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Niccolò da Conti

Il mercante veneziano Niccolò da Conti accompagnò nei suoi viaggi l’ammiraglio Zheng He, il Cristoforo Colombo, d’Oriente che nel 1405 esplorò il continente africano ed asiatico per conto dell’imperatore cinese

Leonardo Chen

Per questo numero abbiamo scelto una storia vera che sembra essere uscita dalle Mille e una notte. Si tratta di cinque personaggi medievali, due veneziani, un fiorentino e due cinesi, vissuti tra la fine del 1300 e la prima metà del 1400, che incontrandosi cambiarono il corso della storia. I personaggi erano i veneziani Niccolò da Conti e Gabriele Condulmer, che diventò Papa il 3 Marzo 1431 con il nome di Eugenio IV, Gian Francesco Poggio Bracciolini, nato nel 1380 in provincia di Arezzo, Zheng He, ammiraglio della flotta militare cinese e Ma Huan, scrittore, geografo, storico ed interprete di arabo e persiano. Niccolò da Conti apparteneva ad una nobile famiglia veneziana. Sappiamo poco della sua infanzia e della sua adolescenza: nel 1419 lasciò Venezia e si stabilì a Damasco, dove imparò l’arabo e diventò musulmano.

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Ort und Erinnerung

Das steinerne Gedächtnis der Stadt München

Il museo dell’architettura della Pinakothek der Moderne ospita fino al 28 maggio la mostra dedicata a Monaco nel periodo nazista. Il capoluogo bavarese ebbe infatti un ruolo centrale soprattutto nella fase iniziale dell’attività politica di Hitler. La mostra propone un’ampia documentazione soprattutto fotografica delle varie fasi del nazionalsocialismo. Nell’articolo si sottolinea la discussa iniziativa monacense delle cosiddette “Stolpersteine” (tradotto alla lettera “pietre d’inciampo”), pietre cioè da inserirsi nel selciato cittadino che riportano dati personali di singole vittime della persecuzione nazista.

Jerzy Jurczyk

In der aktuellen Ausstellung des Architekturmuseums in der Pinakothek der Moderne wurde ausnahmsweise die Architektur nicht zum Hauptthema gemacht. Diesmal geht es nicht, wie gewöhnlich, um bahnbrechende neue architektonische Ideen oder um die monographische Darstellung der kreativsten Baumeister der Kunstgeschichte. In der Ausstellung „Ort und Erinnerung – Nationalsozialismus in München“, die das Architekturmuseum der TU München zusammen mit dem Stadtarchiv erarbeitet hat, wurden die wichtigsten Orte im Stadtraum erkennbar gemacht um das Geflecht des Nazi-Verbrechens zu zeigen.

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Ein Raumschiff für die „scuola bavarese“

Viel Kritik für den Neubau der Akademie der Bildenden Künste

Il nuovo edificio destinato ad ospitare una delle accademie più famose del mondo, la Münchner Akademie der Bildenden Künste, risolve il problema di spazio che affliggeva l’istituto da lungo tempo. Ma cosa dire a proposito dell’estetica? La sua funzionalità ripara allo scempio architettonico? Ai posteri l’ardua sentenza…

Jerzy Jurczyk

Für alle, die am Ende des 20. Jahrhunderts durch die Akademiestraße gegangen sind, war Thomas Manns schwungvolle Beschreibung des Gebäudes der Münchner Akademie der Bildenden Künste aus dem Jahre 1901 schwer nachvollziehbar. Der „Buddenbrooks“- Autor sah die äußere Erscheinung der Akademie, die „strahlend ihre weißen Arme zwischen der Türkenstraße und dem Siegestor ausbreitet“, als Sinnbild ihrer internationalen Bedeutung.


In der zweiten Hälfte des 19. Jahrhunderts war sie nämlich – neben Paris – die wichtigste Kunstakademie der Welt. Hundert Jahre später war die einst helle Fassade dieses pompösen, palastartigen Gebäudes von einem dunklen Schmutzfilm überzogen. Das marode Mauerwerk konnte man symbolisch als den Untergang der Akademie interpretieren.


