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Il Castello del Buonconsiglio

Un invito a visitare il celebre castello trentino ricco di arte e di storia

Das Castello del Buonconsiglio, ein Ensemble aus mehreren Bauwerken, die sich an die Stadtmauer aus dem XIII. Jahrhundert anschmiegen, war ab der zweiten Hälfte des XIII. Jahrhunderts bis zum Einzug des napoleonischen Heers in Trient im Jahre 1796 die Residenz der Fürstbischöfe von Trient. (www.buonconsiglio.it)

Sasha Deiana

Trento, 25 luglio 2011
È singolare quanto un Paese non molto esteso come l’Italia possa offrire una così vasta gamma di attrazioni risalenti all’alto e basso medioevo: le nostre meraviglie architettoniche sembrano davvero infinite. Nonostante l’aberrante pubblicità di cui godiamo negli ultimi tempi all’estero, le piccole realtà italiane rimangono un punto di riferimento per studiosi, storici, critici dell’arte e documentaristi europei e d’Oltreoceano. Come biasimarli?

Borghi medioevali, monasteri, cattedrali e contrade rappresentano un

patrimonio inestimabile invidiatoci per la sua unicità e irriproducibilità.

Il Castello del Buonconsiglio di Trento appartiene a queste attrazioni, in realtà raramente citato seppur di inestimabile bellezza e valore storico, perlopiù ricordato quale simbolo dell’irredentismo italiano in seguito alle esecuzioni capitali di Damiano Chiesa, Cesare Battisti e Fabio Filzi nel 1916 e per il XIX Concilio ecumenico della Chiesa cattolica (1545 - 1563).

Edificato nel 1240 attorno ad un’antica torre, principalmente per ragioni difensive, nei secoli crebbe fino a divenire una struttura estremamente complessa.

È caratterizzato da un fiorente giardino interno e dalla Torre dell’Aquila, voluti da Giorgio di Liechtenstein nel ‘400 per ultimare l’area della fortezza nota come Castelvecchio. Tra il XV e il XVI secolo Bernardo Cles, illustre cardinale italiano, diede l’ordine di innalzare il Magno Palazzo mentre, nella seconda metà del ‘600 fu il momento della Giunta Albertiana necessaria affinché la struttura apparisse unica e più compatta. Essa presenta uno stile caratteristico di fine secolo: volte decorate da ricchi stucchi e impreziosite dalle abilità coloristiche di Giuseppe Alberti fanno da cornice al Trionfo della Fede, forse l’opera pittorica che più desta interesse nel visitatore. Il tutto è decorato da una suggestiva serie di condottieri dietro ai quali è possibile intravedere scorci delle città liberate dall’assedio turco.

L’accesso principale di Castelvecchio, area più antica della costruzione assieme alla Torre  d’Augusto, era il portale di San Vigilio che dava verso la città. Una interessante raffigurazione di Carlo Magno realizzata da Marcello Fogolino è ancora visibile sulla parete est del cortile, mentre il loggiato in stile gotico-veneziano adornato da festoni, putti e animali di diverse specie si estende tutto attorno.

Ai vescovi trentini è invece dedicato l’ultimo piano: i ritratti riproducono la dinastia vescovile dall’inizio del Principato sino a Pietro Thun.

Proseguendo attraverso un passaggio sospeso si giunge al Magno Palazzo che conserva al suo interno volte, soffitti, decorazioni in pietra e stucco ma soprattutto magnifici capolavori attribuiti a Fogolino e Romanino. A quest’ultimo è dedicata la loggia centrale del fortilizio, interamente affrescata dal pittore bresciano. Diversi sono i temi toccati tra cui stralci di storie tratti dalla mitologia, allegorie di vizi e virtù, scene bibliche e di vita quotidiana, anche se il caposaldo rimane la splendente immagine di Fetonte, figura appartenente alla mitologia greca, in corsa sul carro del Sole.

Imperdibile la Torre del Falco, anch’essa ricca di illustrazioni, purtroppo parzialmente rovinate, il cui autore (di origine tedesca) è sconosciuto agli storici. I protagonisti, in questo caso, non sono più eroi mitologici o guerrieri bensì nobili immortalati durante una battuta di caccia. Di particolare rilevanza storica è lo sfondo di una delle opere raffigurante Salisburgo nel periodo antecedente al ‘500: arco di tempo in cui la città mutò radicalmente.

Attraversato il lungo e stretto camminamento, da cui è possibile scorgere la città di Trento, si arriva, finalmente, al fiore all’occhiello della fortezza: la Torre dell’Aquila.

Nota soprattutto per il Ciclo dei Mesi, un susseguirsi di undici affreschi che ritraggono fedelmente le attività umane scandite dal passare delle stagioni, la Torre fu innalzata dallo stesso Giorgio di Liechtenstein (vescovo originario della Moravia) nel XV secolo, il quale sembra essersi servito di un artista boemo per dare vita alle memorabili opere d’arte tuttora fedelmente custodite.

Curati nei dettagli, gli sfondi naturali, fungono da scenario ai personaggi dipinti minuziosamente durante le loro faccende quotidiane: dai cavalieri impegnati in tornei e battute di caccia, alle dame di corte a passeggio, dai contadini al lavoro, sino ai nobili immortalati in un momento di svago.

Una caratteristica evidente è la vivacità dei colori resa dall’artista. La primavera viene vista come la rinascita della vita contadina: nei mesi di aprile, maggio e giugno, infatti, gli agricoltori sono occupati nel lavoro dei campi prima e durante il raccolto. Le illustrazioni del periodo autunnale, (dove nobiltà e plebe appaiono lontane e distaccate), invece, sono incentrate sulla caccia, nonché raccolta e spremitura dell’uva.

Incantevole l’armonia delle forme e l’uso dei colori (peraltro recentemente rinfrescati) in grado di rendere ancora più vivide le immagini dell’epoca.

Il celebre castello trentino rappresenta una meta ideale per un’escursione estiva.

Un interessante tuffo nel passato per valorizzare e tenere vive quelle bellezze italiane di cui, tutto sommato, abbiamo ancora il diritto di andare fieri.

 

INFO: www.buonconsiglio.it

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