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Un percorso di auto esplorazione

"Distanze". Impressioni sul nuovo libro di Alberto Pellai con illustrazioni di Maria Cristina Picciolini

Maria Piras-Wobbe

Monaco, 13 febbraio 2013
“Distanze” è un libro di autoanalisi in forma di taccuino, con la copertina rigida, l’elastico che permette di tenerlo chiuso una volta che il lettore lo abbia completato con la sua storia personale, avendo a disposizione alla fine le pagine rigate su cui scrivere. Un libro-diario, da leggere e da riscrivere.

Il percorso per il lettore è segnato da tappe che scrivono una storia. Una storia che appartiene a ognuno di noi, una storia che ci portiamo dentro, una storia che appartiene ad altre storie, una storia di altre storie di altri come noi…

La scoperta: il protagonista di questo libretto posso essere io così come tanti altri come me, attori viaggianti su di un treno alla ricerca dell’amore mai scoperto o mai manifestato, alla ricerca del riscatto dalla fatica di aver voluto amare con il cuore di bambino e dal conseguente fallimento.

 

Solo che su questo treno non c’è un regista che mostra il binario. Noi siamo registi di noi stessi, alla ricerca instancabile di risposte. Un percorso che in un qualche momento della vita è stato tranciato come da un altro treno in corsa. Il tentativo chiaro di abbattere la maschera che ci possiede, perché ci è stata in qualche momento della nostra vita, donata.

“La mia vita è bagnata dalle onde del mare”. Così comincia il libro e già dalle prime parole travolge il lettore-attore come le onde del mare. Le onde… per la forza che hanno in sé di abbracciare e di respingere allo stesso tempo. In un instancabile e infinito movimento da dove ne scaturisce l’impossibilità di fermare l’attimo di un abbraccio mancato, di uno sguardo libero da quella maschera che imprigiona il viso. Sono le onde che hanno condiviso con noi la loro forza, quelle onde che hanno odiato, quelle onde che hanno amato.

La disperazione: quel disperato bisogno dell’altro (“Io bruciavo dalla voglia di te”) e poi la delusione… L’impossibilità, la cristallizzazione, le non risposte, il non esserci o l’esserci doloroso e devastante. Tutto segnato nella memoria da cicatrici profonde e irreversibili. E poi come di colpo, l’amore vince e con esso la voglia di vivere veramente. Citando lo stesso Pellai: “Non si può cambiare ciò che è stato ma si può andare alla ricerca di ciò che sarà e fare sì che il futuro sia abitato da tutto il meglio che ci meritiamo”. Un lungo viaggio alla ricerca di amore.

E mentre si tenta un percorso attraverso la distanza, poi l’ombra, poi il gelo, poi la paura che diventa sospensione… le illustrazioni curate da Cristina Picciolini, rapiscono. Non solo per la loro straordinaria forza di penetrare negli angoli più riposti del nostro io, incitando il lettore a sentire il sentimento di soffocamento e per invitarlo a smascherare, a sciogliere quel nodo che lo permea di una rigidità dalla quale tenta con tutte le forze di scappare. È l’elefante incatenato di Jorge Bucay. Si rimane con il libro fra le mani come se si avesse la sensazione di tenere la propria vita rinchiusa lì e di aver paura di farla fuggire via. Le dita non osano sfogliare più per paura di scoprire ciò che c’è dentro il proprio dolore. E insieme la paura che quel dolore venga rimosso. È qui che le immagini di Cristina Picciolini intervengono offrendoci uno spazio alle risposte, e ci aiutano a creare una nuova immagine che sarà il risultato del nostro infinito cercare. Solo quando avremo trovato l’immagine in noi stessi e per noi stessi, solo allora capiremo veramente che il dono del perdono ci ha aiutati a diventare padri. Solo quando la maschera sarà gettata, solo allora tutto sarà visibile.

La nostra vita è un lungo viaggio che dà la possibilità di farci il dono più bello: il perdono. Il dono del perdono è una porta che si apre, è uno spiraglio, è un incontro, uno sguardo, è un cuore che, battendo, si apre senza dire niente, è un pugno che si apre lasciando respirare il dolore che ha devastato l’anima.  Anche se quello sguardo, quella possibilità del cuore di aprirsi, di tendere la mano non esisterà più almeno in modo reale, ci sarà nonostante tutto sempre la possibilità di perdonare. E così come un soffio, si comincia a scrivere… Qualcosa di personale…

Ora so chi sono: il mare è pieno di te, anche adesso che non ci sei e io so chi sono. Adesso che sono diventato adulto, scopro quanto sia difficile rompere quel pugno che da tanto tempo ho chiuso per evitare di soffrire ancora di più. Ora conosco la via. Ti cerco per parlare… "E ora che so che non stiamo più da parti opposte della barricata, adesso sento che il perdono è la terapia della vita, l’unica medicina che salva, l’unica speranza che permette a chi la alimenta di conquistare l’armonia" (Pellai).  Il perdono “che richiede una straordinaria competenza di natura autoriflessiva, la capacità di leggere non solo nella propria mente, ma anche in quella altrui, di sapersi immedesimare in ciò che vedono e sentono gli altri…”.

Il libro, pubblicato il 1 gennaio 2013 dalla casa editrice Centro Studi Erickson, sarà presentato prossimamente a Monaco di Baviera. 

 

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