Die „Königliche Akademie der Bildenden Künste“ wurde 1808 durch eine Konstitution, zu deren Verfassern Friedrich Wilhelm Schelling zählte, begründet. Malerei,

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Un papa scomodo

Il pontificato breve di Celestino V

Die Liste der Namen der Päpste der katholischen Kirche ist sehr lang. Hier fällt die sehr kurze Dauer des Pontifikats von Papst Cölestin V auf. Seine Regierungszeit belief sich lediglich auf vier Monate, von August bis Dezember 1294. Seine Herrschaft gilt trotzdem als die bemerkenswerteste und geheimnisvollste in der gesamten Kirchengeschichte. Es fällt sehr schwer über diese Zeit zu sprechen und ungelöst bleibt immer noch das sogenannte „mistero del chiodo“.

Franco Casadidio

La bimillenaria storia della Chiesa Cattolica è stata spesso fonte d’ispirazione per pittori, poeti, scrittori e, in tempi più recenti, registi e sceneggiatori, che hanno attinto a piene mani dalle vicende di Santi, Papi e religiosi. Quasi nessuno, però, si è mai preoccupato di raccontare al grande pubblico la vicenda di Celestino V, dimessosi dal soglio pontificio quattro mesi dopo l’elezione. Tutto ha inizio il 4 aprile 1292 quando, morto Papa Niccolò IV, il Cardinale Latino Malabranca, decano del Sacro collegio, convoca il conclave che risulterà poi essere uno dei più lunghi della storia.

I porporati sono divisi in due fazioni:

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"Italomanie" in der Kunst um 1800

"In diesen Gegenden muss man zum Künstler werden“

Già soggetto favorito dai paesaggisti secenteschi, l’Italia fu riscoperta nei decenni attorno al 1800 da numerosi viaggiatori ed artisti. Lo scambio culturale tra Germania e Italia, di lunga tradizione, s’intensificò soprattutto grazie al Kavalierstour. Eruditi, archeologi, scrittori e artisti si misero in cammino verso il Sud, ripercorrendo le tappe del viaggio di formazione dei giovani aristocratici, Tra i protagonisti di questa "Italomania" Johann Joachim Winckelmann e naturalmente Johann Wolfgang von Goethe.

Jerzy Jurczyk

"Deutsche Künstler in Italien um 1800" ist das Thema von drei großen Ausstellungen, gleichzeitig in zwei bayerischen Museen. Die Neue Pinakothek in München präsentierte bis 31. Juli "Kennst du das Land. Italienbilder der Goethezeit" und bis zum 11. September Fotografien unter dem Motto "Rom 1846 – 1870. James Anderson und die Malerfotografen". Das Museum Georg Schäfer in Schweinfurt zeigt noch bis 3. Oktober "Endlich in Rom. Deutsche Künstlerdes 19. Jahrhunderts in Italien." Besonders in der Zeit von 1800 bis 1830 gingen Hunderte deutschsprachiger Künstler nach Italien.

Es war die Blütezeit der "Deutschrömer". Die Dauer ihres südlichen Aufenthaltes für künstlerische Zwecke fiel unterschiedlich aus: Wenige blieben nur ein paar Monate, manche blieben Jahre, viele wandten sich für Jahrzehnte von Deutschland ab. Einige unter ihnen konnten sich davon ernähren, ausschließlich Landschaften zu malen. Aufgrund des wachsenden Absatzmarktes für Bilder mit italienischen Motiven kehrten manche Künstler Deutschland sogar für immer den Rücken. Die Mitglieder des Lukasbundes – er wurde in Wien gegründet, von Johann Friedrich Overbeck angeführt und später

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La presenza italiana nel Settecento


Francesco Jurlaro

Il Settecento è un secolo decisivo nella vicenda storica dell’Occidente, e non solo di esso. Nella coscienza collettiva quel secolo è legato ad alcune date epocali, destinate a mutare radicalmente la realtà delle cose sia sul piano politico-sociale ed economico che su quello della cultura e della vita: queste date sono quelle - fra di loro strettamente legate – dell’ indipendenza americana e della rivoluzione francese.

Gli avvenimenti che in quelle si riassumono sono talmente dirompenti, così carichi di mutamenti e di innovazioni, da stagliarsi solitari nel panorama del secolo, quasi cancellando tutto ciò che è avvenuto nei decenni precedenti. Da allora in avanti tutto sarebbe stato diverso.

