariage”. Oggi sono sempre  loro nello spasmodico bisogno umano di una compagnia. L’uomo e la donna ne sono il soggetto e l’oggetto primario, perciò nel concetto attuale d’amore deve sempre finire allo stesso modo: sontuosamente avvinghiati in un apocalittico orgasmo. Il rammarico maggiore è la loro durata se così la possiamo chiamare, inizia con l’intenzione nota sarà per sempre, e termina con il fiasco noto non era la persona giusta…

In ogni rapporto umano c’è un segreto, variabile se ci riferiamo ai tempi del loro incontro, negli anni sessanta era importante possedere una casa tutta tua, oggi la casa si da per scontata, perciò ci siamo innalzati alla chirurgia plastica. Quindi possiamo parlare di segreto acquisito e nuovo aggiunto.

Quello aggiunto…

Ne ho sentito parlare tempo fa, l’affare diventa un vero coso, che soddisferebbe meglio la tal cosa. Semplice e razionale come la matematica, ma perché allora sono riuscito a saziarle? Se la matematica dimensionale quantificasse l’amore, il risultato sarebbe quasi sempre sbagliato…

Ricomincio, se la matematica dimensionale non è più in grado di quantificare razionalmente, come posso io sapere se il segreto aggiunto potrà essermi d’aiuto?

Soffro da matti quando il tempo è uggioso,…

(fine digressione del Signor S. Pellica, continua quella in orizzontale)

Che giornataccia! Questa mattina alle dieci e trenta esatte stacco per la pausa sigaretta: due sferzate dell’Assistente alla Poltrona e una contorsione spasmodica del collo che, quasi vi avrei rinunciato volentieri, per lei, non per altro.

«Lisa, è giunta la mia ora» dal pertugio la vedo incupirsi.

«Non ti rendi conto che ti tengono d’occhio?»

«E io che posso farci?»

«Fai come vuoi, di certo non sarò io a trattenerti. Vuoi andare a fumare? E vacci allora. Attento a centrare il buco... che circolano delle voci non troppo belle sul tuo conto.»

«Quali?»

«Non ti sarà difficile comprenderlo da solo.»

Me ne vado in bagno imitando la stizza della mia docente, il naso non mi manca e a farlo vibrare ci vuol poco... sferzata tattica,

mi guardo allo specchio.

Apro il rubinetto,

con i polpastrelli friziono gli occhi appesantiti dal tedio, la tensione, la meteoropatia, perenne malattia che manda in frantumi l’essere di cristallo. La vista appannata,

…I MASCHIETTI SONO PREGATI DI NON PISCIARE FUORI DALLA TAVOLETTA…

debitamente firmato dall’Assistente. Un groppo alla gola, lacrima acida in un precipizio senza fine.

Sghignazzo rabbioso: sono un uomo espropriato dell’intima espletazione di un bisogno vitale. Dare l’acqua ai fiori lo fa tanto un manager quanto un pecoraio, il primo ama gli spruzzi, il secondo centra i buchi lasciati dalle talpe, e quel che è peggio; sono l’unico maschietto che usa questo bagno.

Accendo una sigaretta che consumo con disperato piacere. Apro la finestra,

guardo giù nel piazzale,

Boby…,

è turbato e molto affamato, capisco la sua preoccupazione. Gli occhi da cane lupo esprimono tutta la sapienza accumulata in tanti anni d’esperienza, conosce perfettamente i miei orari. Gli lancio come sempre una caramella che fa pena vedere con quanta avidità spazza via.

«Pellica, Boby non deve mangiare le caramelle, gli zuccheri gli fanno venire il diabete.»

«Scusa Marilisa, ero soprappensiero.»

«Come va li da voi?»

«C’è crisi. Il mercato non tira. Sono tutti scontenti. L’Assistente lascia biglietti ovunque. Be’, ciao allora… a domani… stessa ora mi raccomando. Ah! Le caramelle non fanno venire il diabete ai cani.»

«A Boby si, e se tu gli vuoi davvero bene, dovresti smetterla d’avvelenarlo con le caramelle al miele, sarebbe meglio gli dessi quelle dietetiche, contengono meno zuccheri.»

Piove a dirotto. Sono triste.

Coricato nel mio letto continuo a pensare,

è solo un rimuginare. Rimetto apposto il libro che avevo continuato a tenere stretto fra le mani, ben chiuso, così come resterà ancora per molto tempo. Sbadiglio...

Boby è il mio migliore amico... Pioggia...

rileggerò “Mar morto”. Adoro il personaggio di Guma e la sua bella Livia... e il loro Saveiro... Sogni...

Hanno detto che domani ritornerà il cielo sereno.

Pellica s’addormenta abbracciato a Livia, cullati dalle onde dell'oceano. Cantano canzoni d'amore, sdraiati nel loro Saveiro.

Sogni...

The end

(digressione del Signor S. Pellica in orizzontale)

 

Fabrizio Giannuzzi, sposato con due figli, nasce 40 anni fa a Bergamo. Spirito vivace, curioso e autodidatta fa del lavoro e della vita un’esperienza a 360 gradi. Dopo essere stato meccanico, rappresentante, manager, lavapiatti e muratore in giro per il mondo, approderà nel capoluogo bavarese con una passione innata, quella per la scrittura e la musica. Il “Signor S. Pellica”, del quale presentiamo un capitolo in esclusiva per INTERVenti, è il suo primo romanzo; edito da Kunst- und Textwerk si può acquistare tra l’altro presso le librerie Itallibri e Büchergallerie Westend e in internet da www.baerendienst-buchversand.de.

2008-3 pg 31

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