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Il favorito tra i favoriti

In due mostre la Monaco priva di orpelli di Florian Süssmayr

Wie eine ungeschminkte Frau: So wird München vom Maler Florian Süssmayer dargestellt. In 2 Ausstellungen waren in den vergangenen Wochen seine Bilder zu sehen, die u.a. Kontaktanzeigen im Freisinger Bahnhofsklo oder den Eingang einer schäbigen Kneipe zeigen. Und sie haben sogar die Schickeria bezaubert.

Jerzy Jurczyk

“Unico requisito: giovane e tedesca”. Così si esprime la Süddeutsche Zeitung del 17 marzo scorso a proposito dell’incredibile successo riscosso da esponenti della giovane scena artistica berlinese nell’ambito dell’Armory Show, la più grande fiera di arte contemporanea del mondo. E cosí conclude: “New York ha condotto anche quest’anno una strenua ma inutile lotta per mantenere la sua posizione egemonica nel panorama dell’arte mondiale (…).

È infatti l’Europa ora a dettare legge e Berlino è la capitale dell’arte a livello internazionale.” E Monaco? La metropoli con il cuore, come la definisce – e non solo durante l’Oktoberfest – l’Azienda di promozione turistica, dopo essere stata per decenni la capitale segreta della Germania, ha dovuto affrontare dopo la riunificazione il proprio complesso d’inferiorità.
In campo artistico è dall’inizio di quest’anno che le nuove tendenze suscitano l’interesse crescente dei responsabili degli spazi espositivi sia pubblici che privati, convinti che negli ultimi anni si sia sviluppata a Monaco una vivace e ambiziosa giovane scena artistica, da cui sono emerse delle posizioni molto nette e autonome come quelle dei 18 giovani che hanno esposto le loro opere al Kunstbau, il padiglione sotterraneo della Lenbachhaus. Sempre sulla Süddeutsche Franz Kotteder ha scritto l’11 febbraio:

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Vivere con due lingue

Intervista con la dottoressa Elisa Hermann

Frau Dr. Hermann ist Linguistin und Expertin in Zweisprachigkeit. Sie erklärt uns, wie Kinder damit umgehen können und wie die Gesellschaft darauf reagiert.

Chiara Vigoriti

La dottoressa Hermann è italiana e vive da diversi anni in Germania. Dopo un master in Inghilterra ed il dottorato di ricerca in Linguistica a Berlino ha insegnato Linguistica del contatto nelle facoltà di Berlino e Postdam.

INTERVenti (IV): Dottoressa Hermann, cominciamo dal principio. Potrebbe darci la definizione di bilinguismo?
Elisa Hermann (E.H.): Non esiste una sola, unica, definizione di bilinguismo; personalmente concordo con la definizione di un noto linguista secondo il quale bilinguismo

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Italia, Paese unico

Archivio Alinari: un’immensa raccolta fotografica per ricomporre l’immagine dell’Italia del 20° secolo.

Rosanna Ricciardi

Scorci di centri minori e l’arena di Verona, piazza Venezia e piazzale Loreto, Carducci e Fermi, Tomba e la Ferrari, portatrici di pane e cavatori di marmo: sono alcuni dei soggetti delle fotografie, comprese nell’arco cronologico 1900-2000, esposte lo scorso marzo alla Staatsbibliothek di Monaco, nell’ambito di una mostra già presentata in numerose città italiane ed estere e patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura.

Scatti talvolta di grandi maestri come Cartier-Bresson, Capa o il nostro Patellani, le circa 100 immagini proposte, cui era affidato il compito di ricomporre l’immagine dell’"Italia, paese unico" del titolo, provengono da una delle più antiche e ricche collezioni del mondo: quella del fiorentino Archivio Alinari.
Fondato nel 1852, poco più di un decennio dopo l’invenzione della fotografia, dai fratelli Leopoldo, Giuseppe e Romualdo, il piccolo laboratorio si specializzò nelle vedute e nella riproduzione di monumenti e opere d’arte, dapprima del granducato e poi di tutt’Italia, imponendosi ben presto, grazie alla partecipazione a diverse esposizioni universali, sulla scena internazionale. Ceduta dagli eredi e trasformata in società per azioni nel 1920, l’azienda intraprese dagli anni ’40 quell’attività di acquisizione che ha consentito il progressivo accrescimento e ampliamento tematico della collezione.

L’attuale patrimonio di 3.500.000 immagini, il museo della storia della fotografia e la casa editrice, fanno dell’Archivio Alinari una fonte imprescindibile per la documentazione visiva della storia, della cultura e del costume italiano degli ultimi 150 anni, nonché uno strumento di consultazione il cui aggiornamento tecnologico è testimoniato dall’ottimo sito internet: www.alinari.it

(2004-2 pag 20)

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Schmerzlos – “Italian Factory”

Die neue italienische Kunstszene mit Stationen in Straßburg, Venedig und Turin

In occasione della presidenza italiana dell’Unione Europea nel 2003 è stata presentata a Strasburgo, Venezia e Torino la mostra "Italian Factory”. Il Ministero degli Esteri ha incaricato Alessandro Riva di presentare le personalità più importanti della scena artistica attuale. Purtroppo il curatore si è limitato quasi esclusivamente a pittori e scultori che si considerano eredi della grande tradizione artistica italiana. "Italian Factory” è diventata quindi una parata di – lo si deve dire onestamente – epigoni narcisisti, artigianalmente molto preparati. La mostra, sembra concepita più per soddisfare il gusto di Berlusconi che per offrire un’immagine veritiera dell’arte contemporanea del Paese. La giovane avanguardia italiana la si è dovuta cercare altrove.

Jerzy Jurczyk

"Kunst muss wehtun, sonst handelt es sich nur um Design". Ich weiß nicht mehr, wer diesen Satz sagte, doch er hatte verdammt viel Recht. Unvermeidlich musste ich in Venedig und in Turin während der Besichtigung der Ausstellung "Italian Factory" daran denken. Es wäre mir bestimmt auch in Straßburg nicht erspart geblieben.

Der Katalog lässt die bösen Vermutungen gnadenlos bestätigen. Aus höchst politischem Anlass wurde diese Ausstellung veranstaltet. Ihre Aufgabe war es, die wenig glorreiche italienische Präsidentschaft der Europäischen Union 2003 zu schmücken. Der Auftraggeber war das italienische Außenministerium. Zuerst wurde die Ausstellung der neuen italienischen Kunstszene parallel in Venedig (von Juni bis Oktober 2003 im Istituto S. Maria Della Pietà) und in Straßburg (von Juli bis November 2003 im Europäischen Parlament) präsentiert. Zum Schluss wurde sie noch in Turin (von November bis Dezember 2003 im Palazzo della Promotrice delle Belle Arti) gezeigt.

Den Kuratoren-Auftrag hat Alessandro Riva mutig angenommen.

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Lang Shi Ning

Pittore e mandarino cinese nato a Milano

Der chinesische Maler und Architekt Lang Shi Ning hat seine Wurzeln in Italien. Der gebürtige Mailänder ging als Missionar nach China und kombinierte in seinen Werken den chinesischen mit dem europäischen Stil.

Leonardo Chen

Giuseppe Castiglione nacque a Milano il diciannove luglio del 1688, studiò alla scuola d’arte di Genova e all’età di diciannove anni prese i voti nell’ordine dei Gesuiti. Nel 1715 partì missionario per la Cina e lì è conosciuto e ricordato come uno dei più importanti artisti di corte di fine seicento inizio settecento.

Lavorò per tre imperatori Kang Xi (1662-1722), Yong Zheng (1723- 1735) e Qian Ming Yuan (1736-1795). Durante il primo periodo in Cina Castiglione fece sua la tecnica di pittura della scuola di "fiori e uccelli”. In seguito sviluppò uno stile del tuttopersonale caratterizzato dall’incontro di stile orientale e stile rinascimentale europeo. Fu lui che introdusse nell’arte cinese la plasticità, la prospettiva e il realismo dell’arte europea.

Soltanto nel dipingere il cavallo che corre Castiglione si sbagliò a non seguire la scuola cinese: la sua corsa assomiglia più a quella di un cane.

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Una cultura per l’Europa

A proposito di un appassionante discorso di Julian Nida-Rümelin

Derjenige, der zu spät kommt, den bestraft die Geschichte. Ein vereintes Europa bietet uns und unseren Kindern eine echte Chance für die Zukunft. Die Verwirklichung dieses Projekts basiert auf dem Aufbau einer neuen kulturellen Identität. Dafür brauchen wir finanzielle Mittel, die solche gemeinsame Projekte unterstützen, aber auch die innere Bereitschaft, sich für neue Perspektiven zu öffnen.

Miranda Alberti

Il sogno di un’Europa unita è un sogno antico a cui molte generazioni di idealisti hanno lavorato. È dunque un onore che proprio alla nostra spetti il compito di realizzarlo. Eppure ancora pochi sono coloro che sanno riconoscere in questa tendenza una straordinaria e concreta chance per il futuro, pochi coloro che s`impegnano nella realizzazione di questo progetto comune che è in primo luogo un progetto culturale.


Julian Nida-Rümelin, professore di filosofia ed ex ministro della cultura nel governo Schröder, parlando alla Ludwig Maximilian Universität su questo tema ha fatto notare che l’idea di un’Europa unita è sorta prima di tutto in ambito culturale, ma che finora si è sviluppata quasi esclusivamente sulla direttrice economica. Soltanto lo 0,04% del bilancio europeo è dedicato all’iniziativa culturale comune. La scuola nei singoli paesi sembra non essersi accorta di questo
mutamento di prospettiva e continua a diffondere nei suoi manuali giudizi e pregiudizi nazionalistici. Manca, inoltre, quasi completamente un’informazione europea che faccia da specchio e da controllo democratico a questa nuova dimensione istituzionale. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se il cittadino continua a sentirsi "dentro" una dimensione nazionale
ormai di fatto superata e "fuori" dalla realtà che sta veramente vivendo.

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Lenbachhaus

Una villa toscana a Monaco da oltre un secolo tempio dell’arte tedesca

Unter hohen Bäumen befindet sich die gelbe "Villa suburbana" in florentinischem Stil der Renaissance vor den neoklassizistischen Gebäuden des Königplatzes. Die Villa ist der verwirklichte Traum des erfolgreichen und berühmten Portraitmalers Lenbach. In der Zeit, als der Künstler selbst dieses Haus bewohnte, galt es als luxuriöses Zentrum desMünchener Kunstlebens. Nachdem das Lenbachhaus oft verändert und vergrößert wurde, ist es zu einem deraußergewöhnlichsten deutschen Museen geworden, auch auf Grund seiner Sammlung des Blauen Reiters.

Gianni Minelli

Alla fine del 19° secolo, ai tempi prestigiosi del Principe Reggente, i confini della città di Monaco erano stati ampliati fino a Königsplatz, portale e simbolo di una città allora in pieno fervore neoclassico. La strada monumentale che congiungeva il castello estivo di Nymphenburg con la residenza reale di Odeonsplatz costeggiava il lungo canale e continuava con la Nymphenburgerstrasse fino ad entrare attraverso la porta dei Propyläen nella nuova città.
Dai templi di marmo di Carrara della Königsplatz la Briennerstrasse proseguiva tra splendidi palazzi fino a Odeonsplatz. Fu proprio subito fuori dalla città, poco lontano dalle Pinakotheken, vicinissimo ai Propyläen e alla Glyptothek, appena edificati da von Klenze su incarico reale, che il ritrattista Franz von Lenbach fece costruire nel 1891, all’acme del suo successo, una villa in stile rinascimentale fiorentino con annesso atelier. Fece della sua casa un polo della vita artistica monacense negli anni in cui visse e la villa sarebbe divenuta, dopo la sua morte, una delle gallerie più originali e rappresentative dell’arte tedesca.


Il sogno avverato di un ritrattista
alla moda
Franz von Lenbach (1836-1904) era figlio di un capomastro edile di Schrobenhausen, un piccolo centro a circa 60 km a nord di Monaco. Lenbach amava raccontare che diverse volte da bambino era venuto a Monaco, anche a piedi nudi, per ammirare i capolavori esposti nella "alte Pinakotheke”.

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Tragen Mauern keine Schuld?

Chris Dercon, der neue Leiter des Haus der Deutschen Kunst: „Wir wollen statt der traditionellen Restaurierung einen kritischen Rückbau“

La storia viene documentata anche attraverso l’architettura che di regola esprime e nel contempo influenza lo spirito deltempo in cui è stata realizzata. Statue ed edifici diventano testimoni imbarazzanti quando documentano periodi bui dellastoria. La “Haus der Deutschen Kunst“ voleva essere - e lo è - una delle opere architettoniche più rappresentativedell’ideologianazionalsocialista. Con i nuovi lavori di restauro il nuovo direttore Chris Dercon si propone, tra l’altro, di renderepiù trasparente la struttura architettonica originaria che i suoi predecessori avevano mascherato, e in parte trasformato,forse come tentativo più di rimozione che di elaborazione di un passato vergognoso. L’elaborazione e la consapevolecondanna di questo passato dovrebbero, invece, trovare incentivo ed espressione nelle mostre che lì saranno presentate e soprattutto nella programmata mostra permanente sulla storia del Museo che Hitler avrebbe voluto che diventasse il tempio dell’arte.

Jerzy Jurczyk

Seit Mai 2003 leitet der Belgier Chris Dercon das Münchner Haus der Kunst als Nachfolger von Christoph Vitali. Wie sein Vorgänger will Chris Dercon nicht nur das Haus der Kunst als lebendiges Ausstellungszentrum führen, sondern sich auch kritisch mit der Geschichte der Mauern dieses Gebäude auseinandersetzen.

1937 eröffnete Adolf Hitler das "Haus der Deutschen Kunst" an der Münchner Prinzregentenstraße, das zum "Tempel der Kunst" avancieren sollte. In Hitlers Auftrag von Paul Ludwig Troost entworfen, verkörperte das Bauwerk die Megalomanie der nationalsozialistischen Ideologie. Nach 1945 wurde die Sprengung des Gebäudes ernsthaft in Erwägung gezogen, doch diesen Akt der Selbstbefreiung von einem verhassten Symbol des Dritten Reiches ließen die Amerikaner nicht zu. Die USArmy beschlagnahmte das Gebäude und quartierte sich hier mit ihrem Offizierscasino ein. 1948 übergab die Militärregierung das Haus dem bayerischen Staat, welcher hier vorläufig die Werke aus den ausgebombten Pinakotheken unterbrachte.

Dercons Vorgänger haben Säle und Säulen verkleidet, um die NSArchitektur von Paul Ludwig Troost zu bannen. Will er das „Haus der Deutschen Kunst“ jetzt wieder in seinen Urzustand bringen? Im Presse- Gespräch (Kunstmagazin „art“ 11/2003) sagte Dercon: „Wir wollen statt der traditionellen Restaurierung einen kritischen Rückbau.

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Federico II di Svevia

Der Enkel Friedrich Barbarossas, auch Stupor Mundi (Erstaunen der Welt) genannt, war einer der bedeutendsten Kaiser des Mittelalters, der im multikulturellen Süditalien tolerant und offen herrschte. An seinem Hof in Palermo begann die Lyrik in italienischer Sprache und wurde das Sonett "erfunden". Die Städtepartnerschaft zwischen der schwäbischen Stadt Göppingen und Foggia, der Landeshauptstadt Apuliens, erinnert an den großen Staufenkaiser.

Rosanna Ricciardi

Non "bestia carica di nomi blasfemi”, sorgendo dal mare come nell’anatema di Papa Gregorio IX, ma in una tenda allestita nella piazza principale di una cittadina della Marca Anconitana, venne al mondo Federico II di Svevia, una delle figure più controverse e indagate della storia. Messia o Anticristo?Stupor o mundi? Illuminato sovrano o mediocre regnante attorniato da capaci consiglieri?

Si tratta di quesiti che neppure tra gli studiosi hanno trovato una risposta definitiva: basti pensare che anche i toni delle biografie dell’imperatore svevo oscillano tra l’assoluta mitizzazione e il ridimensionamento fortemente critico della sua figura. E forse è anche superfluo cercare risposte per un personaggio la cui vita, anche epurata dagli elementi più leggendari, continua ad affascinare a più di 7 secoli dalla morte, perpetuandosi nelle iniziative e nelle opere che durante il suo regno e alla sua corte videro la luce: lo Studium generale del Regno di Sicilia, di cui viene annunciata la fondazione nel 1224, oggi Università degli Studi di Napoli Federico II o Castel del Monte, una delle mete turistiche più frequentate dell’Italia meridionale,

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Vermisste "Elvira"?


La mostra "Monaco. Città del Liberty" ricorda l’euforia e lo slancio di rinnovamento della metropoli sull’Isar alla vigilia del 20° secolo. I 200 oggetti esposti nelle sale della Villa Stuck illustrano l’entusiasmo creativo di quella generazione di artisti che alla fine del 19° secolo diede inizio ad un profondo mutamento estetico e sociale dei valori. I giovani dei Laboratori Uniti fondati del 1897, dedicarono particolare attenzione alla configurazione di spazi abitativi. Un museo temporaneo del Liberty conferma l’importanza del ruolo assunto da Monaco in questo ambito. Dalla mostra, però, non si evince se e in quale misura lo stile Liberty abbia effettivamente influenzato gli architetti di Monaco. Se ci guardiamo un po’ in giro per la città siamo tentati di definire la suaarchitettura il tallone d’Achille della variante locale del Liberty.

Jerzy Jurczyk

Während meiner Schulzeit habe ich in einem Buch die Abbildung der fantasievollen Fassadendekoration des Hofateliers "Elvira" von August Endell gesehen. Ich war begeistert. Damals träumte ich von einer Reise nach München. Ich stellte mir München als die Stadt der kühnen Jugendstilarchitektur vor. Die Isarmetropole - weltberühmte Kunststadt - ist zweifelsohne eine Reise wert. Man sollte sich aber nicht allzu große Hoffnungen bezüglich der architektonischen Großzügigkeit des Jugendstils machen. Paradoxerweise ist das beste Beispiel für architektonischen Jugendstil der Stadt hinter der Mauer der Architektur des Historismus an der "noblen" Maximilianstraße versteckt.

Zu dem berühmten Theatergebäude der Kammerspiele von Richard Riemerschmid haben lediglich die Theaterbesucher Zugang. Leider kann man heute nur wenige Häuser in München dem Jugendstil zuordnen. Die ziemlich seltsame Version dieses Stils wurde so vom Klaus-Jürgen Sembach ("Jugendstil. Die Utopie der Versöhnung", Taschen 2002) bezeichnet: "Von allen künstlerischen Erneuerungsbewegungen um die Jahrhundertwende war jene in München vermutlich die volkstümlichste. Es gibt in dieser Stadt Beispiele eines rührenden "Vulgär- Jugendstils" [...] Der Münchner Jugendstil war weder intellektuell noch dünnblütig oder ätherisch. Seine Herkunft aus dem eigenen Land war augenfällig.

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"La scenografia è artigianato con un po’ di magia!" Emanuele Luzzati.

Die phantastische Theaterwelt des italienischen Meisterbühnenbildners EMANUELE LUZZATI

Da oltre 60 anni l’eclettico ed arguto artista genovese "dipinge la scena" di innumerevoli teatri italiani e di tutto il mondo meravigliando ed estasiando il pubblico con la sua effervescente creatività. Figurini e bozzetti di scena di grande effetto cromatico realizzati con le tecniche più semplici e al tempo stesso più fantasiose per una vasta gamma di opere liriche e di prosa sono esposti dal 15 ottobre al 15 novembre in una mostra organizzata dal "Kulturclub dell'Ufficio Europeo Brevetti" di Monaco di Baviera a cura di Anna Zanco Prestel.

Anna Zanco Prestel

Mit dem Namen des illustren Genuesen Emanuele Luzzati verbindet man auf Anhieb seine langjährige und ruhmreiche Aktivität als Bühnenbildner an den Theatern und Opernhäusern Italiens und der Welt.

Er war Mitarbeiter von international angesehenen Regisseuren wie Vittorio Gassmann, Franco Enriquez, Colin Graham oder Aldo Trionfo und Tonino Conte, mit denen er 1976 das Teatro della Tosse in Genua gründete.

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